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SPEAKER'S CORNERA RUOTA LIBERA
13/10/2017
(Just like Johnny Thunders)
SOLTANTO GENZALE
Johnny Thunders è lo sporco sotto le sue unghie, un premolare superiore mancante in una foto, la Gibson Les Paul Junior che ruggisce sicura più dell’opulenta White Falcon della Gretsch
di Stefano Galli steg-speakerscorner.blogspot.com

Per Johnny Thunders ho una sorta di deriva non completista, bensì da studioso o da “discepolo musicista non praticante” (io ho una Rickenbaker nera, bellissima, che non so suonare).

Non mi picco di avere tutto[1], ma cerco di capire la sua essenza.

Sono anni che manco da NYC, l’ultima volta mi feci fare una foto sotto l’insegna di GEM SPA.

Volevo quella foto, non intensamente ma costantemente, da molto tempo.

Anche perché quella insegna è destinata a sparire (c’è ancora?) eppure essa anche se non è l’originale vale più dell’intero CBGB’s e della back room del Max’s Kansas City.

Sotto di essa stanno le New York Dolls e certo il mondo si divide al solito in due, anzi si divide in due un pianeta cosi piccolo che veramente si fa élite nella élite: GEM SPA lo trovi da solo o niente, sai cosa è o niente, capisci cosa è o niente.

Respirare l’aria di GEM SPA è un privilegio. Se state già correndo su Internet avete perso.

Un giorno passi di lì, alzi gli occhi e dici: “ah, è qui!”. Quel giorno per me fu nel 1986, eppure ci ero già passato anche in precedenza, ma non avevo notato quell’insegna.

Johnny Thunders è racchiuso tutto nella prima edizione della sua biografia, scritta da Nina Antonia: In Cold Blood[2]. La prima edizione, non la successiva.

È uno di quei rari volumi che sfogli sapendo che in una riga trovi sempre qualche cosa di nuovo. La discografia svela album non ufficiali che promettono meraviglie o anche solo copertine per cui devi averli quei pezzi di vinile.

Johnny Thunders è lo sporco sotto le sue unghie, un premolare superiore mancante in una foto, la Gibson Les Paul Junior che ruggisce sicura più dell’opulenta White Falcon della Gretsch[3].

In un inizio-già-fine la foto in esterno del 1973 di lui seduto sugli scalini con un nido di corvi come pettinatura e i platform boot destinati a caracollare.

Johnny Thunders: una contraddizione in termini.

Protopunk axeman, ma maestro di antiche cover: “Pipeline” e “Wipe Out”.

Piccolo sciamano elettrico dalle versioni acustiche insuperabili.

Un figlio di New York che in patria non fu profeta.

Johnny Thunders è come la vittima di un incidente stradale che si trova su un’ambulanza che subisce un altro incidente. Nessuna speranza.

I testi delle sue canzoni non lasciano vie d’uscita.

Se qualcosa poteva andare male a qualcuno, andava male a El Thunders.

Tanto che è sua l’elegia funebre più significativa per Sid Vicious: “Sad Vacation”. Mentre una bella pagina su John Anthony Genzale, Jr. la scrive, alla sua morte, l’amico/compagno/rivale Richard Hell.

La mia copia originale (1977) dell’album di (The) Heartbreakers[4]: L.A.M.F.[5] mi fu venduta da Tonito.

Alla fine del 2012 è uscito un cofanetto in formato CD, quadruplo, che si dichiara definitivo nel rappresentare quel disco e forse lo è pur se non completo.

 

POST SCRIPTUM

Data la celebre visibilità dell’artista, e anche per augurare (perché no?) un grande successo a un coraggioso regista, aggiungo tre film alla storia di Mister Genzale.

Il primo è il leggendario, invisibile quasi quanto uno Stealth, Born To Lose The Last Rock n Roll Movie di Lech Kowalski. Dopo anni e anni sono riuscito a trovarne una buona copia in DVD anche se ufficialmente non è mai uscito in quel formato (o in altri), ma è un animale raro in certi festival cinematografici. Crudissimo, ma necessario.

Poi c’è la sorpresa, in quanto meno conosciuto anche nel solo titolo, di Mona et moi di Patrick Grandperret, pubblicato in DVD.

Infine, dai vari trailer disponibili promette molto bene – anche se gli intervistati portano le cicatrici della vita – il documentario di Danny Garcia (ma essendo di Barcelona forse nasce Daniel?) teoricamente in uscita nel maggio 2014: Looking For Johnny: The Legend of Johnny Thunders.

Buona visione, dunque.

 

[1]  Sebbene abbia molto, soprattutto in CD, ma quelli autografati da lui sono degli album in vinile: quando nessuno li considerava, ora sono delle rarità: da morti tutti si apprezzano.

[2] Sembra un libro scritto su un morto, anche se lui non lo è: siamo nel 1987, muore nel 1991, il 23 aprile.

[3] A Manhattan, quando passavo per la 23rd Street per andare a mangiare, osservavo sempre le chitarre elettriche nella vetrina di un negozio di strumenti musicali strategicamente ubicato a qualche metro dall’ingresso del Chelsea Hotel.

[4] Senza il “The” sulla copertina, ma con il “The” nelle pubblicità dell’epoca. Col passare degli anni l’album è stato attribuito a Johnny Thunders and the Heartbreakers.

[5] Esiste un solo, vero, album degli Heartbreakers, tutto il resto è altra cosa. Il fatto è che molte delle sue versioni (o dovremmo chiamarle varianti?) si intitolano allo stesso modo: L.A.M.F., cioè Like A Mother Fucker.