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SPEAKER'S CORNERA RUOTA LIBERA
18/01/2025
Live Report
Zu, 17/01/2024, Santeria Toscana 31, Milano
Un concerto degli Zu è soprattutto una lunga immersione in acque inesplorate e turbolente, senza nessuna garanzia in merito al come e se sarà dato di riemergere. Quello al Santeria è stato un ennesimo live incredibile, che lascia addosso un italico orgoglio e la voglia di rivederli il più presto possibile.

Dopo il tour del progetto RuinsZu, che ha visto Luca Mai e Massimo Pupillo assieme allo storico batterista giapponese Yoshida Tatsuya (c’erano state anche una manciata di date italiane, io li avevo visti al Bloom di Mezzago a maggio), è arrivato per gli Zu il momento di tornare da soli on the road, anche se l’ultimo disco in studio, Terminal Amazonia, risale ormai al 2019.

Alla batteria, a completare una line up che dall’abbandono del membro fondatore Jacopo Battaglia ha vissuto diversi avvicendamenti (per un certo periodo vi ha militato anche Tomas Järmir dei Motorpsycho) c’è ora Paolo Mongardi, vero e proprio talento di questo strumento (tra gli altri, ha suonato e suona con Traum, Micah P. Hinson, ZEUS!, Fuzz Orchestra) per cui la curiosità di vederli in azione è tanta.

 

La band romana si è da sempre mossa su territori diversi rispetto alla quasi totalità delle band italiane. Nessuna concessione a soluzioni commerciali, etica do it yourself portata avanti con coerenza e pragmatismo, dedizione assoluta alla propria arte, senza ascoltare le voci che, nel corso degli anni, si sono levate a scoraggiare un cammino che non aveva evidentemente nessuno dei requisiti minimi per arrivare all’ascoltatore medio.

È successo ovviamente il contrario, come spesso avviene quando le idee sono chiare e la passione per la propria musica vince su tutto il resto: gli Zu sono in giro da quasi trent’anni, hanno messo assieme una discografia abbondante, tra dischi a loro nome, collaborazioni e progetti paralleli, senza dover ricorrere ad altri lavori per sbarcare il lunario. Il tutto, raggiungendo un livello di credibilità altissimo in tutto il mondo, tra pubblico, colleghi ed addetti ai lavori.

La data milanese di questa sera ne è un esempio perfetto: il Santeria è bello pieno e c’è un’aria di famigliarità, come quella che si prova a ritrovare un vecchio amico. Del resto il trio non ha un’attività live troppo fitta, per cui quando arrivano in zona non si possono perdere.

 

Preceduti da una lunghissima intro Ambient dal sapore oscuro, gli Zu salgono sul palco poco dopo le 21.30 e cominciano immediatamente il loro incessante martellamento. Pochissimi filtri e riempitivi, oltre a loro tre: c’è giusto un piccolo Synth che Luca Mai utilizza nelle primissime fasi, più qualche sample preregistrato, ma per il resto quello che esce dalle casse è unicamente il risultato combinato dei loro tre strumenti.

Paolo Mongardi è autore di una performance spettacolare, il suo drumming, tra furiose accelerazioni e ritmi sincopati, è già perfettamente in sintonia con le visioni evocate dai suoi due compagni. È come sempre affascinante osservare la tecnica particolare con cui Massimo Pupillo utilizza il basso, che con l’impronta satura e distorta del suono, di fatto è spesso e volentieri assimilabile ad una chitarra. Luca martella a più non posso col suo sax baritono, urlato e rumoroso come consuetudine, a formare col basso un muro angosciante e invalicabile.

 

Non c’è niente di melodico o di facilmente fruibile nella loro musica, ed è esattamente questo che cattura. Le geometrie sinistre e spigolose di Fugazi e Slint che si mischiano alle derive Jazzcore del John Zorn più sperimentale, un concerto degli Zu è soprattutto una lunga immersione in acque inesplorate e turbolente, senza nessuna garanzia in merito al come e se sarà dato di riemergere.

L’ennesimo concerto incredibile, la conferma che in Italia nessuno è come loro (oltre alla soddisfazione, ogni tanto ci vuole, di avere una band che anche all’estero ci invidiano), la voglia matta di rivederli al più presto e, se possibile, di vedere pubblicato qualcosa di nuovo.