Non solo un road movie, non solo un coming out movie, non solo un coming of age movie.
Uncle Frank sa soltanto quello che non è?
No, Uncle Frank è un mix di tutti questi generi, condensati in appena 95 minuti.
Il merito di questa asciuttezza ma anche di questa confusione, è di Alan Ball.
Uno che le cose le sa scrivere e pensare bene, prendere American Beauty, prendi Six Feet Under come esempio.
Uno che lavora poco, ma bene. Anche se la sua ultima Here and Now è stata preventivamente cancellata.
Uno che in fondo parla sempre delle stesse cose: di chi muore, di chi sopravvive.
Lo fa anche qui, puntando la sua macchina da presa ad altezza adolescente, con gli occhi di Beth a scrutare quel suo zio così diverso, così simile a lei.
Lui che vive a New York, che insegna all'università, che legge e non è sposato.
Lui che sembra sempre fuori posto alle cene di famiglia e che sembra capirla, ascoltarla davvero, consigliarla.
Finisce a New York anche lei, finisce all'università pure lei e finisce per scoprire quel segreto tanto nascosto: Frank è gay, vive assieme al compagno Wally e in famiglia nessuno lo sa.
Finge da sempre, arrivando ad assumere un'eccentrica amica come compagna.
[coming of age movie]
Ma il velo deve cadere.
E cade, quando il padre di Frank, il nonno di Beth, muore.
E i due partono in auto per tornare nel South Carolina, per conoscersi meglio, per parlare davvero.
[road movie]
Iniziano così ad affiorare ricordi, tragici e romantici, inizia a farsi capire quel senso di frustrazione, quel nascondersi, quel mentire e quell'astinenza forzata dall'alcool di Frank che era solo accennata.
C'è di più nel passato di Frank, e Frank lo deve superare se vuole stare bene, se vuole dare di più al suo Wally, a se stesso.
[coming out movie]
Il materiale in questione è tanto.
Ma non troppo.
Ma tanto che verrebbe da chiedersi com'è che Alan Ball abbia voluto ridurre tutto ad appena 95 minuti. O come non sia riuscito a spalmare meglio tutte queste tematiche, che vengono aperte come dei capitoli, con pochissimi dettagli a rendere più sicura la narrazione.
Per fortuna la storia è forte e commovente il giusto già di suo, per fortuna quel passato magico, quel presente difficile e i tanti componenti della famiglia Bledsoe aiutano ad accasarsi senza problemi.
Il merito è non solo di una ricostruzione precisa e nostalgica, ma anche delle interpretazione dell'ormai sicurezza Sophia Lillis -quanto è brava, senza strafare-, di un simpatico Peter Macdissi che fa da spalla comica (ed è spalla nella vita vera di Alan Ball) e da un credibile e in forma Paul Bettany.
Uscito in sordina, forse più estivo che natalizio, Uncle Frank è comunque un bel racconto di accettazione e redenzione che fa bene al cuore.