A distanza di otto anni dal loro album di debutto, Utah, e a tre anni dalla loro ultima fatica in studio, San Isabel, il duo texano, Jamestown Revival, ritorna con Young Man, un disco che abbraccia un suono essenziale e completamente acustico, figlio della decisione della band di escludere le chitarre elettriche e di asciugare gli arrangiamenti, per dare alle canzoni la possibilità di parlare da sole, senza nessuna spinta o artificio, la lingua più schietta del country folk. Obiettivo raggiunto, grazie a due fattori chiave essenziali, la produzione e la qualità delle canzoni.
I compiti dietro la consolle sono condivisi tra Robert Ellis, un musicista texano che ha alle spalle cinque album molto apprezzati dalla critica, e Josh Block, ingegnere del suono e batterista, che vanta numerose collaborazioni. Insieme, sono riusciti a creare un suono e una sensazione che, allo stesso tempo, possiede sia un sapore di radici d'altri tempi che un groove in linea con produzioni più moderne. Il risultato è quello di un suono suggestivo e caldo, grazie al quale vengono messe in piena luce quelle armonie, che da sempre sono il marchio di fabbrica di Jonathan Clay e Zach Chance, e melodie semplici ma efficacissime.
Detto questo, affinché una produzione così essenziale funzioni davvero, deve avere, però, le canzoni su cui lavorare, e qui, su Young Man, ce ne sono in abbondanza. A partire dalla traccia di apertura, "Coyote", che, trasognata, sussurra dolcemente nell'orecchio come un caldo vento del deserto, e dalla title track, con il banjo e i violini in primo piano, ad accendere un ritornello contagioso.
È da questa canzone, poi, che si dipana, il tema lirico dell'album, che riflette, cercando di riconnettersi con la purezza e l'innocenza di un tempo più semplice (quello della giovinezza), sulla consapevolezza che l'età e l'esperienza portano, senza, però, talvolta, essere in grado di rispondere alle domande, che, nel corso della vita, si presentano numerose e indefettibili. In tal senso, anche "Old Man Looking Back", si sofferma sul tema della presunta saggezza che deriva dall'età e sull'accettazione del fatto che lo scorrere del tempo e l'esperienza sono, in definitiva, i migliori insegnanti possibili.
Album di questo tipo, a volte, possono suonare monocordi, mancare di varietà nel ritmo e nel mood, ma in Young Man il rischio non si corre e le insidie sono azzerate, perchè il calibrato uso degli strumenti e degli arrangiamenti rende varia la scaletta, producendo sensazioni uditive diverse: una percezione sinistra e oscura emerge in "Moving Man", un surplus di passione in "Those Days", un piglio sbarazzino in "Way It Was", aperta da una meravigliosa intro di chitarra.
E’ indubbio che i Jamestown Revival abbiano preso un azzardo attraverso questo approccio scarno ed essenziale, ma è stato un rischio calcolato e vincente, che ha evidenziato una maggiore chiarezza espositiva rispetto ai loro album precedenti. La produzione asciutta ha rimosso alcune delle dolci sfumature pop del passato e le ha sostituite con qualcosa di più reale, concreto e permanente, senza tuttavia, che si sia persa l'accessibilità o il fascino che caratterizza il modo di Clay e Chance di scrivere canzoni.