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TRACKSSOUNDIAMOLE ANCORA
Yes, Anastasia
Tori Amos
1994  (Atlantic)
POP
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19/02/2024
Tori Amos
Yes, Anastasia
Il brano che chiude Under The Pink fu ispirato di Anastasia Romanov, che per molti anni si ritenne essere sopravissuta al massacro della propria famiglia

Epici e drammatici, i nove minuti e mezzo di Yes, Anastasia, ultima traccia da Under The Pink, secondo album solista di Tori Amos, sono stati ispirati da Anastasia Romanov, la figlia più giovane dello zar Nicola II di Russia, e da Anna Anderson, la donna che si spacciò per la diciassettenne granduchessa, che per lungo tempo si ritenne l’unica sopravvissuta al massacro della famiglia reale.

Questi, in soldoni, i fatti. Nel 1918, Anastasia e la sua famiglia furono giustiziati dai rivoluzionari bolscevichi, ma circolarono insistenti voci secondo cui Anastasia e suo fratello Aleksey fossero sopravvissuti al massacro. Pochi anni dopo, una donna di nome Anna Anderson affermò di essere la granduchessa scomparsa da tempo. Per decenni, la Anderson ha combattuto una battaglia legale, poi persa, per dimostrare la sua “vera” identità, fino a quando morì di polmonite nel 1984, continuando a sostenere di essere Anastasia.

Secondo Amos, l'idea per la canzone è venuta direttamente dal fantasma di Anderson/Anastasia, che la visitò durante una notte, mentre si trovava a letto, sofferente per un’intossicazione alimentare presa durante una tappa del tour in Virginia, dove, peraltro, la Anderson viveva quando morì. La cantante raccontò che, durante il delirante dormiveglia, dialogò con il fantasma che le suggerì il verso "Vedremo quanto sei coraggiosa", una frase, questa, che compare nel testo della canzone, ma che fu anche sprone di creatività per la composizione delle canzoni di Under The Pink.  Quel verso per la Amos significava più o meno “se vuoi davvero una sfida, affronta te stesso", un pungolo che la spinse ad azzardare in fase creativa, tanto che la prima parte di Yes, Anastasia, fu scritta di getto, come un unico flusso di libera ispirazione, così sperimentale che, una volta registrata la canzone, la Amos impiegò ben sei settimane per imparare a memoria quanto aveva composto. Inizialmente, poi, la pianista si scontrò con la casa discografica che voleva sulla canzone un arrangiamento d’archi (come, poi, fu). La Amos non era assolutamente d’accordo perché il brano era ispirato a un terribile fatto di sangue e riteneva che l’utilizzo degli archi creasse un disallineamento con la brutalità degli eventi che avevano influenzato la composizione.

Questa è la genesi di una delle più intense canzoni scritte da Tori Amos, che contribuì a portare Under The Pink a vendere due milioni di copie solo negli Stati Uniti, ottenere una candidatura ai Grammy come miglior album alternativo e a conquistare la prima piazza delle classifiche inglesi.

Resta un solo aspetto da chiarire: la Anderson era davvero Anastasia? All'inizio degli anni '90, il blocco sovietico iniziò a sgretolarsi e furono così rivelate informazioni su dove si trovava la famiglia reale massacrata. I loro corpi furono riesumati da una fossa comune e le loro identità furono confermate attraverso il test del DNA: erano lo zar Nicola, la zarina Alessandra e le figlie Olga, Tatiana e Maria. Nel 1994, venne, quindi, estratto un campione dai resti della Anderson, deceduta qualche anno dopo e si scoprì che la donna era in realtà Franziska Schanzkowska, un'operaia polacca che soffriva di malattie mentali. In seguito, nel 2007, furono ritrovati i corpi dei due bambini scomparsi, Anastasia e Aleksey e il rinvenimento dei resti mise fine a ogni ulteriore speculazione sull’esistenza in vita di Anastasia.