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SPEAKER'S CORNERA RUOTA LIBERA
20/10/2023
Live Report
Yawning Man, 15/10/2023, Centrale Rock, Erba
Gli Yawning Man, progenitori del Desert e Stoner Rock, hanno suonato interamente il loro ultimo album, "Long Walk of the Navajo", pubblicato nell’estate del 2023 dall'etichetta italiana Heavy Psych Sound Records, presso la suggestiva location della Centrale Rock di Erba. Un mix di psichedelia acida, hard rock, blues elettrico che negli ultimi anni si è fatto quasi post rock, ma che conferma il valore di un gruppo che ormai calca le scene da oltre 40 anni.

Il rock ci presenta sempre delle storie “nascoste” da raccontare e quella che segue è una di queste.

A molti lettori di Loudd forse il nome dei Yawning Man dice poco e niente, ma se dicessi che questo gruppo è uno dei fondatori di quello che viene normalmente denominato Desert Rock o Stoner Rock? Immagino uno sgranare di occhi ed una immediata obiezione: il genere in oggetto ha come padri riconosciuti i Kyuss, poi divenuti The Queen of the Stone Age, i Fu Manchu, i Monster Magnet, chi sono questi Yawning Man?

Semplicemente sono uno dei “progenitori” dei gruppi sopra citati. Nella formazione originale che comprendeva Mario e Lawrence Lalli, Alfredo Hernandez e Gary Arce (unico membro superstite nell’attuale formazione del gruppo) gli Yawning Man realizzarono, solo su cassetta, una serie di brani che, ripubblicati molti anni dopo, vennero a formare il loro primo album The birth of Sol, la cui front cover presenta una colonia per nudisti dismessa, divenuta la base per le acrobazie degli skaters ed uno dei siti dove si svolsero i cosiddetti “Generator parties”, ovvero quelle jam sessions dove la strumentazione veniva alimentata da gruppi elettronici a gasolio e proprio uno dei brani ivi presente, “Catamaran”, venne coverizzato da parte dei Kyuss nel loro LP And the Circus leave the town.

 

Dopo anni di silenzio, grazie alla sagacia dell’etichetta italiana Heavy Psych Sound Records, il gruppo, che ora, oltre al sopramenzionato Gary Arce, comprende Billy Cordell al basso (stato per lungo tempo un collaboratore live) e il batterista Bill Stintson, ha pubblicato diversi album tra cui, ultimo nell’ordine di tempo, Long Walk of the Navajo, pubblicato nell’estate del 2023.

Proprio quest’ultimo album è stato suonato interamente (con una cadenza dei brani diversa dall’incisione) nel concerto tenutesi presso la suggestiva location della Centrale Rock di Erba.

Oltre alle tracks contenute nell’album, rispettivamente "Blood Sand”, “Respiratory Pause” e la title track, il concerto è proseguito con “It’s a bad time to be alive”, per concludersi con “Manolete” tratta dall’EP (anch’esso appena oggetto di ristampa) Pot Head.

La setlist del concerto è stata di (appena) 5 brani, ma per una durata complessiva di oltre un’ora.

 

Il suono degli Yawning Man è rimasto un mix di psichedelia acida, hard rock, blues elettrico, il tutto suonato con tempi cadenzati, una musica interamente strumentale, la cui durata si modella sullla struttura delle jam sessions psichedeliche dilatate nel tempo, così ingenerando nell’ascoltatore quella dimensione cinematografica tipica di questo particolare genere musicale.

Ad essere sincero nel tempo, pur rimanendo legati agli stilemi sopra ricordati, gli Yawning Man hanno modificato il loro approccio musicale che, soprattutto in questo ultimo album, sembra molto più vicino ai territori del post-rock frequentati anche, ad esempio, nell’ultimo album degli Explosions in the Sky.

Sicuramente rimane cifra stilistica del gruppo l’uso massiccio di effetti chitarristici, tuttavia ora suonati in maniera da richiamare molto di piu i tratti della psichedelia più sognante, al limite dello shoegaze, rispetto alle zone limitrofe all’hard rock e/o al metal degli artisti più rappresentativi dello stoner.

Certo il drumming potente di Bill Stintson rimane un elemento fondamentale delle loro sonorità musicali, così come l’uso dei pedali della chitarra da parte di Gary Arce permane fortemente influenzato dalla semantica stoner, ma, dopo averli sentiti dal vivo, non mi sorprende come lo stesso dichiari di essere altresì influenzato dal “dark Joy Division territory”.

In sintesi, se non li avete mai sentiti spero che questo live report sia un’occasione per scoprirli e, invece, per chi li conosce, la conferma di un gruppo che oramai calca la scena da oltre 40 anni ma che è ancora capace di stupirci.