World Trade Center è un film della Memoria. Quando parliamo di "Memoria" in ambito storico siamo soliti ricondurre il termine all'Olocausto e ai vari episodi legati alle disumane brutalità perpetrate dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale ai danni della popolazione ebraica. Ogni anno la Giornata della Memoria contribuisce a non far dimenticare, soprattutto alle nuove generazioni, di cosa noi come razza umana siamo stati capaci. Per chi invece è nato parecchi anni dopo la fine delle guerre mondiali, l'Undici Settembre 2001 è una di quelle date che si sono impresse nella memoria e che lì rimarrà per sempre, impossibile da dimenticare perché vissuta di riflesso anche sulla propria pelle. Sfido chiunque a non ricordare cosa stava facendo quando sono crollate le Torri. Quel momento è ancora molto chiaro nella mia testa: i luoghi, le situazioni, i pensieri, le sensazioni, tutto incancellabile. Per una strana coincidenza in quella giornata funesta comprai casa, la casa in cui tutt'ora vivo e nella quale sto scrivendo queste parole. Quanti uomini (le donne probabilmente ce la fanno) ricordano con precisione il giorno dell'acquisto della propria casa, avvenuto magari qualche decennio prima? Io non lo potrò mai dimenticare, perché quello è stato il giorno delle Torri, non di certo per quella firma apposta sull'atto notarile. Per questo, per tanti altri motivi ancora, magari diversi per ognuno di noi, World Trade Center si può considerare a tutti gli effetti un film della "Memoria", una memoria condivisa, recente, capace di fare male come una ferita ancora aperta. In qualche modo penso che questa sia già una cosa importante.
Della tragedia dell'11/09/2001, che in maniera anche ipocrita, partigiana e irrazionale per molti di noi ha una valenza più alta di altre sciagure dalla portata ancor più crudele e devastante, Oliver Stone decide di sottolineare, valorizzare e ricordare soprattutto il lato più umano, quello indissolubilmente legato alla perdita, al sacrificio, al coraggio di tutte le persone che si sono trovate nei pressi del World Trade Center quella terribile mattina: l'angoscia delle loro famiglie, l'attesa, la paura. Poco importa se il film, come è stato dimostrato, presenta qualche imprecisione, poco importa se qualche orario non coincide, se qualche prospettiva su una Manhattan devastata non ricalca esattamente quelle reali, se la sequenza di alcuni eventi è ribaltata o alterata; ciò che conta è la portata dell'evento per tutte le donne e per tutti gli uomini che si sono trovati coinvolti in prima persona in quei tragici istanti e che sono ancora oggi chiamati a convivere con quell'esperienza tutti i giorni che Dio manda in Terra.
Stone non si occupa delle colpe, delle conseguenze politiche, della questione sul terrorismo internazionale, non parla di complotti e dinamiche, il regista si allontana dallo stile documentaristico che più volte ha frequentato in altre sue opere, parlando invece al cuore, alla coscienza del suo pubblico, mettendo l'uomo al centro di una vicenda inevitabilmente più grande dell'uomo stesso. Quello che ne esce è un film che in futuro si potrà usare per spiegare qualcosa ai nostri figli che a quella tragedia non hanno assistito, non tanto per inquadrarne le motivazioni geopolitiche, economiche ed opportunistiche, quanto proprio per "ricordare" ancora una volta, per non perdere di vista le conseguenze che il male (come concetto generale, cosa non così banale) procura alle persone, agli altri, a noi, a tutti.
Anche visivamente World Trade Center è un film ad altezza uomo, nella prima sequenza Stone ci mostra la famiglia del Sergente McLoughlin (Nicholas Cage), uno dei protagonisti del film; con una nitidezza quasi iperrealista il regista si sposta poi su New York, sulle sue strade, sugli abitanti, sul fiume, sulle case dei sobborghi, sulle sopraelevate, sui binari della metro, all'interno dei mezzi di trasporto, sulle Torri. Le inquadrature sono principalmente fissate dal basso, non è la New York da cartolina che spesso vediamo al Cinema quella di Stone, è la New York dei suoi abitanti che viene ritratta, pochissime vedute aeree, nessun focus sui momenti dell'impatto. Il punto di vista dell'incedere degli eventi è quello degli uomini del Dipartimento di Polizia Portuale inviati sul luogo della tragedia per aiutare i cittadini di New York. Per loro poche informazioni, eventi concitati, un grande caos, una tragedia immane da gestire nella più completa inconsapevolezza. Stone si concentra sulla storia di McLoughlin e dell'agente Will Jimeno (Michael Peña), entrati in una delle torri per prestare soccorso e intrappolati dalle macerie in seguito a uno dei crolli. Da qui Stone procede col cuore, World Trade Center diventa il racconto sentimentale ed emotivo che la tragedia dell'Undici Settembre ha rappresentato per l'America, per un'intero popolo che ha sofferto per il destino delle vittime, per quello delle loro famiglie.
Quasi incredibilmente il regista viene supportato da un'ottima prova di Nicholas Cage qui al suo meglio, sostenuto anche dall'interpretazione indovinata di Michael Peña; il destino dei due uomini passa dalla loro forza di volontà, dalla caparbietà del Marine Dave Karnes (Michael Shannon), dal dolore delle mogli Donna e Allison (Maria Bello e Maggie Gyllenhaal), dal lavoro dei soccorritori. Tra le macerie, una guerra di resistenza.
A prescindere dal valore artistico che ognuno di noi può attribuire a un film del genere, a seconda del proprio gusto personale, World Trade Center rimane in ogni caso un'opera preziosa, da conservare a futura memoria e che nonostante il passare degli anni avrà in futuro sempre qualcosa da dire.