Il Wonka di Paul King si colloca come prequel del film La fabbrica di cioccolato, quello interpretato da Gene Wilder nel 1971, a questo si riallaccia apertamente riprendendone alcuni temi musicali e alcune caratteristiche visive, ignora invece la versione burtoniana del romanzo di Roald Dahl cosi come ne aggira in larga parte la vena più cattivella e cinica che sempre ha caratterizzato le opere dello scrittore gallese.
Il Wonka di King, regista dei due lungometraggi dedicati all'orsetto britannico Paddington, è il film perfetto da proporre durante le feste natalizie, un prodotto ben confezionato e calibrato su misura per la visione inclusiva, un'esperienza che facilmente potrà mettere d'accordo i vari componenti delle famiglie, grandi e piccini; lo fa magari tradendo un poco l'attitudine di Dahl e quella che il personaggio di Willy Wonka dovrebbe portarsi dietro, però lo fa anche con stile all'interno di una produzione di buona qualità che riesce facilmente a centrare il bersaglio e l'obiettivo che ci si era prefissati (famiglie, ragazzi, feste appunto...).
Se si approccia questa nuova avventura al cioccolato senza pregiudizi né riserve non sarà difficile apprezzare il lavoro svolto da King che punta su una favola musicale buonista con un protagonista lineare e positivo che trova in Timothée Chalamet un ottimo Willy Wonka da giovane; il ragazzo, oltre a essere bravo, mette in campo un'attitudine naturale per il ruolo che lo rende, almeno nell'aspetto e nelle movenze (magari meno nella scrittura, ma questa non è colpa sua), una perfetta e credibile controparte giovanile del Wonka che già tutti conosciamo.
Il giovane Willy Wonka (Timothée Chalamet), una sorta di illusionista gioviale e analfabeta, nutre il sogno di aprire un negozio di cioccolata nella più lussuosa galleria commerciale della città, la Gallerie Gourmet. Il suo arrivo in città, da subito stupefacente, non è visto di buon occhio dalla triade del cioccolato formata da Slughworth (Paterson Joseph), Protnose (Matt Lucas) e Fickelgruber (Mathew Baynton) che farà di tutto per non lasciar spazio a questo potenziale concorrente capace di creare delle vere delizie al cioccolato.
I tre cioccolatai non saranno però gli unici a creare problemi per Wonka: essendosi appena trasferito al giovane occorre un posto dove passare la notte; non solo analfabeta ma anche ingenuo e amichevole Wonka si lascia ingannare dall'accoppiata di "albergatori" la cui mente, la signora Scrubbit (Olivia Colman), con un contratto truffaldino costringerà il ragazzo alle sue dipendenze per gli anni a venire.
Nella lavanderia della pensione Scrubbit, il giovane Willy avrà modo di conoscere altre persone come lui incastrate dalla padrona di casa tra le quali ci sono la piccola orfana Noodle (Calah Lane) e l'operoso e maturo Abacus Crunch (Jim Carter). Nonostante la reclusione Wonka non si dà per vinto e con l'aiuto di Noodle cercherà in ogni modo di realizzare il suo dolce sogno al quale è legato il ricordo della madre defunta (Sally Hawkins).
Il Wonka di Paul King più che l'incarnazione giovanile del Wonka di Wilder sembra piuttosto una giovane Mary Poppins al maschile: il cappello di Chalamet richiama la celebre borsa di Julie Andrews, così come alcune movenze e in generale le atmosfere e lo spirito dell'intero film ricordano la brillante governante inglese.
A proposito di inglese... King mette in campo un parterre britannico di attori che riporta a tantissima fiction inglese degli ultimi anni: Olivia Colman (The Crown), Sally Hawkins (i due Paddington), Matt Lucas (Doctor Who), Rowan Atkinson (Mr. Bean), Jim Carter (l'indimenticabile Carson di Downton Abbey) per finire con Hugh Grant che (suo malgrado, pare) interpreta il ruolo del fin qui unico Umpa Lumpa, esserino dalla faccia arancione come nel film del 1971.
Il protagonista Chalamet, non britannico, è un giovane Wonka perfetto, a suo completo agio con le movenze teatrali del personaggio, col canto (?) e con il ballo (numeri non troppo complessi, per carità), l'impressione è che la visione in lingua originale qui sia d'obbligo per apprezzare al meglio il lavoro degli attori.
Paul King dirige con mano abile, regia vivace e mai noiosa, la camera ferma al meglio ciò che la scenografia, a tratti fantasiosa, a tratti dickensiana propone, confezionando uno spettacolo per famiglie con un ottimo equilibrio tra impatto visivo (non troppo estremo), narrazione e inserti musicali.
Guardato in concomitanza con il Natale Wonka ci chiede di non cedere al malaffare, di coltivare i sogni e la solidarietà, di voler bene alle altre persone e che alla fine di tutto non è nemmeno tanto importante il cioccolato in sé, lo è invece con chi lo si condivide. Lacrimuccia, titoli di coda.