Cerca

logo
REVIEWSLE RECENSIONI
01/06/2023
Seventh Crystal
Wonderland
Tra ganci melodicie e sferzate di energia, gli svedesi Seventh Crystal tornano con un secondo disco che incarna alla perfezione lo spirito AOR.

Solo due anni fa, nel 2021, gli svedesi Seventh Crystal avevano pubblicato un centratissimo album di rock melodico intitolato Delirium, un disco che era entrato nel cuore di tutti gli appassionati di Aor e aveva strappato elogi lusinghieri da parte della critica. Quel lavoro, costruito intorno alla voce potente ed espressiva di Kristian Fyhr (uno che negli ultimi anni si sta dando molto da fare sotto l’egida Frontiers), esprimeva la quint’essenza del genere, attraverso un suono vorticoso di canzoni energiche che puntavano dritto al cuore grazie a melodie immediate e irresistibili.

Non era facile replicare la perfezione di quell’album, ma i Seventh Crystal (oltre a Fyhr, motore del progetto, ci sono anche Johan Älvsång alle tastiere, Olof Gadd al basso, Anton Roos alla batteria, e Emil Dornerus e Gustav Linde alle chitarre) si sono rimboccati le maniche e hanno tirato fuori un altro gioiellino che, ci scommetto una birra, farà la gioia di tutti coloro che amano il rock melodico.

Perché era davvero difficile replicare quell’exploit, quel perfetto equilibrio fra impeto rock e melodie acchiappone, ma mai zuccherine. Invece, Wonderland si presenta come il seguito naturale del suo predecessore, un disco imparentato, per consanguineità, con i lavori degli H.E.A.T., solo per citare un altro nome della prolifica scena svedese, e che richiama, talvolta, alla mente anche capostipiti nordici come gli Europe.

Le dieci canzoni in scaletta, come accennato, hanno come baricentro ritmi sensuali e melodie gustosissime, ma a differenza del predecessore, Wonderland suona un po’ meno immediato e, grazie soprattutto all’apporto del secondo chitarrista, Gustav Linde, reclutato per l’occasione, il tiro è leggermente più energico. Se è vero che le chitarre hanno un indubbio peso, il ruolo del tastierista Johan Älvsång, però, non è certo marginale, anzi definisce con gusto l’avvolgente cornice di queste dieci canzoni davvero ispirate.

Pur muovendosi in territori noti, i Seventh Crystal hanno dalla loro, se non proprio l’originalità, quanto meno l’intelligenza di tenersi lontano da formule trite e ritrite: gli arrangiamenti sono scintillanti, la struttura dei brani evita con accuratezza la prevedibilità, e anche quando la band si cimenta in brani più lenti, riesce a dosare con mestiere l’utilizzo del dolcificante.

Insomma, Wonderland è un ascolto facile ma non banale, e se è vero che manca una vera e propria hit, la scaletta scivola piacevole e sbarazzina, tra graffi rock (l’iniziale title track), fascinosi sali e scendi ("Higher Ground"), languide carezze pianistiche ("Imperfection" e "In The Mirror"), cori da stadio ("Next Generation"), che in mano altrui sarebbe clamorosamente pacchiani, e tentazioni epiche (la conclusiva, splendida, "Rodeo").

Wonderland non è certo un disco che vi cambierà la vita o entrerà nelle classifiche di fine anno. Tuttavia, bastano un paio di ascolti, perché si inneschi quello strano meccanismo di dipendenza che ti fa dire “non è niente di che, però non riesco a toglierlo dallo stereo”. In fin dei conti, un po’ di leggerezza non ha mai fatto male a nessuno, soprattutto se accompagnata da intelligenza e da quella qualità che si fa sempre più rara: suonare bene. Consigliato.