Si fa presto a dire road song. Per le strade polverose di America. In viaggi più o meno avventurosi, tenaci e disperati. L’immaginario collettivo pullula di canzoni che ci accompagnano idealmente in percorsi volti a trovarci, a ritrovarci, a perderci, a rinascere, a farla finita, ad agguantare quella possibilità, quell’amore, quella felicità di cui tutti parlano. Muoversi, mettersi alla volta di qualcosa o qualcuno, abbandonare il nostro statico equilibrio, rischiare, vivere. E se tutta la tensione di rinascita del viaggio fosse racchiusa nella figura di una donna amata ed anelata? Voi vi ci metteresti in viaggio, sfidando le intemperie, la pioggia, il freddo, la neve, la polvere, per rivedere la vostra piccola Dallas Alice? Sareste pronti ad andare da Tucson a Tucumcari, da Tehachapi a Tonapah, mossi solo dalla speranza di ritrovarla? Sareste volitivi, decisi, tenaci quanto basta per affrontare il mondo sapendo che forse riabbraccerete solo il nulla?
Lowell George, compianto leader di quella magnifica “undeterred” band che furono i Little Feat, ve lo racconta in una song, come ci si sente. Willin’ è una delle road song più belle della storia, e non perché lo dico io, che la amo come poche canzoni al mondo. Ma perché in essa è racchiuso l’intero significato della vita, il senso che la rende degna di essere vissuta. La speranza, il non arrendersi, l’anelito. E se la felicità si sposta sempre un passo più avanti a noi, non dobbiamo disperare, non dobbiamo mai stancarci di metterci in cammino verso di essa.
Questa meravigliosa country rock song del ‘72 fa brillare l’album che la contiene, Sailin’ Shoes, in cui è presente in una versione diversa rispetto a quella dell’album d’esordio dell’anno prima.
Ne conosciamo anche una versione superba interpretata da Linda Ronstadt che declina con tutta la dolcezza femminile questa sconfinata ed inscalfibile ricerca della felicità.
“And if you give me.. weed, whites and wine and you show me a sign I’ll be willin’ to be movin’”.