Se anche voi, come me, ogni volta che venite a conoscenza di un nuovo disco di Grant Lee Phillips sperate in un ritorno prepotente del periodo Grant Lee Buffalo, beh, mi spiace molto ma quei tempi (bei tempi) non torneranno più. Non so se sia un bene o un male: ripetersi nella musica è pericoloso per il pubblico e noioso per l'autore, oltre a doversi confrontare con l'ispirazione che col passare degli anni cambia il modo di bussare alla porta.
Insomma, nonostante il buon Phillips sia stato il deus ex-machina dei suoi Grant Lee Buffalo, nella sua carriera solista ha esplorato altre strade, mai lontane dalla forma iniziale ma di certo più variegate. E così dopo l'intimo (e bellissimo) The Narrows è la volta di un disco più nervoso come Widdershins, in cui torna ad imbracciare l'elettrica ed i tempi si fanno più sostenuti.
A detta dell'autore, l'inattesa ispirazione è arrivata dalle vicende politiche, ovviamente quindi si parla di Trump & co. Effettivamente la vena da invettiva è palpabile, "Scared Stiff" risenti addirittura di echi alla Clash mentre leggermente più acustica ma altrettanto trascinante la bella cavalcata di "The wilderness", in cui gli echi di Springsteen nel ritornello sono assai evidenti.
Il Grant più "tipico", quello che conoscevamo per il dirompente duo voce/chitarra resta sempre in prima linea, come nell'iniziale "Walk in circles", addobbata di slide guitar ma forse un po' troppo scontata. Meglio quindi la più ispirata "King of catastrophes", che mantiene la stessa formula ma propone tre minuti e mezzo di grande cantautorato. Insomma, quanto il nostro imbraccia l'acustica sembra di riconoscere uno scatto in più, oppure è solamente quell'ugola che tanto ci piace e che, inevitabilmente, riesce a venire fuori con maggiore eleganza se non costretta all'interno dei suoni elettrici.
Nei pochi accordi di "Miss Betsy" ad esempio c'è una grazia riconoscibile, nonostante l'impressione di un compitino semplice. Per chi poi come il sottoscritto sia ancora alla ricerca degli echi dei Buffalo, allora nella ballad "Totally you gunslinger" quell'afflato ancora c'è, nonostante la forma cantautorale abbia tolto qualcosa all'immediatezza.
Ben scritto e ben suonato, Widdershins è l'ennesimo bel disco di Grant Lee Phillips. A parere di chi scrive, un gradino sotto la grazia di Little Moon ed il ritorno di ispirazione di The Narrows, ma con una attenzione al suono ed alla composizione che lo rendono un ascolto piacevole.