I Cornershop si formano a Leicester, anche se i membri, in realtà, sono originari della vicina Wolverhampton. E’ il 1992, quando i fratelli Tjinder (voce) e Avtar (basso) Singh e David Chambers (batteria) escono dalla line up dei General Havoc e danno vita a un nuovo progetto (a loro si unirà anche il tastierista e chitarrista Ben Ayres).
L’idea che sta alla base della loro musica è semplice ma estremamente suggestiva: ibridare il pop rock di matrice britannica che imperversa in quegli anni con il folk indiano, utilizzando ritmiche dance a fare da collante. L’intento è musicale, certo, ma anche interculturale: dare voce e visibilità alla nutrita comunità indiana che vive in Gran Bretagna e tracciare una strada festaiola e divertita per la convivenza fra giovani di estrazione etnica tanto diversa.
Un sodalizio India/Inghilterra che parte con tre dischi (Elvis Sex Change del 1993, Hold On It Hurts del 1994 e Woman’s Gotta Have It del 1995) molto interessanti in prospettiva, un po' acerbi, ma frizzanti e spassosi. Il botto, quello vero, i Cornershop lo fanno, però, nel 1997 con la pubblicazione di When I Was Born For The 7th Time capolavoro di meticciato, trainato da un singolo bomba come Brimful Of Asha. E’ questa canzone la chiave per aprire le porte del successo e per ritagliarsi un angolo di fama nel composito panorama britannico dell’epoca. Primitiva nella sua essenzialità, ballabile e contagiosa, Brimful Of Asha si piazza al sessantesimo posto nelle chart britanniche, ma possiede la forza per trainare il disco, di cui è la seconda traccia, fino alla diciassettesima piazza, conferendo alla band lo status, tanto caro agli inglesi, di “next big thing”. Sarà poi un remix dell’ex Housemartins, Fatboy Slim, pubblicato l’anno successivo, a consegnare la canzone al successo planetario e alla storia.
When I Was Born For The 7th Time non è, però, solo Brimful Of Asha: le quindici canzoni in scaletta sono un equilibrato compendio di pop e musica indiana, di rumori, campionamenti e melodie anni ‘60, tutte brillanti, fresche e ispiratissime.
L’ipnotica raga dance We’re In Yr Corner, il groove irresistibile di Good Shit, l’extrasistole funky di Funky Days Are Back Again, il pop stravagante e acchiappone di Sleep On The Left Side, il sincretismo straniante di Candyman, che fonde blues e dance, e l’irriverente cover di Norvegian Wood dei Beatles, spinta fino a confini più estremi dell’India, sono numeri da fuoriclasse che plasmano la materia con consapevolezza assoluta.
Una formula, quella dei Corneshop, che, nonostante sia stata intervallata da lunghi iato, resiste all’usura del tempo, dal momento che è recentissima l’uscita del nuovo album, England Is a Garden. Mancano l’effetto sorpresa e le intuizioni brillanti contenute in When I Was Born For The 7th Time, ma la proposta rimane insolita, divertente e divertita.