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TRACKSSOUNDIAMOLE ANCORA
What's Up?
4 Non Blondes
1992  (Interscope)
ROCK
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04/07/2022
4 Non Blondes
What's Up?
Un inno alla consapevolezza, una canzone da cantare a squarciagola, un urlo potente e liberatorio che tocca il cuore e entra in testa velocemente, come solo le canzoni semplici sanno fare

Ci sono canzoni che sembra siano concepite apposta per essere cantate a squarciagola, trasportati da un impeto di gioia o da un desiderio liberatorio. E ci sono momenti in cui, guardando il mondo intorno a noi e certe dinamiche dell’esistenza, viene voglia di riempire i polmoni d’aria e di gridare: ”Che cazzo sta succedendo?”.

E’ molto probabile che Linda Perry, cantante di quel gruppo meteora chiamato 4 Non Blondes, band statunitense da una botta e via (un solo album in studio, Bigger, Better, Faster, More! Pubblicato nel 1992), si sentisse proprio così il giorno in cui scrisse What’s Up?: desiderosa di scrivere una canzone tanto immediata da poter essere cantata sotto la doccia e di poter gridare al mondo intero il proprio straniamento interiore.

What’s Going On?, Che cosa sta succedendo?, canta la Perry nel ritornello del brano, il cui titolo, per evitare confusione con il classico R&B di Marvin Gaye, fu cambiato nel più immediato What’s Up? (Che succede?). La canzone fu influenzata dalla situazione politica dell’epoca (presidente era George Bush), ma di riferimenti politici, nel testo, non c’è traccia. La Perry, anni dopo, precisò che What’s Up? fu composta in un momento di transizione, in quella terra di mezzo in cui la band sentiva la possibilità di riscuotere successo ma era ancora troppo acerba perché ciò potesse accadere. Era la fine degli anni ’80 e i componenti del gruppo facevano fatica a sbarcare il lunario, erano perennemente al verde e vivevano un‘esistenza, per così dire, molto bohemienne. Le cose, successivamente, migliorarono, i 4 Non Blondes iniziarono ad avere un ottimo seguito nella città di San Francisco, dove suonavano abitualmente in molti locali, la stampa si accorse di loro, e così anche le etichette discografiche, sempre alla ricerca di autentiche rocker da lanciare sul mercato, meglio ancora se appartenenti alla comunità LGBT.  

Fu, dunque, questo il retroterra da cui nacquero le liriche di What’s Up?, una sorta di inno alla consapevolezza, un invito ad accantonare inutili paure e a prendere in mano la propria vita, a guardare con fiducia verso il futuro, nonostante una società ipocrita e sessista, che stigmatizza l’omosessualità e le scelte di chi decide di vivere la propria vita nel mondo della musica. Un grido potente e liberatorio, che tocca il cuore e entra in testa velocemente, perché, come succede a tutte le canzoni semplici, basta un ritornello azzeccato o una strofa emozionante, per calamitare l’attenzione dell’ascoltatore e trasformare il brano in un autentico tormentone.

D’altra parte, quando la Perry canta: “And I, I am feeling a little peculiar, And so I wake in the morning, And I step outside, And I take a deep breath and I get real high, And I, scream at the top of my lungs: What's going on?” la prima cosa che si prova è l’immedesimazione, il desiderio di fare un respiro profondo e gridare con tutta la rabbia in corpo: What’s Going On? , il cui senso più profondo è, in realtà: io sono libero!

Esiste anche un aneddoto molto curioso legato alla composizione del brano, che fu raccontato, anni dopo, da Christa Hillhouse, bassista del gruppo. “"Per un breve periodo, Linda aveva lasciato il lavoro e viveva con me in questo piccolo appartamento con due camere da letto a San Francisco” ricorda Christa. “Ha scritto la canzone mentre si trovava nella sua stanza, in fondo al corridoio. Io ero nella mia camera da letto a fare sesso, ma ho smesso immediatamente quando l'ho sentita suonare quella canzone. Ricordo di aver attraversato di corsa il corridoio e di aver detto: "Amica, ma cosa stai suonando? E’ fantastica!".

What’s Up? fu il secondo singolo estratto dall’album d’esordio, ed arrivò nella top ten delle classifiche di mezzo mondo, ad eccezione degli Stati Uniti, dove la canzone si piazzò solo al quattordicesimo posto. L’album vendette complessivamente più di cinque milioni di copie, ma questo non bastò a tenere in vita la band, che si sciolse durante le registrazioni del secondo album: troppe pressioni da parte della casa discografica, troppo forte il desiderio di Linda Perry di avviare una carriera solista che, a onor del vero, non decollò mai.