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We Were Grunge
Alessandro Bruni
2020  (Persiani Editore)
CARTA CANTA
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12/06/2020
Alessandro Bruni
We Were Grunge
Alessandro Bruni è nato a Bologna nel 1972. È un avvocato civilista e scrittore. Pubblica i romanzi editi da Persiani Editore “Ulisse aveva una figlia” (2015), “Killing Rock Revolution” (2017), “La prossima estate. Un requiem per il noir” (2019) e “We Were Grunge” (Persiani Editore, 2020). Lo abbiamo intervistato a proposito di questa sua ultima opera.

Di cosa tratta la tua ultima opera We Were Grunge? A che genere letterario appartiene?

We Were Grunge è per prima cosa un romanzo generazionale dedicato a quel movimento e periodo musicale; si tratta di un lavoro che cerca di insinuarsi tra la narrativa e il saggio, anche se in tutta franchezza credo prevalga il racconto rispetto agli elementi legati a una ricostruzione “storica” e alle riflessioni speculative. Certa critica ora ha codificato i due generi non fiction -novel e auto-fiction. Ecco già prima, dal mio punto di vista, era interessante forzare queste definizioni e mescolare le carte; si tratta di sconfinamenti e percorsi ibridi che ho già inseguito fra generi diversi anche nei precedenti romanzi.

Il protagonista del tuo libro decide di mettere temporaneamente in standby la sua vita, fatta di un lavoro sicuro, una famiglia e delle abitudini consolidate, per imbarcarsi in un viaggio a piedi in solitaria tra i boschi dell’Appennino Tosco- Emiliano. Vuoi descrivere questo tuo interessante personaggio? Qual è la sua filosofia di vita?

La fuga dalle responsabilità e dai doveri è uno strano luogo comune da cui a volte diventa difficile non essere attratti. Il protagonista innominato del romanzo è un alter ego su cui ho senza dubbio riversato gli istinti peggiori di chiunque venga “contagiato” da questo desiderio di fuga. Nel pensiero di Nietzche riferito all’eterno ritorno, se scegli un modo di vivere devi avere la volontà e la forza di condurlo per l’eternità, ma tutto quello che non hai potuto o voluto vivere ti tormenterà per la stessa eternità. Il confronto con l’eterno presente non esclude momenti di rottura, il grunge come movimento di idee e musica aveva in sé una forte componente nichilista tesa a sovvertire e distruggere molte convenzioni e al contempo auto-distruttiva. È crudele da dire, una sorta di paradosso, ma Cobain ha scelto proprio il nome Nirvana per manifestare il suo tormentato passaggio esistenziale e artistico in cui questa lotta e questa soccombenza hanno trovato rappresentazione.

La morte di Chris Cornell ha chiuso un triangolo fatale, i cui vertici sono occupati, oltre che da lui, da Kurt Cobain e da Layne Staley. Tra i maggiori esponenti dell’epoca folle del grunge, solo Eddie Vedder è riuscito a sopravvivere. Nella tua opera rifletti sul male di esistere e sui probabili motivi che hanno spinto al suicidio Chris, Kurt e Layne. Vorresti condividere con noi le tue riflessioni in merito?

La morte di Chris Cornell è stata l’evento che ha innescato il desiderio di scrivere questa storia. Confesso che, dopo tutto quello che era successo negli anni novanta, il suicidio di Cornell nel 2017 è stato un colpo di coda che ha fatto tornare in superficie molti pensieri. Il male di vivere è una bestia strana, nel romanzo l’ho affrontato con la consapevolezza che ogni discorso in merito porta con sé molte approssimazioni e alla fine prevale un concetto che lungo la storia ripeto almeno un paio di volte: della vita e della morte degli altri non sappiamo nulla, figurarsi dei suicidi. Nel caso Staley degli Alice in Chains poi è improprio parlare in senso “tecnico” di suicidio.

Nella tua opera parli delle band che hanno fatto la storia del grunge: i Nirvana, gli Alice in Chains, i Soundgarden e i Pearl Jam. Vorresti consigliare ai tuoi lettori un album fondamentale da ascoltare per ognuno di questi gruppi?

Rispettando la prescrizione di un album imprescindibile per band, non si scappa: Nevermind, Nirvana; Dirt, Alice in Chains; Ten, Pearl Jam; Badmotorfinger per i Soundgarden.

In We Were Grunge il protagonista del tuo libro decide di recludersi in una baita nel bosco per scrivere un romanzo, e tra le poche cose che porta con sé ci sono dei libri, in particolare M Train di Patti Smith e Il soccombente di Thomas Bernhard. Quali sono le opere e gli autori che hanno influenzato il tuo percorso umano e professionale?

Il protagonista decide di portare con sé i due libri che hai citato oltre a un libro sugli alberi. Al momento della partenza scarta un volume di un autore che qui non rivelo, chi vorrà leggere il romanzo potrà scoprirlo. Patti Smith - all’interno di una storia che è un po’ una resa dei conti, ad esempio nel dialogo con Vedder ci saranno diversi momenti di tensione – come dicevo Patti Smith giunge a cercare di calmare gli animi, forte della sua grande esperienza artistica e umana. E in verità mentre scrivevo il romanzo stavo anche leggendo il suo libro. Il soccombente di Bernhard è invece un’opera verbosa per fortuna breve che contiene alcune riflessioni per me molto significative sul suicidio dell’uomo-artista. In realtà i due romanzi che hanno influenzato molto il mio percorso di lettore sono quelli da cui ho estratto le citazioni iniziali del libro: Mentre morivo di Faulkner e La strada di McCarthy.

Vuoi presentarci il tuo precedente romanzo La prossima estate. Un requiem per il noir?

Si tratta di un romanzo pubblicato nel 2008 e ripubblicato nel 2019 in una nuova e diversa edizione. Anche in questo caso ho cercato di percorrere i margini tra due generi narrativi innescando una sfida fra il meccanismo di risoluzione logica e intellettuale di un delitto, tipica del giallo, e il flusso elettrico di emozioni cupe date dalla fuga e della rimozione di una colpa, più vicine al noir.

In We Were Grunge racconti del protagonista (che credo sia il tuo alter ego) intento a scrivere una storia relativa a cinque ragazzi che decidono di formare una band. Sarà il tema del tuo prossimo romanzo?

Non ci avevo pensato. Forse mi hai dato un’ottima idea di partenza da rovesciare completamente. Tipo David Gilmour e Roger Waters che si chiudono in una stanza per regolare una volta per tutte i conti.


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