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REVIEWSLE RECENSIONI
We Don’t Like The People We’ve Become
Gallus
2023  (Marshall Records)
INDIE ROCK PUNK ALTERNATIVE
8/10
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05/07/2023
Gallus
We Don’t Like The People We’ve Become
Un viaggio pessimista, autoironico, sarcastico, ma non per questo meno piacevole, divertente e melodico. Con “We Don’t Like The People We’ve Become” i Gallus si affermano come i nuovi esponenti di punta dell’alternative indie punk scozzese. Dategli un ascolto, rischiate che ne seguano molti altri.

«Non mi importa se questo è il modo in cui finirà, perché il sole non tramonta mai su un mondo in fiamme. E quando i missili colpiranno il suolo, anche questa nuvola avrà il suo lato positivo» (“Missiles”) 

 

Glasgow è la città più grande della Scozia e una delle più grandi del Regno Unito: giovane, moderna e artistica, ma anche fiera delle sue radici operaie e imprenditoriali. In questo vivace contesto, nel piccolo e omonimo pub vicino all’università, tra una pinta, una partita a biliardo e una ai videogiochi a disposizione, si ritrovano spesso i cugini Paul ed Eamon Ewins assieme all’amico e compagno di scuola Barry Dolan. Da rifugio post studio a luogo da cui far decollare i propri sogni il passo è breve, e così nascono i Gallus.

La reputazione della giovane band, a cui si aggiunge il chitarrista Gianluca Bernacchi (già parte dell’art-pop band The Vegan Leather), inizia nel giro di poco tempo a crescere; i live sono elettrici, caotici, ironici e ben presto le sale della Scozia e della Gran Bretagna iniziano a riempirsi con il loro nome in cartellone. Iniziano a supportare band del calibro dei Biffy Clyro e a suonare nei festival in tutta Europa, fino ad arrivare a vincere, nel 2022, il premio come miglior gruppo rock/alternativo agli Scottish Alternative Music Awards.

 

Il titolo di We Don’t Like The People We’ve Become, tratto dalla traccia finale del disco, "Sickness and Health", riassume al meglio lo spirito dell’album. Un racconto di formazione pessimista, tristemente catartico, che oscilla tra l’autocommiserazione e l’autoironia, ma dove le melodie brillanti, varie, accattivanti e anthemiche si miscelano sapientemente a dei testi pieni di dark humor, cantati con un sarcasmo nei toni che fornisce tutta un’altra chiave di lettura alle lyrics pure e semplici.

Dinamici ed energetici, i Gallus rappresentano al meglio i Millenials e le nuove generazioni della working class, quelli delusi e frustrati dalle crisi di ogni genere (climatiche, economiche, politiche), che si ritrovano spesso con una psiche presa a calci da dinamiche sociali, lavorative e amicali esasperate, tossiche o incerte, dove l’ingenuità dell’infanzia o della giovinezza non è permessa e ciò che rimane è spesso il doversi confrontare troppo presto con un cumulo di macerie e un futuro in affitto, sempre che si abbia la fortuna di averne uno.

La risposta è una catarsi cupa e agrodolce, che racconta cosa significa essere dei giovani adulti in un mondo in fiamme, in bilico tra nevrosi e ingiustizie, ma sempre pronti a trovare il modo per ridere sulle disgrazie proprie e della propria generazione, possibilmente sepolti da un mare di riff intriganti, sudati dopo aver esorcizzato sopra e sotto al palco ogni demone e brindando alle proprie incertezze.

 

Il vortice dell’iniziale "Moderation", l’agrodolce "Fruitflies", "Eye to Eye" nata dalla rabbia e dalla frustrazione dei continui salti mortali fatti alla ricerca di un lavoro che potesse garantire un salario minimo e che non prevedesse di sorridere riconoscente per uno stipendio da fame e degli orari inumani. La melodia di "Basic Instict", il trascinante alt-rock di "Missiles" e l’irresistibile "What Do I Know", che rende impossibile non scatenarsi in pista. La stanchezza frustrata di “Marmalade”, la frenesia di "Going Numb", il racconto dell’inadeguatezza di "Are You Finished" e quello degli incontri fastidiosi e noiosi di "Mr. Nothing", la nenia del ritornello di "Penicillin", fino ad arrivare alla conclusiva e già citata "Sickness and Health".

Dodici tracce veloci, variegate negli stili e nei riferimenti, terribilmente inglesi (pardon, scozzesi) nei suoni e nell’attitudine e (incredibilmente) adatte ad ogni umore e situazione, da cui lasciarsi trascinare in riff e melodie nelle allegre giornate di sole e da cui sentirsi abbracciati in quelle più incerte e frustrate. Un sarcastico dark humor perfetto per ogni stagione, che all’ennesima rotazione in cuffia porta a consultare freneticamente il calendario dei tour, perché una band come i Gallus non si può non voler vedere dal vivo al più presto, ancora meglio se sul palco di un club con una pinta in mano.