Dolores O’Riordan muore il 18 gennaio del 2018 nella vasca da bagno della stanza 2005 dell’hotel Hilton di Londra. I Cranberries si trovano nel capoluogo britannico per una sessione di registrazione: stanno infatti mettendo a punto undici canzoni per un nuovo album, che dovrebbe uscire di lì a breve. E' un lavoro duro, faticoso e Dolores non è al top della forma, non sta passando un bel periodo. Torna in albergo e comincia a bere, troppo e smodatamente. Forse, lei stessa si accorge di aver ecceduto e, barcollando, arriva in bagno, decisa a mettersi nella vasca, per cercare di riprendersi e far evaporare i fumi dell’alcol. Si immerge nella vasca e si addormenta. Nel sonno, etilico e profondo, si gira di lato e mette la testa sott’acqua. Il suo corpo, esanime, verrà trovato il giorno dopo.
Il coroner, incaricato dell’autopsia, otto mesi dopo il decesso, dichiarerà che Dolores aveva in corpo 330 mg di alcol per 100 ml di sangue, un valore più di quattro volte superiore al limite legale previsto per la guida (80 mg). Non si è suicidata, però, non ci sono le prove che abbia messo in atto un gesto estremo, è stata solo una tragica fatalità, sostiene il medico, solo un terribile incidente.
In The End, questo il titolo del nuovo disco dei The Cranberries, esce il 26 aprile del 2019, dopo che i componenti della band hanno rispettato un lungo periodo di lutto e hanno ricevuto il consenso della famiglia a procedere con la pubblicazione.
Chi temeva le solite speculazioni necrofile a fini commerciali, si trova invece ad ascoltare un disco di gran livello, composto da canzoni tutte decisamente buone, alcune davvero bellissime. Nessuna profanazione, dunque, né assemblaggi di scarti o di incompiuti che avrebbero potuto ledere alla memoria di una delle artiste (e delle band) più amate degli anni novanta. Questo disco, semmai, suona come un canto del cigno, un epitaffio con cui rendere omaggio a Dolores e ricordarla con la qualità di un lavoro iniziato nel 2017 e, poi, portato a termine solo dai tre membri superstiti con l’aiuto di Stephen Street, che già in passato aveva lavorato con il gruppo, contribuendo non poco al suo successo (fra gli altri, No Need To Argue del 1994).
Le rombanti chitarre elettriche, i riff croccanti delle acustiche, le melodie di facile presa, ma mai scontate, e in sottofondo, i profumi famigliari che evocano Limerick e il cuore dell’Irlanda, si coagulano intorno al cantato singhiozzante, appassionato e inconfondibile di Dolores.
C’è tristezza, nostalgia e sconforto, e tutto ciò è quasi inevitabile: sono pochi i momenti leggeri del disco, mentre la maggior parte delle canzoni, concepite da Dolores, che aveva scritto tutti i testi, e portate a termine dai tre compagni di una vita, sono attraversate da un mood malinconico che spesso afferra la gola e non lascia scampo.
D’altra parte, negli undici brani in scaletta, la O’Riordan riflette sulle difficoltà della propria vita, sui suoi disturbi psichici, sulla separazione dal marito e sulla battaglia che giornalmente combatteva per tornare a riappropriarsi della propria esistenza. Un pugno di canzoni intense e sofferte, quindi, segnate da titoli e testi quasi profetici su quello che sarebbe poi accaduto da lì a poco: nell’iniziale All Over Now, Dolores canta: “ Do You Remember? Do You Remember The Place? In a Hotel In London. A Scar On Her Face”, e la drammatica e crepuscolare Lost, suona quasi come una dichiarazione di resa (“I wonder when I should give in I wonder when I should begin To let it go. I feel I'm dwelling in the past, I know the time is moving fast, I want you to know, I'm lost with you, I'm lost without you”).
Tra le undici canzoni in scaletta, svetta per bellezza l’amara invocazione di Wake Me When It’s Over, una sorta di Zombie del nuovo millennio, che raggruma tutta la disperazione di una donna alla deriva, travolta da una vita che non sente più sua, risucchiata in un vortice di angosce e problemi da cui è impossibile uscire, che vorrebbe trovare la forza per ribellarsi, per reagire, per cercare una nuova strada verso la felicità, senza però riuscirci.
Una sorta di autoanalisi feroce e senza filtri: “Fighting's not the answer, Fighting's not the cure, It's eating you like cancer, It's killing you for sure”, canta Dolores, prendendo atto di un dolore che è inutile combattere, perché la battaglia non è la risposta, e più cerchi di opporti, più la sofferenza ti sbrana interiormente. “Living in the past, It's difficult to hide”, non resta che vivere nel passato, anche se è difficile nascondersi nei ricordi. Allora, meglio abbandonarsi al sonno, e aspettare che qualcuno mi svegli, quando tutto sarà finito. Inquieta l’ulteriore e involontario riferimento alla propria morte: il sonno, che coglie improvviso la cantante sdraiata nella vasca da bagno, e quel riferimento, nella parte finale del brano, all’acqua (“Watch The Rain Drop”) che sarà la concausa del suo decesso.
Il feretro di Dolores O’Riordan verrà sepolto nel cimitero di Caherelly a Limerick, vicino a Terence, suo padre. Mentre le radio di tutta Irlanda passano in contemporanea When You’re Gone, uno dei maggiori successi dei Cranberries, durante la cerimonia funebre presso la Alibe’s Church, gli amici e i componenti della band, le rendono un ultimo omaggio, cantando tutti insieme, a cappella, No Need To Argue: “I knew, I knew I'd lose you, You'll always be special to me, Special to me, to me”.