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REVIEWSLE RECENSIONI
11/07/2023
Buckcherry
Vol.10
I losangelini Buckcherry ripropongono la loro formula rock collaudatissima, per un disco appassionato e divertente dalla prima all'ultima nota.

Paladini di un rock mainstream e disimpegnato, i losangelini Buckcherry tornano con un decimo album in studio, intitolato, guarda un po', proprio Vol.10. Niente di nuovo sul fronte occidentale, perchè la formula, dopo trent’anni quasi di carriera, è pressochè immutabile: riff schiacciasassi, gancio radiofonico e immancabile assolo di chitarra.

Eppure stupisce come, nonostante l'età che avanza e un approccio alla vita segnato da un’inevitabile maturità (il cantante Josh Todd, nel frattempo, è diventato nonno), il disco sia attraversato da quella inesausta e vibrante energia, che continua a essere il carburante nobile della band. Undici canzoni in scaletta che evocano Guns and Roses, Aerosmith e Ac/Dc, ma che possiedono, comunque, quel distintivo mood cazzaro e festaiolo, da sempre identificato nella loro, censuratissima, signature song di qualche anno fa, "Too Drunk Too Fuck". Insomma, se è il divertimento che cercate nel rock, qui ce n'è da fare indigestione, sia per i fan di vecchia data, sia per tutti coloro che intercettano il gruppo per la prima volta.

 

"This And That" apre le danze con un invitante hand clapping, basso funky, batteria quadrata e chitarre graffianti, per un groove rock blues su cui scintilla la bella voce di Todd, mentre la successiva "Good Time" scartavetra la pelle con il tiro esiziale di un riff abrasivo, un solo di chitarra micidiale e la voce di Todd che, a dispetto dei suoi 53 anni, continua a essere una delle armi migliori dell’arsenale Buckcherry.

Nel complesso, il precedente Warpaint (2019) era più duro e rabbioso, e suonava un po’ tutto esattamente come "Keep On Fighting", uno degli highlights di Vol.10 e vera e propria dichiarazione d’intenti, che si srotola adrenalinica con quell’attitudine punk che, quando emerge, alza immediatamente il livello della proposta. Ciò non toglie, tuttavia, che la band sappia comunque scrivere ottime canzoni rock come "Turn It On", che prediligono il groove all’assalto frontale, evocando, nello specifico i primi Guns, o quando si cimentano nella ballata, come in "Feel Like Love", in cui la band guarda con nostalgia agli anni ’80, e centra il bersaglio, nonostante una spolverata di zucchero di troppo.

 

"One And Only" è uno dei brani più duri dell’album e possiede un mood oscuro, la batteria è martellante, i riff scricchiolanti, la voce di Todd è un ringhio cattivo, gli assoli urticanti e letali. L’ennesimo gioiellino che conferma come in scaletta non ci sia un solo momento di stanca, e se anche mancano digressioni dalla consueta narrazione e tutto suona quasi ovvio, il livello di intensità e di passione vince a mani basse, portando a casa il risultato. Perché ogni canzone, anche se già ascoltata più volte, suona vibrante, cazzuta e divertente, esattamente come "Shine Your Light", un rockaccio diretto e senza fronzoli, trainato da una potente linea di basso e dalla consueta, eccellente prova vocale di Todd, e "Let's Get Wild", una brillante concessione all’amore di sempre, gli Ac/Dc, richiamati da un riff e dal suono della chitarra, in tal senso, inconfondibili.

Se il groove che attraversa "With You" al galoppo di una ritmica pesantissima, è devastante come un treno merci in corsa, a rischio deragliamento, l’intensa "Pain", crea una sorta di anticlimax, aprendo le porte a una splendida ballata per pianoforte, il cui crescendo, malinconico e struggente, è una delle vette del disco.

L'album si chiude con un’ottima cover di un super classico rock, e cioè "Summer Of ‘69" di Bryan Adams, riletta in perfetto stile Buckcherry, e degna conclusione di un disco vibrante dalla prima all’ultima nota.