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REVIEWSLE RECENSIONI
10/04/2020
Le Piccole Morti
Vol. 1
Filosofia e manifesto del dolore in questo eccellente EP de Le Piccole Morti, band "noir rock" proveniente dalla provincia di Modena.

Quando sul mio desk ho trovato questo cd dallo sfondo nero con un artwork che al primo sguardo ha portato alla mia mente “Unknown Pleasures” dei miei amatissimi Joy Division, ho subito provato curiosità per Le Piccole Morti,  giovane formazione proveniente dalla provincia di Modena.

Dalle informazioni ricevute, gli autori di questo Ep intitolato “Vol. 1”, sono stati attivi dal 2010 sotto il nome di “Old Scratchiness” col quale si sono cimentati in un paio di autoproduzioni.

Dal 2017 avviene il cambio di nome che dà inizio ad un'evoluzione stilistica definita dagli stessi “Noir Rock”, o dark-wave che dir si voglia.

Testi in italiano, scura introspettività, spunti di rock alternativo, jazz, elettronica e cantautorato si amalgamano e, senza dubbio alcuno, sono le influenze più riscontrabili dall'ascolto di questo “Vol. 1” che vede tra gli ospiti, nella quinta track “Piccole Morti”, Nicola Manzan (Bologna Violenta, Ronin, Torso Virile Colossale).

Dopo lo spoken word di “Introduzione”, un solo ascolto alle restanti quattro tracce non mi basta e, con masochismo, tornano a galla disagio e sofferenze esistenziali che furono non solo “filosofia” ma il mio personalissimo “manifesto” o modus vivendi diverse decadi fa.

Il brano che più mi ha colpito sia a livello musicale che di scrittura è “Disamore”.

Un singolo dove la voce rotta di Alessandro Degl'Antoni mi ricollega a quei vocals tipici di Chris Cornell, l'indimenticato leader dei Soundgarden; un singolo che mi ha spiazzato con le sue chitarre e le sue liriche laceranti che qui di seguito condivido: “Disamore mio che faccia hai? /le lenzuola ma di dentro!/ Vivon nella mia pelle ormai/ le sento dentro e non ne parlo mai/ di quelle mille carezze sepolte qui”...

Un retrogusto amaro e tutto il dolore di una generazione nuova ma non così diversa dalla mia.

Mi aspetto che le premesse e promesse di questo “Vol. 1” vengano mantenute e portate in scena on stage e con un nuovo lavoro full length dagli arrangiamenti più coraggiosi, perché osare non è mai abbastanza…


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