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MAKING MOVIESAL CINEMA
Vice - L'uomo nell'ombra
Adam McKay
2018  (Eagle Pictures)
DRAMMATICO
all MAKING MOVIES
04/01/2019
Adam McKay
Vice - L'uomo nell'ombra
Dallo sceneggiatore e regista premio Oscar Adam McKay (La grande scommessa) arriva l’audace e sovversivo Vice - L’uomo nell’ombra, uno sguardo inedito e non convenzionale sull’ascesa al potere dell’ex vicepresidente Dick Cheney.

Attraversando mezzo secolo, il complesso viaggio di Cheney (Christian Bale), da operaio elettrico del rurale Wyoming a Presidente de facto degli Stati Uniti, offre una prospettiva interna, a volte amara e spesso inquietante, sull’uso e l’abuso del potere istituzionale. Nelle mani capaci di McKay, la dicotomia di Cheney, tra amorevole padre di famiglia e burattino politico, è raccontata con intelligenza e audacia narrativa. Guidato dalla sua straordinaria e fedelissima moglie, Lynne (Amy Adams), e avendo come mentore il brusco e spavaldo Donald Rumsfeld (Steve Carrell), Cheney si insinua nel tessuto politico di Washington DC durante l’amministrazione Nixon, diventando capo dello staff della Casa Bianca sotto Gerald Ford e, dopo cinque mandati nel Congresso, Segretario alla Difesa per George W. Bush. Nel 2000 rinuncia alla sua posizione di CEO di Halliburton per ricoprire il ruolo di vicepresidente di George W. Bush (Sam Rockwell), con l’implicito accordo che avrebbe esercitato per lui un controllo quasi totale. Le astute e segrete manovre politiche di Cheney hanno così modificato il panorama politico americano in modi che continueranno a riecheggiare per i decenni a venire. Eppure Dick Cheney è un personaggio poco conosciuto agli americani: sempre elusivo e apparentemente incomprensibile Cheney, co-presiedente virtuale di George W. Bush dal 2001 al 2009, ha piegato la storia americana al suo volere, agendo sempre nell’ombra. Stesso destino, del resto, è stato riservato a sua moglie: Cheney era la strada di Lynne verso il potere. Intelligente e ambiziosa, si rese presto conto che, essendo una donna, certe porte per lei erano chiuse, per cui, anche se avrebbe potuto manovrare da sola le leve del potere, imparò come fare in modo che qualcuno le manovrasse per lei. Viene descritto così un capitolo enorme della storia politica degli Stati Uniti, mai completamente analizzato sul grande schermo, un tassello essenziale del puzzle che permette di capire come siamo arrivati in questo momento storico, in cui il consenso politico è raggiunto attraverso la pubblicità, la manipolazione e la disinformazione. Dick Cheney era l’uomo al centro di tutto questo.

Per raccontarcelo McKay ha stratificato la narrativa utilizzando elementi non tradizionali, tra cui un narratore fuori dalle righe, la rottura della quarta parete, momenti comici surreali; e ideando persino una conversazione tra Dick e Lynn in pentametri giambici! In tal modo abbiamo un film dal genere ibrido, difficile da definire in quanto né rigorosamente drammatico né rigorosamente comico. Perfino il narratore è indefinibile: interpretato nel film da Jesse Plemons, questo personaggio ha una funzione quasi metaforica, di surrogato del pubblico; e, assumendo varie forme durante tutto il film, si avvicina a coloro i quali non sono immersi nella politica, ma semplicemente nella vita quotidiana americana. È un espediente intelligente che si intreccia con la trama e ha un forte impatto emotivo.

A rendere il tutto più forte poi, l’interpretazione di Christian Bale, la cui capacità di trasformazione continua a confermarlo come grandissimo trasformista (basti pensare a L’uomo senza sonno, Il cavaliere oscuro, American Hustle): dall’accento, alle movenze, all’aspetto, tutto è curato nel minimo dettaglio per rendere il quadro di Dick Cheney il più fedele possibile. Ha sicuramente aiutato la collaborazione con il make-up artist Greg Cannom, vincitore di diversi Oscar (Dracula di Bram Stocker, Mrs. Doubtfire, Il curioso caso di Benjamin Button). Studiato bene anche il personaggio di Lynn: Amy Adams ha dovuto interpretarlo dai suoi venti ai suoi settanta anni, renderne il desiderio di controllo, molto più che di potere; l’intelligenza, l’ambizione, l’intimità con il marito... Lynn non è solo un personaggio di sfondo ma la dimostrazione di un rapporto di collaborazione per il successo. Il terzo personaggio chiave del film è interpretato da Steve Carrell, da mentore a subordinato di Cheney, Carrell rappresenta al meglio questo passaggio da uomo di potere sfacciato e quasi immorale, a vittima ferita e vulnerabile. Del resto parliamo di un attore che ha più volte dimostrato il suo agio sia in ruoli profondamente drammatici che estremamente comici. Infine, ottima anche l’interpretazione di Sam Rockwell, in grado di trovare il “personaggio” George W. Bush, piuttosto che la sua caricatura, come hanno fatto invece molti altri. Il quadro che si vuole restituire è infatti quello dell’innocenza e della manipolazione di Bush.

Quello che ne risulta, in totale, è dunque un interessante ed insolito ritratto di un capitolo attuale ma ancora poco esplorato della storia americana.