Con Viaggio in Groenlandia il regista Sébastien Betbeder dà un seguito al suo cortometraggio Inupiluk, antecedente al film di un paio di anni, nel quale compaiono alcuni dei personaggi qui ripresi. È un film piccolo quello di Betbeder che con una commedia dai toni lievi e con due interpreti un po' smarriti che ispirano tenerezza e simpatia coglie l'occasione per mostrare splendidi scenari ghiacciati e uno stile di vita lontano dal modello europeo delle grandi città (ma anche di quelle più piccole) a contatto del quale l'amicizia tra i due protagonisti, entrambi di nome Thomas, trova una profondità più sincera ma pur sempre leggiadra.
Thomas (Thomas Blanchard) e Thomas (Thomas Scimeca) sono due amici parigini, aspiranti attori che vivono di piccoli ingaggi recuperati qua e là, si sono conosciuti a un corso di recitazione e hanno legato fin da subito. Ora sono in viaggio verso i ghiacci perenni (chissà per quanto ancora) della Groenlandia, più precisamente la loro destinazione è quella del villaggio Kullorsuaq: poche casette coloratissime circondate dal bianco abbagliante di ghiaccio e neve, località nella quale si è da tempo trasferito Nathan (Francois Chattot), il papà di uno dei Thomas, dopo la separazione dalla moglie.
Nathan tiene molto a questa visita durante la quale vuole mostrare al figlio una possibilità di vita diversa rispetto a quella del caos della città, un'esistenza più semplice dove i legami, anche con persone all'apparenza molto diverse da lui, sono più sinceri, più semplici e liberi dalle complicazioni e dalle preoccupazioni del sistema occidentale nel quale siamo tutti immersi. Tutto ciò avviene senza spreco di parole, col solo incedere della vita quotidiana, delle poche attività che il luogo offre: un po' di musica, la caccia, il cibo, la convivialità e una connessione a internet molto, molto scarsa.
Betbeder, ammantando la sua narrazione leggiadra di paesaggi abbaglianti senza per questo abusarne, racconta con eventi minimi un diverso modo di vivere. I due ragazzi afflitti dalla precarietà del mondo moderno, schiavi della rete attraverso la quale devono dichiarare le loro giornate lavorative e le loro scarse entrate per avere delle agevolazioni statali, imparano a conoscersi meglio, ad andare più a fondo nella loro amicizia e nel loro rapporto nonostante la riservatezza un po' imbarazzata di Thomas (il figlio di Nathan) che non riesce ad avere un rapporto completamente aperto col padre, convinto che di alcune cose forse è meglio non parlare.
Per i due Thomas sarà anche l'occasione per mettersi alla prova e acquistare sicurezza grazie alle nuove conoscenze, alle battute di caccia nelle quali sono chiamati a partecipare in prima persona, nel portare le loro tradizioni al popolo della Groenlandia (le crepes) e immergersi in quelle locali (il fegato di foca). L'approccio è sempre divertito, i due ragazzi sono un po' stralunati e l'incontro con la nuova situazione risulta simpatico e genuino, Viaggio in Groenlandia è un film che mette lo spettatore in una condizione di serenità e buonumore, non presenta grandi contenuti né particolari motivi d'interesse ma la simpatia impacciata dei due Thomas rende la visione più che piacevole, buona per un momento d'evasione dalla frenesia della città.