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MAKING MOVIESAL CINEMA
Valerian e la città dei mille pianeti
Luc Besson
2017  (01 Distribution)
FANTASCIENZA AZIONE
all MAKING MOVIES
23/05/2019
Luc Besson
Valerian e la città dei mille pianeti
Ovvero, quando l'occhio vuole la sua parte. Se partiamo da questo assunto, con Valerian e la città dai mille pianeti l'occhio ha di che bearsi.

È noto da diverso tempo ormai come la factory che fa capo a Luc Besson sia una delle pochissime realtà (l'unica europea?) economicamente in grado di competere con l'industria cinematografica statunitense. A suo modo Besson è un visionario capace di pensare in grande, a volte anche in maniera arrogante, magari dando l'impressione di scarsa lucidità, eppure si deve ammettere che l'omaccione francese è stato negli anni una voce fuori dal coro capace quantomeno di mettere in tavola sempre portate degne di un certo interesse, ben più abbondanti di quel che il tipico piatto da nouvelle cuisine imporrebbe. Oltre ad aver firmato piccoli cult come Nikita e Léon (le sue cose migliori), Besson è riuscito a ottenere dei buoni risultati nel campo dell'animazione (il primo capitolo della saga di Arthur e il popolo dei Minimei) senza sfigurare di fronte a prodotti di ben altro calibro, ha esplorato la fantascienza (Il quinto elemento), il kolossal storico (Giovanna d'Arco), il documentario e il racconto per ragazzi, con esiti alterni ma sempre con inalterato coraggio. Non stupisce che, forte di una certa sicumera, il regista per il suo ritorno alla fantascienza abbia puntato in alto, guardando, così si dice, proprio all'Avatar campione di incassi diretto da James Cameron (ma gli Avengers stanno arrivando).

Chi ha avuto la fortuna (?) di vedere il film in sala afferma che il lavoro fatto sul 3D sia effettivamente uno dei pochi all'altezza di essere accostato a quello del più illustre predecessore, sembra proprio che almeno per ricchezza visiva questo Valerian tenga il passo di Avatar. Ma noi, che di vedere questo film in sala poco interessava, ci concentreremo su altro. Nonostante il piglio e il comparto tecnico avveniristico e all'avanguardia, i concetti  arrivano invece dal passato, in un cortocircuito di passioni che porta Besson a seguire i suoi amori personali. L'ispirazione nasce con il fumetto Valérian creato per le pagine della celebre rivista francese Pilote nel remoto 1967. La fantascienza d'antan è stata svecchiata per una produzione rutilante che mischia input provenienti da più parti, dal punto di vista della CGI siamo su livelli decisamente alti, il film è tecnicamente impressionante pur se in qualche passaggio, probabilmente anche in maniera voluta, l'estetica scelta ha un sapore d'artificioso e costruito che fa calare un poco quel senso immersivo importante per godere al meglio di opere di questo genere, e penso principalmente a tutte le sequenze con colori saturi e tinte quasi pastello ambientate sul pianeta d'origine dei Mül, una delle migliaia di razze presenti nell'Universo narrato in Valerian. Di contro per altre scene si è optato per una resa delle creature che molto richiama gli effetti artigianali di tanto Cinema di fantascienza degli anni passati, opzione che personalmente preferisco, ce n'è quindi per tutti i gusti in un amalgama che in fin dei conti risulta armonioso. Il ritmo è molto alto, rallenta giusto sul finale per concedere spazio a qualche momento più sentito e per dare una chiusa al corteggiamento amoroso che va avanti per tutto il film tra il Maggiore Valerian (Dane DeHaan) e il Sergente Laureline (la modella Cara Delevigne)

Proprio i due interpreti sono il punto debole del film, una coppia che non avvince mai troppo, lui poco credibile con quelle borse sotto gli occhi e quel fisico un po' così, lei un po' troppo algida, dimentica di smettere i panni da super-modella di caratura mondiale (e Rhianna se la mangia in cinque minuti). Il film però si lascia guardare, non ha particolare profondità, ci dimostra ancora una volta come la razza umana sia una piaga di livello spropositato (ma questo già lo sappiamo), e alla fine intrattiene piazzando qua e là anche diversi passaggi parecchio interessanti. Rimane l'impressione che al Cinema di Besson, tranne in rare eccezioni, manchi sempre un qualcosa per decollare definitivamente, nonostante la tecnica, le scelte musicali indovinate e il ritmo giusto; forse proprio quel pizzico di profondità.


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