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REVIEWSLE RECENSIONI
13/02/2024
Steve Vai
Vai/Gash
Un disco di rock and roll grezzo, sanguigno, viscerale, tenuto nei cassetti per lungo tempo e pubblicato da Vai per omaggiare il compianto Johnny "Gash" Sombrotto, amico, sodale di scorribande motociclistiche e straordinario cantante.

Con colpevole ritardo, torniamo su un disco uscito a inizio dello scorso anno, un disco sfuggito ai radar del sottoscritto e recuperato solo in extremis. Un disco che vede protagonista, o meglio co-protagonista, il leggendario chitarrista Steve Vai, alle prese con qualcosa che nessuno si sarebbe mai aspettato: cimentarsi con l’hard rock grezzo e operaio in stile anni '70, tutto grandi riff, ritmi trascinanti, e ganci vocali, allo scopo di onorare la memoria di un amico scomparso da tempo.

Vai è uno dei chitarristi tecnicamente più abili emersi nel secolo scorso, e la sua musica è originale, sperimentale, ricca di armonie complesse e di un senso per la melodia quasi ultraterreno. Ma di tutto ciò, in questo album, non vi è traccia. Qui, troverete solo otto canzoni destinate a essere ascoltate a rombante velocità, otto tracce scritte e registrate nel 1991, in solo due settimane, quando Vai, provetto motociclista, si era messo in testa di scrivere musica ispirata alla sua Harley – Davison, alla gioia di guidare senza una meta e ai suoi amici dell’epoca. Uno, in particolare: il suo nome è Johnny "Gash" Sombrotto.   

 

Vai, ai tempi, era appassionato di moto, e, tramite un comune amico, fece la conoscenza di Sambrotto, un altro patito di due ruote, con cui strinse subito un forte legame. Nel 1977, all'età di 21 anni, Sombrotto ebbe un grave incidente che gli procurò gravissime ustioni. I medici dissero alla sua famiglia che aveva ustioni di terzo grado su oltre il 60% del corpo e che, se fosse sopravvissuto, c'era una forte possibilità che avrebbe perso il braccio destro e la gamba sinistra. Sambrotto, però, ha lottato strenuamente e dopo un mese è stato finalmente dimesso dall’ospedale, senza alcuna amputazione, ma con estese cicatrici al volto, al collo, alle braccia e al petto. Gash risalì quasi subito sulla sua Harley e nonostante il fisico fiaccato dall’incidente e il corpo piagato dalle ustioni, continuò a coltivare la sua passione.

Sambrotto, però, era anche un cantante dilettante e a seguito dell’amicizia con Vai, fu invitato in studio per poter cantare sulle canzoni che erano già pronte per essere registrate. I risultati furono sorprendenti. Gash era un cantante straordinario con una voce graffiante e così potente da far tremare uno stadio. Purtroppo, però, non si andò oltre una prima sessione di registrazione: Vai era sommerso di impegni e, successivamente, il 7 settembre del 1998, arrivò la notizia che Gash era morto in un altro incidente motociclistico. Scoraggiato, il chitarrista accantonò le canzoni e andò avanti con la sua vita e la sua carriera.

 

Nel 2023, Vai ha finalmente deciso di rendere pubblico quel disco accantonato per così tanti anni. E per fortuna. Perché questo è un vibrante album di rock and roll killer, che mette in mostra la chitarra ritmica e le capacità di scrittura di Steve, così come la sua capacità di lasciare andare gli orpelli musicali, che sono i segni distintivi del suo stile, e suonare parti di chitarra semplici e dirette, con l’approccio da membro di una band, e non da funambolico leader.

Gash è la vera star, il protagonista assoluto, grazie a una voce da rocker di lungo corso. La voce di Sombrotto è esplosiva e immediatamente coinvolgente, e lascia intravvedere consumate capacità da frontman. Vai si pone al suo servizio, insuffla elettricità che Gash trasforma in un rock battagliero, sanguigno, spumeggiante come una pinta di quella buona. E chi ama Vai, si sorprenderà in queste tracce ad ascoltare una chitarra influenzata dal blues, essenziale, figlia di una musica che usciva regolarmente dagli stereo delle auto negli anni '70.

Grazie anche al breve minutaggio, non esistono riempitivi o momenti di stanca, e viene da chiedersi, vista l’alchimia fra i due, cosa sarebbe successo se questo progetto avesse potuto avere vita lunga.