At last, my love has come along
My lonely days are over
And life is like a song
(Etta James, “At Last”, 1960)
Non conoscevo Kaz Hawkins fino a poco tempo fa. Una voce incredibile che si perdeva nel marasma di proposte anonime e mediocri ma che aveva certamente ricevuto attenzioni, premi e considerazioni, ma non dall’Italia, dove è ancora un nome quasi del tutto sconosciuto. Ci vorrebbe un libro intero per raccontare tutta la sua storia, fatta di sconfitte e ripartenze, umiliazioni e riconquiste. Parliamo del caso in cui la musica si fonde totalmente con la persona che la canta, e non parliamo di un lavoro ben eseguito ma di una necessità di esprimere la propria essenza e una clamorosa urgenza di vivere. Per questo motivo è corretto inserire questo Until We Meet Again nel genere “blues”, grazie ad una voce intensa ed emozionante, che colpisce subito e ti fa entrare in un mondo in cui è veramente facile riconoscersi.
Kaz nasce nel 1973 in Irlanda del Nord e non ha una vita semplice: abusi di droghe, depressione, violenza domestica e la consapevolezza di essere sconfitta, pur continuando a combattere, senza trovare la sua vera voce. La Hawkins canta per più di vent’anni in alcune cover band, ma dopo tante disavventure decide di prendere coraggio e cominciare a raccontare in versi la sua vita, nel bene e nel male. Arrivano i primi dischi solisti e riconoscimenti di valore, fino al trasferimento nella campagna francese e l’uscita di una fortunata raccolta nel 2022, My Life And I, per la Dixiefrog Records. Un nuovo inizio che prosegue con un quarto lavoro in studio fortunato e che mostra tutte le anime della cantautrice nordirlandese.
Until We Meet Again vede la Hawkins contornata da una band compatta e finalmente stabile, ideale supporto per le qualità vibranti della sua voce. Già nota per l’intensità con cui interpreta le ballate soul più tormentate e romantiche, in questo album decide di andare oltre, oscillando tra blues, gospel, pop e rock, ma tenendo tutto insieme grazie a un timbro che è “blues” nella sua essenza più intima e reale. In tutto questo, il gruppo non si fa annullare dalla possanza della sua leader, ma evidenzia grande qualità e gusto, soprattutto negli interventi chitarristici di Stef Paglia, sempre elegante ma di grande creatività.
L’elemento celtico e folk tipico dell’Irlanda è sempre presente, anche se sottotraccia e ben inserito nel contesto, senza risultare ridondante o invasivo. Spesso siamo nei paraggi del migliore Van Morrison, ma le influenze vanno e vengono, lasciando come assoluta protagonista la personalità assoluta di Kaz Hawkins, che non ha bisogno di effetti speciali o produzioni altisonanti.
Il gospel iniziale di “Pray To” sembra molto canonico, ma evolve in una coda strumentale che straborda di rock anni settanta, mentre “Get Up And Go” è un blues sinuoso e pulsante, in cui la voce e i musicisti collaborano per creare una atmosfera di grande intensità. Ogni brano offre pulsioni e colori ricchi e diversi, tra le lievi malinconie di “Lonely Boy” e la fiera dichiarazione d’intenti di “Standing Tall”, dolorosa ballata in cui emerge tutto il passato di abusi subiti, e la consapevolezza di aver superato tutto il male possibile, sempre con dignità e passione. Si balla dolcemente in “I Gotta Be Me”, mentre il ritmo diventa danzabile e scanzonato nella title track, dove torna la splendida coesione tra voce e strumentisti. E la voce che rende ogni passaggio degno di essere ascoltato e vissuto, da quello più retorico e strappalacrime, a momenti più ritmici e sanguigni, come nella vibrante “Get The Jack From The Bottle”, ma la band non la lascia mai sola.
Until We Meet Again è un disco da vivere senza paure e trasuda emozioni che rimangono impresse come tatuaggi sulla pelle. Classico e insieme modernissimo.
Date una possibilità a Kaz Hawkins, e se trovate un suo concerto nei paraggi, andateci.
Come nel disco, c’è un brano in più alla fine. “One More Fight” è la riedizione di “Lipstick And Cocaine”, una storia di rinascita in cui è la speranza alla fine, a vincere.
Rossetto e cocaina, mi fanno male al cervello
sdraiandomi, oh mia testa, senti il mio dolore
un uomo in uniforme alla porta mi dice
"Vieni con me tesoro, andrà tutto bene"
Dice vieni a ballare con me, andrà tutto bene
Dice, puoi farlo, è solo un'altra battaglia
Rossetto e cocaina lungo i fiumi dell'inferno
Porte troppo sbarrate nessuno ti sente urlare
Un colpo alla porta del medico che dice
"Vieni con me, tesoro, ti farò star bene"
E mi ha fatto bene
Rossetto e cocaina, è tutto ciò che posso vedere
Disperse le promesse, signore questo non può essere reale
Una voce dalla luce oltre la porta dice
"Vieni con me figlia, è ora di lasciare questo posto"
Ora di andare
Mia madre dice...
Vieni, vieni a ballare con me figlia, andrà tutto bene
Lei dice, tu, puoi farlo, è solo un'altra battaglia
Rossetto e cocaina mi facevano male al cervello
Rossetto e cocaina
"Non tornerò più"