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REVIEWSLE RECENSIONI
04/08/2023
Kaz Hawkins
Until We Meet Again
Una ragazzina di Belfast che cantava nel coro della chiesa e adorava Etta James. Una donna che ha avuto mille vite e nella sofferenza ha trovato la musica come la migliore delle risposte. Una voce che racconta tutte le sue disavventure, senza tralasciare nulla. Nuda emozione che tocca l’anima di chi ha il coraggio e di ascoltare. Benvenuta, anzi bentornata Kaz Hawkins.

At last, my love has come along

My lonely days are over

And life is like a song

(Etta James, “At Last”, 1960)

 

Non conoscevo Kaz Hawkins fino a poco tempo fa. Una voce incredibile che si perdeva nel marasma di proposte anonime e mediocri ma che aveva certamente ricevuto attenzioni, premi e considerazioni, ma non dall’Italia, dove è ancora un nome quasi del tutto sconosciuto. Ci vorrebbe un libro intero per raccontare tutta la sua storia, fatta di sconfitte e ripartenze, umiliazioni e riconquiste. Parliamo del caso in cui la musica si fonde totalmente con la persona che la canta, e non parliamo di un lavoro ben eseguito ma di una necessità di esprimere la propria essenza e una clamorosa urgenza di vivere. Per questo motivo è corretto inserire questo Until We Meet Again nel genere “blues”, grazie ad una voce intensa ed emozionante, che colpisce subito e ti fa entrare in un mondo in cui è veramente facile riconoscersi.

Kaz nasce nel 1973 in Irlanda del Nord e non ha una vita semplice: abusi di droghe, depressione, violenza domestica e la consapevolezza di essere sconfitta, pur continuando a combattere, senza trovare la sua vera voce. La Hawkins canta per più di vent’anni in alcune cover band, ma dopo tante disavventure decide di prendere coraggio e cominciare a raccontare in versi la sua vita, nel bene e nel male. Arrivano i primi dischi solisti e riconoscimenti di valore, fino al trasferimento nella campagna francese e l’uscita di una fortunata raccolta nel 2022, My Life And I, per la Dixiefrog Records. Un nuovo inizio che prosegue con un quarto lavoro in studio fortunato e che mostra tutte le anime della cantautrice nordirlandese.

Until We Meet Again vede la Hawkins contornata da una band compatta e finalmente stabile, ideale supporto per le qualità vibranti della sua voce. Già nota per l’intensità con cui interpreta le ballate soul più tormentate e romantiche, in questo album decide di andare oltre, oscillando tra blues, gospel, pop e rock, ma tenendo tutto insieme grazie a un timbro che è “blues” nella sua essenza più intima e reale. In tutto questo, il gruppo non si fa annullare dalla possanza della sua leader, ma evidenzia grande qualità e gusto, soprattutto negli interventi chitarristici di Stef Paglia, sempre elegante ma di grande creatività.

L’elemento celtico e folk tipico dell’Irlanda è sempre presente, anche se sottotraccia e ben inserito nel contesto, senza risultare ridondante o invasivo. Spesso siamo nei paraggi del migliore Van Morrison, ma le influenze vanno e vengono, lasciando come assoluta protagonista la personalità assoluta di Kaz Hawkins, che non ha bisogno di effetti speciali o produzioni altisonanti.

Il gospel iniziale di “Pray To” sembra molto canonico, ma evolve in una coda strumentale che straborda di rock anni settanta, mentre “Get Up And Go” è un blues sinuoso e pulsante, in cui la voce e i musicisti collaborano per creare una atmosfera di grande intensità. Ogni brano offre pulsioni e colori ricchi e diversi, tra le lievi malinconie di “Lonely Boy” e la fiera dichiarazione d’intenti di “Standing Tall”, dolorosa ballata in cui emerge tutto il passato di abusi subiti, e la consapevolezza di aver superato tutto il male possibile, sempre con dignità e passione. Si balla dolcemente in “I Gotta Be Me”, mentre il ritmo diventa danzabile e scanzonato nella title track, dove torna la splendida coesione tra voce e strumentisti. E la voce che rende ogni passaggio degno di essere ascoltato e vissuto, da quello più retorico e strappalacrime, a momenti più ritmici e sanguigni, come nella vibrante “Get The Jack From The Bottle”, ma la band non la lascia mai sola.

Until We Meet Again è un disco da vivere senza paure e trasuda emozioni che rimangono impresse come tatuaggi sulla pelle. Classico e insieme modernissimo.

Date una possibilità a Kaz Hawkins, e se trovate un suo concerto nei paraggi, andateci.

 

 

BONUS TRACK

Come nel disco, c’è un brano in più alla fine. “One More Fight” è la riedizione di “Lipstick And Cocaine”, una storia di rinascita in cui è la speranza alla fine, a vincere.

Rossetto e cocaina, mi fanno male al cervello

sdraiandomi, oh mia testa, senti il mio dolore

un uomo in uniforme alla porta mi dice

"Vieni con me tesoro, andrà tutto bene"

 

Dice vieni a ballare con me, andrà tutto bene

Dice, puoi farlo, è solo un'altra battaglia

 

Rossetto e cocaina lungo i fiumi dell'inferno

Porte troppo sbarrate nessuno ti sente urlare

Un colpo alla porta del medico che dice

"Vieni con me, tesoro, ti farò star bene"

E mi ha fatto bene

 

Rossetto e cocaina, è tutto ciò che posso vedere

Disperse le promesse, signore questo non può essere reale

Una voce dalla luce oltre la porta dice

"Vieni con me figlia, è ora di lasciare questo posto"

Ora di andare

 

Mia madre dice...

Vieni, vieni a ballare con me figlia, andrà tutto bene

Lei dice, tu, puoi farlo, è solo un'altra battaglia

 

Rossetto e cocaina mi facevano male al cervello

Rossetto e cocaina

"Non tornerò più"