Uncut Gems è l'ultimo film dei fratelli Safdie, quelli che sono riusciti a riabilitare Robert Pattinson con Good Time, quelli che in Heaven Knows What (è un caso che lo abbia definito una gemma grezzissima nel mio post? No? Ma che caso!), dicevo quelli che in Heaven Knows What hanno parlato di una coppia di tossicodipendenti fra i tossicodipendenti di New York. Insomma, una coppia di registi molto indie, molto cool, che ora sono riusciti a riabilitare pure Adam Sandler.
Sì, lui: ADAM SANDLER! Capito, quel comico che non fa ridere, quel comico abbonato a commediacce tra il volgare e il sempliciotto, che ho nella mia lista nera assieme a Tom Cruise. Nemmeno Paul Thomas Anderson ce lo aveva fatto uscire, perché, sì, lo ammetto, ok LO AMMETTO!, pure in Ubriaco d'amore lo avevo odiato.
Ora, non che qui si riesca a volergli bene.
Proprio no.
Irrita quasi più del solito.
Di più.
DI PIÙ!
Perché non fa che urlare, che muoversi, che non starsene mai zitto per due-ore-due, lui -Howard- un gioielliere di New York, un gioielliere ebreo di New York se vogliamo star qui a dividere il mondo in razze e in distretti visto che siamo nel Diamond District di Manhattan.
Un gioielliere ebreo di New York che ha le mani in pasta un po' ovunque, che cerca di fare affari, di fare scommesse, di essere sulla cresta dell'onda ma niente, non ce la fa a starsene zitto, a starsene buono, a starsene fermo, e quindi ogni suo affare sembra andarsene in malora.
Ora c'ha una gemma, un diamante (o opale, amici di Netflix, che è?) che vale almeno un milione. Ma che fa? Lo mostra al giocatore di basket Kevin Garnett (che è lui, sì, proprio lui che interpreta se stesso) e questo ci casca praticamente dentro, ci vede una storia, ci vede un portafortuna che deve avere! Ma Howard lo ha promesso ad un'asta, deve farci un milione, ma Garnett lo vuole, glielo chiede in prestito, e allora Howard capisce che qualcosa quella pietra fa, e scommette tutto su Garnett, ma c'ha debiti Howard che deve pagare, debiti che mandano in fumo quella scommessa, e impegna orologi, impegna anelli, tradisce la moglie e si fa tradire dalla fidanzata/amante che è uno splendore, ancor più perché è l'esordiente (ESORDIENTE!) Julia Fox che qui se la fa con The Weeknd, sì, proprio lui, The Weeknd. E Howard finisce nudo nel suo bagagliaio, per correre a Philadelphia, per urlare URLARE! contro chi le aste le organizza, per fregarsi da solo a quell'asta e per scommettere tutto, TUTTO!, un'altra volta.
E corre, Howard, corre e urla, URLA! E non lo sopporti più, fatichi a starci dietro, fatichi a stare dietro al ritmo impressionante che i Safdie creano e mantengono, finisci quasi senza fiato per il mondo realistico che creano, un mondo dell'apparenza (un'apparenza brutta, fatta di oro, di luccichii, di plastica pure all'interno di una famiglia), finisci per volere che Howard se ne stia un attimo zitto, che la finisca di correre, di non fermarsi, di volere ancora di più, che la smetta di urlare, di URLARE!
E succede che proprio lì, quando Howard non urla più, non sai se urlare di gioia tu o startene lì, zitta, zitta e triste e pure dispiaciuta mentre partono dei titoli di coda fichissimi sulle note di Gigi D'Agostino, GIGI D'AGOSTINO!
E ti ritrovi a capire perché Adam Sandler è stato sulla bocca di tutti, pure in quella di Jennifer Aniston che lo voleva ai Sag Awards.
Ti ritrovi lì, con il cuore che va a mille per quell'ultima mezzora che va a mille, in cui credi di essere preparata al peggio ma speri nel meglio, o nel peggio, non lo sai nemmeno tu ormai.
E sei lì, con il cuore che non vuole fermarsi, con l'adrenalina, il fastidio, lo stupore che ti ha dato un film che vorresti odiare ma che invece ti sta facendo battere così forte il cuore. Così FORTE, capito?
E li odi, i Safdie, li ringrazi, anche. Però!
Che film, che corsa, che URLA!