“Le parole indifferenza, illusione, situazione fanno parte dell'essere soli e dobbiamo accettarlo, ed una canzone o non canzone, può esser la via per donare momenti di vita”. (A. Antolini)
Una chiesa ed un pub. Luoghi di massa come altri. Luoghi che sono stati voluti privi di massa, inerte o pensante che sia, privi di voci, luoghi solitari e vuoti, come la condizione primigenia dell’esistenza stessa. La contrapposizione tra il tutto e il nessuno, tra l’omologazione che AGA definirà meglio con adeguamento ed il silenzio che circonda l’io, che è l’io stesso, che è solitudine esistenziale… momenti di vita celebrati attraverso, questa volta, una non canzone. Su LOUDD lanciamo in ANTEPRIMA il nuovo video e il nuovo singolo di AGA, ovvero Alessandro “Gomma” Antolini, che torna sulle scene con “Dream On”, un nuovo Ep che arriverà in autunno e che ci anticipa oggi con questo singolo titolato “Questa non è”.
“'Questa non è' crea un'illusione dettata dalla situazione. 'Questa non è' è un elogio al trovare la situazione giusta anche se solo soli" (A. Antolini)
Pensieri profondi, sicuramente non sono forme estetiche banali ed immediate, non c’è nulla di casuale ma tutto corre su un filo sottile di provocazione estetica, di analisi sensoriale e di consapevolezza percettiva di sé. Il video ufficiale diretto da Enrico Zavalloni, sposando a pieno i suoni digitali con quello sfacciato appeal anni ’90, è capace di trasportarci in un non luogo, sospesi tra una lirica al tempo stesso immediata e onirica. L’ho chiamata aporia dello scopo canzone: rivolgersi a qualcuno pur sapendo di non trovare qualcuno. Non esiste pubblico oggi, non esistono profondità, non esistono curiosità. E AGA, in direzione ostinata e contraria, celebra tutto questo, forse come a celebrare il momento di vita che esiste a prescindere dalle masse e dalla condivisione… e qui su LOUDD siamo sempre affamati di quel che accade oltre se stessi, di chi - sempre per devozione alla direzione che più gli appartiene - opera l’arte e la genera con l’unica presunzione di osservare ciò che i più chiamano vita. O quanto meno un momento di essa. Adeguarsi al dialogo è solo una delle tante direzioni possibili. Sapevo che sarebbe stata una difficile intervista… ho sperato di esserne all’altezza…
Vorrei partire da una riflessione un po’ troppo filosofica forse, ma di grande attualità… spero… è interessante questo equilibrio precario che esiste tra l’esserci e l’illusione. Questo brano celebra, se vogliamo, un’aporia dello scopo in sé di una canzone. Rivolgersi a qualcosa o qualcuno pur sapendo - oggi soprattutto - di incontrare la sua totale invisibilità, per non parlare di indifferenza. In altre parole oggi che alla canzone restituiamo indifferenza, non dandole uno scopo che senso le resta? Le possiamo chiamare ancora canzoni secondo te?
Non mi sono posto troppe domande quando ho scritto questa NON CANZONE, ho composto di getto tematiche semplici e difficili, reali ed irreali dove la parola, il suono, la voce possono essere di tutti perché tutti possiamo essere una CANZONE. Le parole indifferenza, illusione, situazione fanno parte dell'essere soli e dobbiamo accettarlo, ed una canzone o non canzone, può esser la via per donare momenti di vita.
In generale secondo te, qualcosa esiste perché lo attesta chi è destinatario di quel qualcosa? O pensi che si possa esistere a prescindere lasciando ai destinatari la scoperta, l’accorgersi, la voglia di conoscere?
Possono coesistere entrambe anche se prediligo la scoperta o la curiosità e quindi non sentirsi mai appagati nella ricerca.
Parliamo di illusione della condivisione… possiamo collegare questo concetto a quanto detto sopra o è da attribuirgli un’altra chiave di lettura?
In questo brano l’illusione è contrapposta alla situazione ed alla situazione diamo la responsabilità di tutto ciò che ci accade durante il giorno mentre l'illusione deve rimanere la speranza di viverle al meglio.
C’è un retrogusto assai sacrale in questo brano. Complice anche il video ma soprattutto il mix di questa voce che ha un qualcosa di cattedratico… non so se mi sbaglio o se è una direzione voluta… che mi dici?
In questo brano non racconto verità quindi mi sono concesso la possibilità di avere toni perentori senza volti, senza fisicità dove il sentire un suono, un timbro vocale compare come ciò che il flusso di coscienza ti regala.
Elettronica. Tu che nasci e vivi da oltre 20 anni come un musicista “analogico” … soprattutto analogico… come ti rapporti al suono sintetizzato dalle macchine? Soprattutto come ti rapporti con l’estrema precisione di questi?
Sono un batterista che ama il suono sintetizzato da sempre. La musica elettronica può essere ricca di ritmica anche se non propriamente effettuata da strumenti percussivi e può essere immaginata una ritmica quando questa non esiste. Il connubio fra musica acustica e musica elettronica è la forma che mi appaga maggiormente.
La precisione non mi preoccupa affatto purché sia sempre assistita dalla dinamica che ne contraddistingue le cadenze generando sentimenti ripetibili anche sempre uguali ma non robotici.
Parliamo dunque di questo video che tra l’altro cita direttamente un periodo - gli anni ’90 - in cui la dance e soprattutto l’elettronica sembravano il futuro. Perché questa citazione? Che periodo è stato per te?
Era Il periodo dell'assimilazione compositiva per me, concretamente accesa da band come Primal Scream e Bluvertigo. I miei anni '90 sono stati un riassunto di rock, elettronica e dance che si contaminavano fra loro.
Un brano dalla forma assai sghemba di canzone. Mi incuriosisce sempre tantissimo assistere a soluzioni che prescindano dall’intramontabile cliché della strofa e del ritornello. Parlami invece delle tue forme…
Sono partito da una costruzione istintiva che si evolve attraverso la scelta di suoni o meglio di mondi sonori. Successivamente ho scelto la mia lingua madre in contrapposizione al precedente disco (R[Evolution]) lasciando comunque frasi evocative dove è evidente il passaggio fra quotidianità e stati d' animo.
Il ritornello esiste ma non racchiude verità perciò deve essere assimilato come adeguamento a pensieri che non raccontano ma evocano un mondo interiore fatto di sensazioni vissuti nel qui ed ora.
Posso farti una domanda che spero ti faccia sfogare come penso che tu abbia voglia di fare? Quanta omologazione c’è dietro l’espressione artistica che di suo dovrebbe celebrare l’individualità, la soggettività?
Non credo si tratti di omologazione ma solo di trasformazione dell'individualità che tiene conto di tutto il mondo che ci circonda e ci spinge ad affrontare continui adeguamenti a ciò che viviamo. La soggettività è in ognuno di noi perciò chi scrive canzoni può cercare di essere uno dei tanti dove tanti ci si ritrovano.
Chiudiamo lanciando il video di “Questa non è”. Arriverà un EP in autunno, “Dream On”. Perché un EP e cosa ci troveremo custodito? Se possiamo ambire a qualche anticipazione...
Preferisco lasciare tutto da scoprire. Mi piace pensare che l'ascoltatore si incuriosisca ad AGA e quindi voglio uscire con oculatezza.