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MAKING MOVIESAL CINEMA
Una Donna Fantastica
Sebastián Lelio
2017  (Lucky Red)
DRAMMATICO
all MAKING MOVIES
01/12/2017
Sebastián Lelio
Una Donna Fantastica
Alla fine, quindi, Una donna fantastica è né più né meno che un tranche de vie, il racconto di una donna chiamata a rinascere per la terza volta, e solo con le sue forze, chiamata a far sentire la sua voce.

È il giorno del compleanno di Marina.
Orlando, il suo fidanzato, ha una bella sorpresa, un bel regalo: un viaggio alle cascate di Iguazu.
Ha dimenticato i biglietti, però, chissà dove. L'età avanza, ma non se ne vuole fare un cruccio, non oggi, non ora che la sua fidanzata molto più giovane partirà con lui.
Lei, bellissima, canta e lo ammalia, festeggia timida al ristorante orientale dove ha prenotato, bevono, fumano un po', fanno l'amore.
Ma durante la notte, Orlando si sveglia, è in stato confusionale, cade dalle scale, Marina lo soccorre, lo porta all'ospedale, ma lì, muore.
Un dramma.
Ora che il loro amore procedeva a gonfie vele.
Un dramma nel dramma se una fidanzata più giovane si trova a fare i conti con la famiglia di lui, che ovviamente non la sopporta, non la vuole nemmeno vedere, la vuole tenere fuori dai preparativi del funerale e pure dall'appartamento in cui si era appena trasferita.
Un dramma nel dramma se Marina non è sempre stata Marina, ma è stata prima Daniel. Un uomo, sì. Portando scompiglio, scandalo, in quella famiglia, con quell'amore.
Da una trama simile ci si aspetta un dramma, ovviamente, di quelli seri e pesanti, ma solidi, che va a raccontare di paure e di violenze, di discriminazione e di pregiudizi. Che coinvolgono non solo quella famiglia composta da un fratello che un po' di fascino lo subisce, da una ex moglie fintamente aperta, in realtà ferita nel suo orgoglio piccolo borghese, e da un figlio quanto mai ignorante e stronzo.
Ma questi pregiudizi coinvolgono pure i dottori che di un transessuale non si fidano e pure la polizia che indaga su quelle ferite e cerca un'altra verità, non credendo a quella più semplice dell'amore.
La sorpresa però, è che Una donna fantastica solo dramma non è.
Ci sono momenti di tagliente ironia, ci sono soprattutto momenti onirici, con fantasmi che appaiono, con balletti a lume di strobo in discoteca, con folate di vento che immobilizzano.
Marina, nella sua elaborazione del lutto, fa di testa sua, non ascolta la sua, di famiglia, non se ne sta zitta in un angolo, ma è costretta ad affrontare la sua natura per avere qualcosa di più, anche se è niente.
Alla fine, quindi, Una donna fantastica è né più né meno che un tranche de vie, il racconto di una donna chiamata a rinascere per la terza volta, e solo con le sue forze, chiamata a far sentire la sua voce. Portando con sé i difetti di un genere (la non evoluzione della trama, l'osservazione di giornate uguali ma diverse) come i pregi (tutto, ma proprio tutto sta nelle spalle forti di Daniela Vega).
Più che alla sceneggiatura (che qua e là fa sentire il suo peso), da premiare a Berlino sarebbe stata la regia tanto frizzante quanto solida di Sebastiàn Lelio, la fotografia sublime di Benjamin Echazarreta e la colonna sonora, che si fa portante, che si fa ironica, con un tema leitmotiv che non esce dalla testa e un uso quanto mai appropriato di (You make me feel like) A natural woman.