Un Valzer tra gli Scaffali resta un film non facile, quasi asettico se lo si prende per il verso sbagliato, più freddo del necessario, pure, con quel protagonista silenzioso e dalla faccia un po' così.
I supermercati si sa, non sono certo il massimo del romancitismo. Freddi, asettici, ingombri di prodotti, non sono l'ambiente ideale in cui far nascere una storia d'amore né ambientare un film. Ma, guardando Un Valzer tra gli Scaffali, si cambia idea. Siamo in un grande supermercato tedesco, in un discount dal magazzino infinito, in cui nei grandi corridoi ci si muove con il muletto e in cui lavorano quelli che sembrano numeri: invisibili formiche operaie dalla divisa blu che nascondono invece sogni, speranze, passati e presenti difficili. Chiusi lì da mattina a sera, hanno creato gruppi, comunità, zone e nazioni, tra Oceani in cui stanno i pesci, Siberie che sono aree freezer e reparti specificatamente divisi. Qui entra Christian, il novellino, che parla poco e lavora molto. Timido, schivo, da subito protetto da Bruno, nasconde una storia che non vuole raccontare e un corpo ricoperto di tatuaggi. Già dal primo giorno vede Marion e se ne invaghisce. La loro quotidianità è fatta di caffè offerti, di chiacchiere unilaterali, di scambi di favore, con il Natale ad unire, piccoli avvenimenti che spezzano una routine difficile da sopportare. Basta una patente da mulettista per festeggiare, basta un giorno in cui Marion non c'è a cambiare tutto. Chiusi in quel supermercato viene da pensare che l'aria possa mancare come manca la luce del sole. Invece Thomas Stuber trasforma tutto nei toni di una fiaba, grazie alla musica che come per magia si sposa a movimenti di macchine in quel magazzino, con i colori, la geometria, a fare la differenza. Così dispiace un po' quando nella seconda parte da quel supermercato si esce, vagando per strade luminose, in case sconsolate, in bar sporchi. L'equilibrio ne risente, ma giusto un po', perché a tenere fede è quell'amore che vediamo nascere e crescere, quell'amicizia che è sincera, nonostante tutto, con il contorno di colleghi particolari e variegati. Un Valzer tra gli Scaffali resta però un film non facile, quasi asettico se lo si prende per il verso sbagliato, più freddo del necessario, pure, con quel protagonista silenzioso e dalla faccia un po' così. Ma per fortuna a questi strani protagonisti e al loro strano ambiente ci si affeziona, e alla fine, con un pizzico di poesia, si arriva davvero a sentire il mare.