Bonvi, per quasi tutti – e per diversi senza leggerne la firma sulle vignette risulta ancora più anonimo – fu solamente l’autore delle Sturmtruppen, o meglio della “striscia” a fumetti omonima.
In ragione del loro formato, essenzialmente autoconclusivo, e del contenuto satirico, non è così azzardato dire che se il loro creatore fosse nato negli USA egli sarebbe stato paragonabile a Garry Trudeau, autore di Doonesbury.
Invece no.
Qualcuno lo confonde, Bonvi, anche con Silver, creatore di Lupo Alberto, suo allievo.
Un bel tipo Bonvi (ovvero Franco Bonvicini), biondo e teutonico[1], bravo e alla mano.
Ma erano anni, gli ultimi ’70 e poi gli ’80 del secolo scorso, in cui già sembrava faticoso affrancare e poi glorificare Hugo Pratt e – per i già finti giovani – Andrea Pazienza[2] fra i fumettisti[3], mentre si sperava che Frigidaire potesse fare la rivoluzione almeno nei cartoon. Figuriamoci, dunque, uno che “faceva fumetti da ridere”[4].
Bonvi era di quelli che non mancava mai a Lucca quando Lucca era nota solamente per il salone dei fumetti (o “comics”) annuale, che si celebrava in città a cavallo tra ottobre e novembre ancora nella Piazza del Giglio.
Bonvi muore male – investito per strada a Bologna, nella notte fra il 9 e il 10 dicembre 1995[5] - ma ancora abbastanza integro (un articolo de Il Fatto Quotidiano dichiara: “Lui che come il suo amico Hugo Pratt aveva la cirrosi dietro l’angolo”), dunque almeno non del tutto inviso agli dei: aveva quasi 55 anni.
Ecco, almeno questo Bonvi se lo merita.
ADDENDUM
Che il post fosse poco più che un abbozzo, è evidente a tutti, prima di tutto a me, e del resto chiudevo con un “almeno”.
Poi, in una domenica autunnale del 2014, incappai in ciò che probabilmente cercavo, ma in una edizione successiva e quindi meno pregiata: cioè il libro intitolato Bonvi nella collana “I cartoons in grande” della Editoriale Corno, anno 1975.
La bella prefazione di Luciano Secchi[6] sarebbe da riprodurre tutta. Sarebbe in realtà da ristampare il volume o meglio partire da esso per un’opera corposa, dedicata a un fumettista veramente internazionale.
Bonvi è stato uno di quelli che aveva letto, molto più del consentito, ma non lo dava a vedere.
Prova ne sia questo buffo fumetto (che riproduco qui con le caratteristiche esatte, maiuscolo e grassetti e corpo tipografico) che esce dalla bocca di Bonvi in una fotografia in bianco e nero a tutta pagina[7] in cui lui è in divisa da carrista: “LES HOUSARDS A LA CAMPAAAAGNE! MANG’NT LES POUL’S ET LE CHAPONS LAISS’NT LES OS POUR LES DRAGONS LES HOUSAAAARDS!.”.
Puro Roger Nimier.
[1] Cercate il libro Sturmtruppen – Il mondo secondo Bonvi, Milano, Rizzoli, 2005, che ha degli inserti biografici e iconografici imperdibili, anche per un profilo più tridimensionale del loro Autore. Il fatto che io lo comprassi come remainder qualche anno fa non induce a ottimismo nel suo reperimento. Nel 2010 (rieditato in nuova edizione nel 2012) è uscito un volume analogo per i tipi della Salani (Milano): SuperSturmtruppen, con maggiori contenuti fumettistici e minori approfondimenti. Insomma, l’uno compendia l’altro. Per completezza, rammento anche il sito www.bonvi.it.
[2] Come è noto, io sono un tamburiniano e quindi non allineato fra i non allineati.
[3] Hugo Pratt si fregiava di essere fumettaro la prima volta che gli parlai, poi si inventò quella monata – forgive my Venetian – della letteratura disegnata e tutti a sbrodolarsi addosso.
[4] Per chi volesse tentare investigazioni ulteriori, indico: BONVI, Ultime lettere delle Sturmtruppen, Milano, Editoriale Corno, 1978 e Giorgio FERRARI, Sturmtruppen – Il fumetto di satira antimilitarista, Gammalibri, 1981.
[5] Come spesso accade per le morti dopo il tramonto la datazione è incerta.
[6] Meglio noto come Max Bunker.
[7] La 4.