America, terra di sogni e sognatori.
Terra di nuovi mondi, di fiabe che si realizzano, e si trasformano pure in mete altrettanto da sogno.
Ma ai margini?
Ai margini, c'è chi quei sogni continua a sognarli, rimanendo però infognato, impantanato con la sua vita in un motel da mezza stella, in cui pagare l'affitto ogni settimana diventa un'avventura, una fatica.
Succede a Halley e a sua figlia Moonee.
Succede a tante altre famiglie, dai lavori precari, dai lavori arrabattati, che finiscono presto o già sono nella rete dello spaccio, dello sballo, della prostituzione.
Tutto a un passo da quel sogno, da quel mondo zuccheroso che è Disneyland.
Siamo in Florida, se non si fosse capito.
Siamo in un motel che sotto la vernice rosa sgargiante tenta di camuffare la sua vera natura di motel per poveracci che non si possono permettere una casa.
Qui cresce Moonee, libera e felice, senza regole, senza controllo.
La seguiamo, la vediamo rubare, urlare, usare a piacimento gli altri, compiere piccoli e grandi atti di vandalismo, urlare ancora, mettere a dura prova la pazienza del manager Bobby, fregandosene delle regole sempre e comunque. Ovvio, se hai una madre che ti lascia fare quel che ti pare, che già lei fa quel che le pare, incurante e inconsapevole, procurandosi come può i soldi per andare avanti.
Ora, ci si può dividere in due categorie: chi resta colpito da una bambina talmente strafottente, da una madre così ben in parte nel suo ruolo, vedendo la loro vita senza troppi pregiudizi, seguendo i tentativi di starsene fuori dai giri più loschi, provando così simpatia e pietà per quella bambina che non ha basi, non ha regole, e per quel manager che come può cerca di aiutare entrambe; e chi finisce per odiare tutti, non sopportare quella bambina a cui si augura il peggio del peggio per la sua strafottenza, a quella madre che forse senza quella figlia starebbe meglio, a quella vita ai margini in cui soldi per bere, per fumare, per avere l'ultimo telefono a cui stare attaccati giorno e notte, ci sono sempre a sufficienza, finendo per essere sfibrati da questa vita così diversa ma non così improbabile, e lo si capisce, Bobby, nella sua bontà, ma non aiuta.
Nel finale, si gioca la carta decisiva per capire che tipo di spettatore si è, aumentando i sensi di colpa, il disagio, facendo sognare e commuovere ad altezza bambino.
Io, purtroppo, ho trovato irritante pure questo, pure quella improvvisa fragilità di Moonee.
Sean Baker ancora una volta mette al centro la verità degli ultimi, il loro mondo, dopo quello di un'attrice porno in Starlet e quello delle prostitute trans in Tangerine, registra dal vero un motel fatiscente, prende attrici in erba a cui affianca un naturalissimo Willem Defoe, ma questa volta non entra nel mio cuore, troppo stanco, ormai, troppo annoiato da questi tranche de vie sporchi e gratuiti, quasi fuori tempo dopo l'ondata di notorietà che hanno avuto negli anni '90.