Decisamente drammatiche anche le vicende narrate in questo Un sapore di ruggine e ossa, con una Marion Cotillard da urlo e un sorprendente e più o meno sconosciuto Matthias Schoenaerts. È un incontro di due esistenze difficili quello che ci propone Audiard, difficili per motivi molto diversi: Stéphanie (Marion Cotillard) è una donna indipendente, forte, con un bel lavoro come addestratrice di orche ad Antibes, Ali (Matthias Schoenaerts) è un uomo che si arrangia con impieghi temporanei, un padre giovane con un figlio di cinque anni a carico, il piccolo Sam, che Ali non è in grado di crescere con coscienza. I due si incontrano brevemente, per caso, in un locale dove Ali fa il buttafuori e Stéphanie cerca un po' di vita... poi il dramma: in un incidente sul lavoro Stéphanie perde entrambe le gambe, lei bellissima non riesce più ad accettarsi, soffre, poi pian piano riemerge, proprio come fanno le orche dall'acqua, e con difficoltà ricomincia a vivere; incontra di nuovo Ali. La naturalezza sincera e un po' ignorante di Ali è quello che serve a Stéphanie per riemergere; senza nessun timore reverenziale Ali se la carica sulle spalle, la porta al mare, la lascia sola in acqua senza asfissiarla, come se lei fosse del tutto autosufficiente, non la tratta come un'inferma, le guarda il seno come si guarda il seno di una donna, le chiede se vuole scopare. La Cotillard d'altronde anche in carrozzella, senza gambe, esprime una sensualità accentuata e irresistibile, rinforzata da una forza di volontà che le permetterà di guardare avanti e tornare a camminare affidandosi ai mezzi offerti dalla tecnologia moderna (la ruggine?). Ali per tirare avanti si affida agli incontri di lotta clandestina, sprazzi di brutalità in una Francia periferica e abbruttita, situazioni alle quali in principio Stéphanie tenta di opporsi, divenendo in seguito invece proprio il nodo di forza che consentirà ad Ali di andare avanti dopo una bruttissima esperienza. Le gambe di Stéphanie, le mani di Ali (le ossa?), arti feriti, simbolo di vite intaccate non solo nel fisico e che nell'unione ritrovano una strada da seguire, forza, solidarietà, forse amore... sicuramente una forma di speranza.
Tutto in Un sapore di ruggine e ossa trova il giusto equilibrio, non era facile visti i temi trattati e la sofferenza con la quale ci si confronta, aspetti con alte potenzialità di sfociare nel pietismo e nel ricattatorio. Qui nulla di ciò accade, gran parte del merito lo si deve alla recitazione di due protagonisti che riescono a non andare mai oltre le righe, nemmeno quando si trovano a dover gestire corpi martoriati, animi dilaniati, tutto aiutato dalla regia poco invadente di un Audiard molto intelligente. Anche Antibes è lontana dall'immagine da cartolina dalla costa azzurra, sa essere brutta, povera e spietata quanto il destino, contribuisce a rendere reale l'alchimia tra due personaggi veri che si ritrovano ad aver bisogno l'uno dell'altro, per affrontare una vita sicuramente più dura ma forse più vera di quella portata avanti in passato, magari più appagante in tutti i sensi. Anche i volti che accompagnano la Cotillard e Schoenaerts lungo le due ore del film sono giusti, garantiscono il giusto contorno all'interno di un film riuscito sotto tutti gli aspetti.
L'amore si manifesta in tante forme, alcune più complicate di altre, alcune lontane dall'estetica della commedia americana innocua, al limite sboccata, alla quale spesso i film con una buona dose di sentimenti ci fanno pensare. Qui i sentimenti ci sono tutti, in forma altra, c'è la carne, c'è il dolore, c'è un tipo di Cinema che un po' fa male ma che sicuramente ci piace di più.