Con Un bacio appassionato Ken Loach ci mostra un altro lato della sua poetica cinematografica dedicandosi per una volta a quella che a conti fatti può essere considerata una classica commedia romantica, un genere del quale il film di Loach mantiene la struttura, le dinamiche e anche i cliché più abusati, senza che per questo il regista inglese rinunci alla sua sensibilità per le asperità della nostra contemporaneità, andando a riflettere su temi di importanza fondamentale quali tolleranza, razzismo, religione e integralismo, tutti argomenti molto sentiti nella multietnica Terra d'Albione.
Se il film non è ascrivibile nell'olimpo della commedia rimane comunque un buon esempio di come sia possibile unire generi popolari e temi importanti, connubio non nuovo e che non scopre di certo Loach ma che comunque il regista "rosso" riesce a maneggiare con cura e sincerità senza tradire il suo percorso d'autore, andando ancora una volta a raccontare le difficoltà di una classe media proletaria di fronte alla società e nel rapporto con gli altri.
Nella fattispecie Loach ci narra le peripezie di due giovani amanti provenienti da situazioni culturali e familiari molto diverse tra loro e che dovranno affrontare un processo d'integrazione e conoscenza dell'altro non troppo semplice e lineare.
La famiglia Khan, di origini pakistane, vive a Glasgow ormai da circa quarant'anni, i tre figli dei coniugi Khan sono nati e cresciuti in Scozia e qui hanno frequentato le scuole; ciò nonostante la famiglia è molto legata alle tradizioni del Paese d'origine, anche quelle che cozzano con l'impostazione più libertaria propria delle culture europee, che consentono ai loro figli una maggiore libertà decisionale, cosa che per molti versi è negata ai tre ragazzi Khan: Casim (Atta Yaqub), Tahara (Shabana Akhtar Bakhsh) e Rukhsana (Ghizala Avan).
Pur integrata nel tessuto sociale di Glasgow alla giovane Tahara capita ancora di avere qualche problema a scuola causato da qualche compagno stupido; in seguito a uno di questi episodi il fratello maggiore di Tahara, Cassim, fa la conoscenza della giovane insegnante di musica di sua sorella. Roisin (Eva Birthistle) è un'ottima insegnante, una ragazza di origini irlandesi con un matrimonio alle spalle e la speranza di un passaggio di ruolo nella scuola cattolica in cui insegna.
Tra Cassim e Roisin nasce qualcosa, lui però è promesso in sposo a una sua cugina, sua sorella Rukhsana ha il matrimonio combinato anche lei, i genitori di Cassim non possono infatti tollerare un matrimonio con un'occidentale, pena l'imperitura vergogna per tutta la famiglia, Cassim però non accetterà di buon grado le imposizioni dei genitori anche se questa scelta provocherà in lui il dolore per aver tradito la fiducia della madre e parecchi problemi al rapporto con Roisin, che è una donna decisa e che mal tollera le altrui ingerenze.
Altri guai arriveranno dall'istituzione religiosa che proprio a causa del rapporto di Roisin con Cassim fuori dal matrimonio potrebbe negarle il posto di insegnante di ruolo nella scuola cattolica.
Un bacio appassionato inizia come una commedia briosa: gli screzi tra ragazzi di etnie diverse con una Tahara sempre capace di farsi rispettare (come si evince già dal suo monologo iniziale), le disavventure di papà Shy con i cani che continuano a pisciare davanti al suo negozio, i progetti di Cassim, promettente dj e contornato da un gruppo di amici scozzesi cazzari e divertenti.
Poco a poco Loach sposta il tono verso la commedia sentimentale per poi confluire, in maniera lieve e aprendo diversi varchi alla speranza, verso le riflessioni sulle difficoltà sociali e culturali che più gli appartengono, donando la giusta profondità al rapporto tra due protagonisti che trovano nei rispettivi background familiari e culturali diversi ostacoli invece di una sacrosanta solidarietà.
Loach, come fa sempre, esprime giudizi ma questa volta non prende le parti di nessuno, almeno sul piano culturale, ovviamente Ken sta dalla parte dei due giovani ragazzi: se la critica alle culture troppo integraliste è chiara nelle dinamiche interne alla famiglia Khan (i matrimoni combinati ma anche la volontà di decidere il percorso professionale e di studio dei figli), Loach non lesina nemmeno nel mettere in cattiva luce il bigottismo cattolico, poco incline a ben giudicare una giovane donna con un divorzio alle spalle e una nuova relazione non consacrata di fronte alla Chiesa; è proprio la figura del prete ad uscirne come la più odiosa dell'intero lotto.
Nel tratteggiare le difficoltà di contatto tra culture diverse Loach accenna solamente alla questione pakistana (divisione tra Pakistan e India, esodo) concentrandosi sul rapporto tra i due ragazzi e sul presente difficile di una società ancora piena di contraddizioni, solo all'apparenza moderna e ed emancipata.