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REVIEWSLE RECENSIONI
22/07/2022
Vatican
Ultra
Al secondo disco in studio, gli americani Vatican si confermano una delle migliori band metalcore in circolazione.

Americani, originari di Savannah, i Vatican posso essere tranquillamente inseriti nella folta e decisamente saturata schiera di gruppi metalcore. Tuttavia, questa giovane band, giunta oggi alla seconda prova in studio, riesce a distinguersi dalla massa grazie a una potenza di tiro realmente devastante, che evoca il puro caos dell’hardcore primigenio, solo in parte ravvivato da quegli elementi (deathcore, post-hardcore e qualche spunto elettronico) che hanno ridefinito il genere nel periodo a cavallo fra gli anni 2000 e 2010.

Rispetto al precedente Sole Impulse del 2019, non ci sono sostanziali cambiamenti e Ultra, con il suo minutaggio compresso (solo trentacinque minuti), suona esattamente come se fosse un fratello maggiore, più maturo e curato negli arrangiamenti, del già ottimo esordio.

L'opener "Slipstream Annihilation" stabilisce subito uno standard ferocemente aggressivo, che uniforma gran parte della scaletta, innescando una tripletta da ko, che continua con le successive "I Am Above" e "Reverence". Tutti e tre i brani hanno uno sviluppo selvaggio e pesantissimo, rappresentando alla perfezione quel suono a cui la maggior parte delle persone pensa quando sente la parola "metalcore". "Reverence", il singolo di punta del disco, vede anche per la prima volta in scaletta l’utilizzo di voci pulite, caratteristica già presente in alcuni episodi di Sole Impulse, e che ritorna svariate volte anche in quest’album, insieme a qualche tocco etereo, che può richiamare alla memoria i Deftones.

La prima vera svolta di Ultra giunge, però, alla quarta traccia, "Where Heavens Collide", un brano decisamente più morbido, levigato di elettronica e con le voci ancora più pulite. Una buona prova, che abbassa però il livello di ferocia che caratterizza la maggior parte delle canzoni del disco. E per fortuna, perché i Vatican quando mordono alla giugulare, palesano un istinto killer che poche band possiedono.

"[ULTRAGOLD]" ricomincia a far tremare le vene dei polsi con un devastante assalto all’arma bianca, esattamente come "Decemeta" e "Uncreated Waste", la cui potenza tellurica è circoscritta a un minutaggio inferiore ai due minuti, circostanza, questa, che mantiene altissimi i ritmi dando al disco un impatto fortemente dinamico, anche grazie all’ottima produzione di Randy LeBoeuf. Da citare anche "By Your Love", che è un inno post hardcore travolgente, le voci pulite e un ritornello che si manda subito a memoria, "Mirror Dream" che evoca il caos matematico e ritmato dei Dillinger Escape Plan, e "Did You Ever Notice I Was Gone", anomalia che si discosta dal complessivo mood dell’album, un brano atmosferico costruito su pianoforte, voce femminile e qualche elemento di elettronica.

Nonostante sia un disco rapido, come molte delle composizioni in scaletta, l’unico problema di Ultra è che è composto di quattordici canzoni, un po' troppe perché la proposta suoni veramente efficace. Detto questo, ce ne fosse di band metalcore come i Vatican: quando decidono di menare, lo fanno davvero con il sangue agli occhi e con quella violenza bruta che manca a molte band coeve. Riuscissero a eliminare completamente le parti più melodiche e gli inserti di elettronica, che oggi vanno tanto di moda, e avrebbero davvero pochi rivali al mondo.