Chi lo conosce e allo stesso tempo è in possesso di un minimo di spirito critico sa già che Grisham non è di certo uno scrittore dallo stile sopraffino, è un buon costruttore di storie, a volte più in forma, a volte meno, capace di intrattenere con grande maestria, troppo spesso ingabbiato all'interno di un genere che gli ha garantito soldi e successo ma al di fuori del quale ha mostrato sprazzi di inventiva purtroppo mai coltivati fino in fondo (La casa dipinta, Fuga dal Natale). Ultima sentenza rientra nel filone processuale caro all'autore, è un romanzo corposo, quasi cinquecento pagine, che nonostante riesca a offrire quasi sempre una piacevole lettura soffre di qualche momento di stanca durante il quale Grisham si sofferma con molta attenzione nello spiegare al lettore come funzioni negli States una campagna elettorale volta a eleggere i giudici della Corte Suprema di uno Stato, nella fattispecie il Mississippi, cosa che in realtà offre spunti di riflessione molto interessanti sulla (in)giustizia del sistema americano ma che inevitabilmente appesantisce qua e là un poco il testo.
Siamo al capitolo finale di un lungo processo contro la Krane Chemical, azienda colpevole di aver scaricato tonnellate di sostanze tossiche nelle falde acquifere di Bowmore nel Mississippi. Lo scontro assomiglia a quello tra Davide e Golia, un'azienda che fattura milioni su milioni assistita da stuoli dei migliori avvocati sulla piazza, portata in giudizio dal piccolo studio legale che fa capo a Wes e Mary Grace Payton per conto di Jeannette Baker che nel giro di pochi mesi ha perso marito e figlio a causa di un cancro provocato dalle scorie smaltite illegalmente della Krane e presenti come residuo nell'acqua di Bowmore. Al momento del giudizio finale la giuria giudica l'azienda colpevole e decide per un rimborso molto cospicuo a favore di Jeanette; ma non è finita qui, i giurati inoltre affibbiano alla Krane Chemical una sentenza punitiva che costringerà il piccolo impero di Carl Trudeau, maggiore azionista della Krane, a versare come risarcimento una somma che supera i quaranta milioni di dollari. È una sentenza storica e disastrosa per l'affarista privo di scrupoli al quale non resta che portare il caso in appello alla Corte Suprema del Mississippi, ma la corte di quello Stato si è spesso dimostrata propensa a favorire gli attori delle cause contro le imprese disoneste, per aggiustare il tiro interverrà l'azienda di Barry Rinehart specializzata nel manipolare in tutto segreto le campagne elettorali al fine di ottenere nella composizione della Corte giudici a loro favorevoli.
Grisham cattura da subito l'attenzione del pubblico con lo scontro tra il colosso della chimica e il piccolo studio di avvocati che si sta giocando anche le proverbiali mutande pur di arrivare in fondo a una causa giusta, Wes e Mary Grace Payton raccolgono la simpatia del lettore ma gli onesti in questo mondo faticano a combattere con gli squali. L'autore perde qualche battuta nella fase successiva dedicata alla manipolazione da parte dei potenti e delle lobby con cui hanno contatti per la composizione della Corte Suprema, se qui si diluisce un poco il ritmo del racconto c'è da riconoscere a Grisham una competenza consapevole delle storture del sistema giudiziario americano, in una nota in fondo al libro lo stesso autore sottolinea come "finché si consentirà l'afflusso di denaro privato nelle elezioni giudiziarie continueremo a vedere interessi contrastanti in lotta tra loro per ottenere seggi sul banco dei giudici", nodo centrale anche di questa vicenda che mette bene in evidenza il sistema di corruttela celata che appesta la politica americana (e non solo quella). Come già detto chi conosce Grisham sa cosa aspettarsi, prendere o lasciare, Ultima sentenza offre spunti interessanti e un discreto intrattenimento, per grandi romanzi rivolgersi altrove.