Manhattan, alla fine degli anni '50, è all'apice del suo fulgore, il posto ideale per chi ha grandi ambizioni o vuole soltanto cambiare vita. Joe Keneally è un giovane senatore che mira alla presidenza. Walter Withers, invece, a New York ci è tornato. Ha lavorato a lungo per la CIA e adesso è un investigatore privato in una grande agenzia di sicurezza. Le loro parabole si intersecano e quando a Withers viene chiesto di fare da scorta durante un party a Madeleine Keneally, l'affascinante e ricca moglie del senatore, la «principessa d'America» che sembra destinata a diventare First Lady. Un compito di routine, all'apparenza. Ma nello stesso albergo alloggia anche la giovane e bella amante del senatore. E il mattino dopo la ragazza viene trovata morta. Un suicidio, all'apparenza. L'unico a non crederci è Walter Whiters. Withers sa, per esperienza, che avvicinarsi troppo alla verità è pericoloso, in certi casi. Per salvarsi, e salvare chi ama, dovrà affrontare i suoi vecchi datori di lavoro e soprattutto l'Fbi di J. Edgar Hoover, che sono decisi a fermare l'ascesa di Keneally. E cosí si ritrova – lui, un maestro nell'incastrare gli altri – a essere, per la prima volta, in trappola.
Abbandonata la Cia, per la quale operava come reclutatore di spie nel nord Europa, Walter Whiters torna a vivere a New York, in compagnia della bella Anne, cantante jazz dalla singolare bellezza. Qui, Whiters si fa assumere come investigatore privato che indaga per conto terzi sulla rispettabilità dei dipendenti delle aziende committenti. Alla vigilia di Natale, viene incaricato di fare la guardia del corpo alla fascinosa Madeleine, moglie del senatore democratico Joe Keneally, futuro candidato alla presidenza degli Stati Uniti. E’ così che Whiters si trova invischiato in un torbido gioco di ricatti e tradimenti, che ha inizio quando Martha, la procace amante del senatore, viene trovata morta nella sua stanza d’albergo.
Ultima Notte a Manhattan è una spy story elegantissima, dai ritmi compassati, in cui non mancano i colpi di scena, anche se l’azione e il thriller, pur essendo il motore della narrazione, restano decisamente più sfumati rispetto ad altre opere dello scrittore americano. Protagonista del romanzo è soprattutto New York, metropoli raccontata con l’affetto di chi ci è nato e ci vive, e con la dovizia di particolari di chi vuole trasmettere agli altri il proprio infinito amore.
Siamo a New York, siamo a Natale e siamo nel 1958, periodo in cui la Grande Mela vede il fiorire di un avanguardistico movimento jazz e delle spinte contro culturali del Village, culla di una vivace scena artistica, da cui prende piede la beat generation. Winslow conduce il lettore per mano alla scoperta della città, con vista a 360 gradi su tutto ciò che la rende una metropoli unica al mondo: i ristoranti tipici, i piccoli caffè, i pub dove potersi ubriacare, i teatri off, i fumosi locali notturni dove si suona fino all’alba, i parchi, lo stadio del football, i ritrovi dell’alta borghesia. Uno splendido omaggio, che Winslow accompagna con una colonna sonora jazz, in cui vengono citati tutti i grandi dischi dell’epoca.
Lo sguardo affascinato e appassionato, stride però con le tinte fosche di una vicenda di cui, a poco a poco, con la consueta sapienza, il romanziere svela tutti i torbidi contorni, fino a un inaspettato e adrenalinico epilogo finale.
I fan dello scrittore newyorkese, però, si troveranno di fronte a un romanzo anomalo, in cui la consueta prosa “cinematografica” di Winslow risulta più compassata, meno incalzante e decisamente più elegante, tanto da far sospettare che chi ha scritto la trilogia del cartello non sia lo stesso autore di Ultima Notte a Manhattan.