Dopo due album al numero #1 della classifica inglese, più di 2 milioni di copie vendute ed un incredibile successo di pubblico e critica, forse pensavate di sapere bene cosa aspettarvi dai Royal Blood. Tutti i preconcetti sono stati spazzati via quando il duo ha pubblicato la scorsa estate “Trouble’s Coming”. Un melting pot ben riuscito di fiero rock e beat dance tramite il quale i Royal Blood hanno presentato qualcosa di fresco, sorprendente ed inaspettato, ma perfettamente in linea con il loro percorso fino ad ora.
La reazione a “Trouble’s Coming” è stata fenomenale, come dimostrano gli oltre 20 milioni di stream raggiunti in breve tempo. Il singolo ha immediatamente guadagnato la cover della playlist ROCK THIS di Spotify ed è stato supportato da emittenti radiofoniche di tutto il mondo. In breve tempo i Royal Blood sono pronti a diventare più grandi di quanto lo siano mai stati fino ad ora. Questo si concretizzerà quando la band pubblicherà il terzo album “Typhoons”, in uscita il 30 Aprile su etichetta Warner Records.
Quando Mike Kerr e Ben Thatcher hanno iniziato a parlare del nuovo album sapevano esattamente quale obiettivo volevano raggiungere. Un consapevole ritorno alle proprie origini, quando la loro musica era influenzata da Daft Punk, Justice e Philippe Zdar dei Cassius. Un approccio emozionale, viscerale e originale, simile a quello che aveva portato alla creazione del loro omonimo album di debutto.
“Ci siamo imbattuti in queste melodie senza quasi rendercene conto ed è stato subito divertente suonarle”, ricorda Kerr. “Questo è ciò che ha alimentato la creatività per il nuovo album, il rincorrere quelle sensazioni. È stato strano, anche se ripensandoci, in ‘Figure it Out’ era già presente in fase embrionale ciò che abbiamo fatto oggi. Abbiamo capito che non dovevamo necessariamente distruggere tutto quanto creato in passato per andare avanti, dovevamo semplicemente cambiare marcia. Sulla carta sembra una cosa da poco ma quanto ascolti il nuovo album tutto appare fresco”.
Tutto questo traspare immediatamente dal nuovo singolo e title track “Typhoons”. I riff di basso di Kerr danno forma a un’ipnotica spirale ascendente la cui intensità è in costante crescita, mentre i pressanti beat di Thatcher sorreggono il tutto con una forza inesauribile.
Dettato il ritmo con “Trouble’s Coming”, l’album colpisce duro con il groove metallico di “Who Needs Friends”. L’incredibile contrasto creato da “Million & One” e “Limbo” non lascia più dubbi sulla freschezza dell’intero lavoro. Già presentata live e amata dai fan, “Boilermaker” è all’altezza della propria reputazione, “Mad Visions” è un brano in grado di evocare un Prince super-aggressivo. Chiude l’album la sorprendente “All We Have Is Now”, ballad al pianoforte dall’incredibile impatto emotivo.
Sia direttamente che allusivamente, l'album esplora il rovescio della medaglia del successo che Kerr e Thatcher hanno sperimentato sulla propria pelle. Tutto nasce dalla realizzazione che il successo è molto più complicato di quello che sembra ed avere il tempo di riconquistare la giusta prospettiva è un bene prezioso che diventa sempre più sfuggente. La situazione ha richiesto riflessione e cambiamento e il primo passo è stato fatto da Kerr a Las Vegas. Dopo aver ordinato un Espresso Martini ha dichiarato che quello sarebbe stato il suo ultimo drink e poco dopo ha scoperto che la sobrietà ritrovata stava portando grandi benefici alla sua creatività e a tutta la sua vita.
Il nuovo approccio si manifesta anche nella decisione del duo di produrre “Typhoons” in totale autonomia. Fanno eccezione i brani “Boilermaker”, prodotto da Josh Homme (frontman dei Queens of the Stone Age), e “Who Needs Friends”, prodotto dal vincitore di Grammy Award Paul Epworth.