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RE-LOUDDSTORIE DI ROCK
19/04/2021
Del Amitri
Twisted
Testi e melodie struggenti accanto a cavalcate rock per un gruppo che, al suo apice, forse meritava di più. Twisted rimane il loro disco di riferimento: riscoprirlo è la chiave che apre la porta a una sorprendentemente piacevole malinconia.

Partire dall’ultima canzone per la retrospettiva di un disco potrebbe sembrare strano, persino irriverente, ma talvolta capita sul serio che gli artisti scelgano il finale per lasciare in eredità il messaggio dell’intero lavoro. Sicuramente è il caso di Driving With The Brakes On, intima ballata senza tempo coniata per diventare un classico e che, invece, qui in Italia probabilmente conosciamo solo per l’adattamento degli Stadio, intitolato Muoio Un Po’.

L’inizio con synth e batteria elettronica viene presto accompagnato da un romantico giro di chitarra acustica. La calda voce di Justin Currie comincia a descrivere la situazione che si sta affrontando e parola dopo parola ci porta nell’eterno dilemma che si vive quando una relazione è in forte crisi, ma risulta impossibile troncarla:

“When you're driving with the brakes on,
When you're swimming with your boots on,
It's hard to say you love someone
And it's hard to say you don't.”

“Quando guidi con il freno a mano tirato, quando nuoti indossando I tuoi stivali, è difficile affermare di amare qualcuno, ma è altrettanto difficile dire che non lo ami più”.

La metafora del viaggio, del continuo movimento e cambiamento, leitmotiv che, insieme a quello della solitudine, comparirà anche in altre songs dell’album, è incessante nel testo, dove si rimarca il fatto che sia il partner a tenere saldo il volante dell’auto in cui l’autore è solo un passeggero.

L’universalità del tema proposto, con liriche davvero originali, soggette anche a estreme interpretazioni, e la malinconia della melodia rendono questo pezzo un piccolo capolavoro pop rock. Quindi non può che far da traino, anche se, come già detto, è posto al termine della raccolta, a questo gioiellino di opera che ha appena compiuto ventisei anni (come passa il tempo!) e il cui nome fa Twisted.

L’inizio del lavoro è tutt’altro che soft grazie a un bel rockettone, Food For Songs, dura invettiva un po’ criptica, probabilmente contro il modus operandi dei potenti, impreziosito dall’armonica dell’istrionico special guest Frazer Speirs. La carica di adrenalina continua grazie all’ironica To Start With Me, che mette in luce tutte le storture, ipocrisie presenti nel mondo e sembra paragonarle, ritenendole simili, a quanto può succedere in un rapporto d’amicizia o d’amore. Le chitarre di Iain Harvie e David Cummings (che lascerà la band subito dopo per diventare un discreto sceneggiatore TV) giganteggiano, assecondate dal prezioso drumming di Chris Sharrock. Quest’ultimo, altro personaggio sui generis, fenomenale session man, non entrò mai in pianta stabile nella band, ma con la sua batteria ha caratterizzato la scena new wave, alternative (si vedano ad esempio gli Icicle Works) e post punk (The Wild Swans) fino al pop degli Oasis.

I ritmi si placano un poco con la rassicurante Here & Now, primo singolo estratto che otterrà un modesto successo al contrario di Roll To Me, due minuti di gioioso pop senza fronzoli, ma troppo leggerino, che paradossalmente rimarrà la loro canzone più famosa, deludendo le personali aspettative e aspirazioni a esser ricordati per qualcosa di più significativo.

Con questi due brani abbiamo analizzato la parte orecchiabile dei Del Amitri, gradevole e mai stucchevole, ma ora arrivano le tracce che scavano nel profondo dell’animo, cominciando da One Thing Left To Do, densa, con il piano di Andy Alston da urlo, tipica rappresentazione del loro sound, a metà strada tra i Deacon Blue e i Crowded House. La presenza del mago del suono Bob Clearmountain aleggia soprattutto in questa parte della tracklist. E poi giunge la lunga, ammaliante Being Somebody Else in cui si respira addirittura un’atmosfera alla Pearl Jam. Rimangono da citare l’oscura Crashing Down, la ballatona It Might As Well Be You prima di un'altra piccola gemma, Never Enough.

“And sometimes you find you’re dreaming as you’re late

for work again

Thinking there’s not many trees you can see from this train.

Life ain’t worth living

Without a little love

But a little love is never enough”.

 

“E a volte ti trovi a sognare, mentre stai tornando dopo avere ancora una volta fatto tardi a lavoro, e pensi che non siano poi così tanti gli alberi che vedi da questo treno.

Non vale la pena vivere senza un piccolo amore, ma un piccolo amore non è mai abbastanza”.

Eccoci tornare al naturale dilemma dell’eterna insoddisfazione, insita nell’uomo con caratteristica innata. Qualsiasi strada venga intrapresa, qualsiasi viaggio all’interno dell’anima – e qui riappaiono i temi cari a Driving With The Brakes On, presenti anche in It’s Never Too Late To Be Alone che ha intenti ben chiari fin dal titolo- porta al piacevole tepore di un bisogno accontentato, ma subito subentra lo sconforto dato dalla atavica ricerca di completezza, tendenza che porta all’infinito, sconfinato essere dell’uomo, sempre mancante di qualcosa da colmare e propendente così alla solitudine…

Questa è la profonda riflessione finale che troviamo nell’opera, che inopinatamente ridiventa più che attuale in questo particolare momento storico, in cui le domande sono considerevolmente maggiori delle risposte.

Dopo Twisted, di cui abbiamo parlato e che era il loro quarto album, il gruppo scozzese pubblicherà due lavori più un greatest hits.

Dal 2002 al 2014 più nulla, fino ad alcuni recenti reunion tours e l’annuncio di un disco per Maggio 2021.

Staremo a vedere se sapranno dare nuova linfa a quanto ben fatto negli anni novanta e se finalmente ci racconteranno con chiarezza il significato del loro nome, tuttora avvolto da mistero e ricco di aneddoti molto diversi tra loro, mai davvero confermati ufficialmente, o eventualmente smentiti successivamente, e fonte di acuta ritrosia.

E a tal proposito, ecco la minacciosa frase che campeggia all’interno del booklet del CD:

“…If You ask us what the name means, expect violence.”

“Aspettatevi violenza nel momento in cui ci chiederete cosa voglia dire il nostro nome.”


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