Può anche darsi che un fondo di verità in queste affermazioni ci sia, anzi diciamo pure che c'è di sicuro, però le sue opere, almeno quelle intrise di musica come Once e questo Tutto può cambiare, funzionano maledettamente bene. Nulla di male allora se un film non porta in sé una rivoluzione, se il tasso di romanticismo (mai melenso) è alto, se il fulcro della narrazione sono sempre musica e sentimenti; in fondo non sono aspetti fondamentali anche in molte vite reali? (quelle più fortunate almeno, in altre c'è molto di più e molto di peggio).
Dopo il successo di Once, vicenda romantica pluripremiata che vive di musica nell'Irlanda di Dublino, Carney ripete la formula con qualche soldo in più a disposizione, attori noti, New York come cornice (e che cornice) e una maggiore coralità: ne esce questo Tutto può cambiare che se paga dazio in termini di novità non manca di centrare il bersaglio nei cuori meno aridi e cinici. Sul piano musicale si perde un po' il confronto con il predecessore, la colonna sonora originale qui non è all'altezza di quella di Once che vinse anche l'Oscar nella categoria miglior canzone, l'intensità di Glen Hansard e Markéta Irglova non è nemmeno lontanamente paragonabile alle prove meno interessanti di Keira Knightley né tantomeno a quelle di Adam Levine che sebbene sia il leader dei Maroon 5 non è di certo il meglio di ciò che la scena musicale mondiale ha da offrire, anzi. Ad ogni modo i brani scritti per il film assecondano bene la storia di Carney, sono sempre piacevoli e contribuiscono a rendere la musica ancora una volta la vera protagonista, ma qui più che altrove è il connubio con le immagini, con le intuizioni (anche ruffiane se vogliamo) di Carney a donare vivacità e ottimi momenti alla pellicola. La scelta del regista di costruire la prima parte del film con flashback concatenati, cosa anche questa non certo nuova, permette di aggiungere livelli e sovrastrutture a scene all'apparenza semplici. Molto riuscita per esempio la sequenza in cui Gretta (Keira Knightley), in un momento di depressione, si esibisce su un palco di un piccolo club con una sua canzone, una versione povera e acustica di un pezzo scarno e diretto che il pubblico per lo più ignora, ma non Dan (Mark Ruffalo), uomo di musica accidentalmente ubriaco, che seguendo quelle poche semplici note immagina nella sua testa uno splendido arrangiamento, mentre Gretta suona da sola nella testa di Dan la musica esplode in tutta la sua dirompente bellezza, una forza incontenibile che cambierà le sorti di diverse vite nelle quali ogni giorno tutto può cambiare.
Se la prova della Knightley non lascia particolari segni (personalmente continuo a non trovare nulla di interessante in questa attrice) ma ben si amalgama all'incedere del film, Mark Ruffalo si rivela invece attore ben più interessante e sorprendente qui che non nelle sue trasformazioni nell'Incredibile Hulk, un uomo stropicciato, ferito, sconfitto ma alimentato da una passione non ancora domata e sopita. Il cast di contorno è di tutto rispetto, oltre ad Adam Levine c'è il conduttore James Corden che con la musica da sempre va a braccetto (vedere Carpool Karaoke per capire), ci sono i rapper Mos Def e Cee Lo Green e le attrici Hailee Steinfeld e Catherine Keener. Si lascia apprezzare una storia che, pur rientrando in pieno nei canoni della commedia romantica, non ne segue pedissequamente gli schemi: i due protagonisti vivono una rinascita grazie al loro incontro, fortuito, all'inizio conflittuale come vuole la regola, ma non destinato ad unire due cuori che hanno segnato strade e prospettive divergenti, inoltre la coralità della vicenda con l'ex (Levine) di Gretta, il suo amico Steve (Corden), la figlia (Steinfeld) e la moglie (Keener) di Dan, restituisce al film un certo dinamismo che non guasta, incorniciato in una New York splendida che è location della vicenda ma anche vero palco per tutte le esibizioni musicali del progetto che accompagnerà un pezzo della vita di Dan e Gretta.
Tutto può cambiare è una bella storia, semplice, sentimentale, nulla più, nulla meno. È costruita con diverse scene emozionanti che sanno quali corde andare a toccare ed è accompagnata da una bella colonna sonora, magari non indimenticabile ma che rende piacevole ogni singola sequenza. Forse è tutta roba già vista, ma di quella che non mi stancherei di rivedere, cosa che probabilmente accadrà durante la visione di Sing street, l'ultimo film del regista John Carney.