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SPEAKER'S CORNERA RUOTA LIBERA
17/02/2025
Sanremo 2025
Tutta l'Italia?
Diario a ruota libera di un Sanremo che blocca sempre e comunque l’Italia per una settimana, tra ritorni a ordine, disciplina e regime, fantagiochi sempre più invasivi, gossip di pregio e stimolo e si dai, anche qualche canzone e artisti dignitosi, in una marea di note tutte uguali e correttori vocali insopportabili. Tanto se ne parlerà lo stesso, e ci rivedremo tra un anno, ma dato che questa festa della “musica” è lo specchio sociale dell’Italia di oggi, parliamone anche ora, senza ridere troppo.
di Iputrap

“Mamma stasera non ritorno

Ma sicuro finisco in qualche letto e poi dormo

Siamo tutti dei bravi ragazzi, a posto

Spaghetti, vino e padre nostro…

Tutta l’Italia

Tutta l’Italia

Tutta l’Italia

Tutta l’Italia

Lasciateci ballare

Con un bicchiere in mano

Domani poi ci pentiamo

A dirci ti amo

Che qui ci serve

Tutta l’Italia

Tutta l’Italia

Tutta l’Italia

pappa rara, pappa rara, pappa rara”

(“Tutta l’Italia”, Gabry Ponte 2025)

 

 

CI TOCCA FARE UN SANREMO FLASH!

Come il suo direttore artistico e patron, “Don” Carlo Conti, che tira mille tiri al cerchio e altrettanti alla botte, dobbiamo correre spediti perché se no sforiamo e troppa fantasia al potere fa male.

Dopo il torrenziale e bonariamente caotico Amadeus, effettivamente in questa edizione poco polemica ma piuttosto nervosetta le canzoni tornano al centro dello spettacolo, ma il buon padrone di casa riesce a mettere diverse firme della sua conduzione, limitando spazio e libertà a tutte le altre persone, ma non a lui stesso, come da copione.

La quota sociale “ribelle” è limitata al minino e idem per quella queer, tra sobrietà ostentata e riferimenti continui e costanti alla famiglia, alle mamme guerriere e a una retorica che porta sul palco dei disabili “utili” perché recitano e sono carini; tanti bambini prodigio che ci fanno sentire dei falliti cronici, ma anche la sensazione di vedere e percepire un teatrino forzatamente pulito e preciso, in cui non tutto va come dovrebbe. Si semplifica e si banalizza anche il dolore delle persone e tutto si riduce in cartoline che emozionano per pochi secondi e poi lasciano un vuoto senza fondo.

Tutti felici alla fine, perché il successo di audience rimane eclatante e leggermente superiore all’edizione del 2024. Cosa rimarrà dopo questa settimana di sbornia mediatica? Molta soggettività e qualche dato oggettivo, che qui sotto andremo a mescolare, perché ci dicono dalla regia che bisogna correre, stringere e concentrare.

 

MARTEDI’ 11 FEBBRAIO

Conti si fa raggiungere dagli amiconi Gerry Scotti e Antonella Clerici, che lo aiutano tra siparietti telefonati, mentre le canzoni scorrono senza tregua. C’è solo spazio per un Jovanotti dorato che sembra felice per qualunque cosa avvenga, e ci mettiamo dentro anche un videomessaggio di Para Francesco, che viene messo a corollario di una “Imagine” che diventa il consueto e scontato canto contro le guerre. Peccato che il testo di John Lennon ipotizzi un mondo migliore e senza religioni massive; evidentemente Conti non ha letto bene il testo. Avanti con lo spettacolo che bisogna parlare della Liguria…

 

MERCOLEDI’ 12 FEBBRAIO

Conti non esulta sotto i baffi che non ha, ma il consenso popolare lo fortifica. La modella Bianca Balti viene presentata come “madre e guerriera”, ma è solo una professionista che fa il suo lavoro, malata di cancro come tante altre persone meno privilegiate che non sono su quel palco. Cristiano Malgioglio non studia il copione e fa (male) quello che vuole, mentre Nino Frassica rifà sé stesso ma almeno vivacizza un po' una noia latente. Almeno c’è tempo per guardare come sta andando il Fantasanremo, mai così presente e invasivo, ma almeno ha avvicinato i giovani al Festival. Damiano David arriva senza Måneskin ma se la cava, dai.

 

GIOVEDI’ 13 FEBBRAIO

Angelina Mango non è presente ma la Noia sì e alla grande. Però va bene così, ti guardi lo spettacolo, giochi con il telefonino, ti fai una tisana e il tempo scorre che tanto quest’anno non si fanno le ore piccole. Conti si circonda di tre co-conduttrici donne e il massimo dello sforzo è chiedere loro quale sia il loro uomo ideale, complimenti! Passano i Duran Duran, stagionati ma ancora fascinosi e Iva Zanicchi dopo tre Sanremo archeologici vinti, pesca come bonus un premio alla carriera. Ma, siamo come anestetizzati dalle emozioni congelate che non arrivano e un ritmo che sussulta quando, a ogni ritorno dalle eterne pubblicità, rimbomba quella maledetta “Tutta L’Italia” che il pubblico in sala canta come se fosse in un villaggio vacanze.

 

VENERDI’ 14 FEBBRAIO

La classica serata delle cover è pure fuori concorso, tanto per evitare le polemiche. Affiancano “Don” Conti, una finalmente incisiva Geppi Cucciari, che infilza di ironia un palco imbalsamato, e un Mahmood statuario e spaesato. Ci sono duetti che donano qualche brivido ma alla fine vince la gara di canto ed estensione tra Giorgia e Annalisa, che trasformano “Skyfall” in una palestra vocale senza emozioni e plasticamente virtuosistica. Almeno la seconda ha un timbro espressivo, mente la prima si crogiola nella sua bravura fine a sé stessa ma che piace a chi guarda distrattamente il Festival. Si consegna alla leggenda un Lucio Corsi che canta insieme a Topo Gigio, ma è poesia pura e non una gag comica, nella speranza che qualcuno l’abbia capito.

 

SABATO 15 FEBBRAIO

Come da copione, il finale lungo ma non eterno e la sorpresa della vittoria finale di un Olly che è un simpatico guaglione e i giovani lo adorano. Chi ha detto noia? Venditti ci fa il piacere di venire a cantare le sue lagne senza tempo, così anche le persone più “mature” sono felici. Accanto a Conti abbiamo una Alessia Marcuzzi che vuole abbracciare tutti e un Cattelan che probabilmente sarà il conduttore dei Sanremo futuri, se non fa arrabbiare troppo la Rai.

 

MA LE CANZONI?

Quando due terzi dei brani in concorso sono ad appannaggio di un ristretto pool di autori, è chiaro che tutto si somigli un po' e che la noia (ancora lei) regni sovrana. Se poi ci aggiungiamo la truffa dell’autotune, che diventa un vero e proprio correttore vocale che fa diventare persone stonate dei cantanti, allora c’è qualcosa che non va e deve essere arginato prima che degeneri definitivamente. Per fortuna c’è anche qualche perla rara, come Lucio Corsi, che fa musica da più di dieci anni ma in tantissimi scopriranno ora. Meglio tardi che mai!

 

UN PO’ DI FLASH!

Tony Effe: stona pure con l’autotune. Tutta forma e niente sostanza.

Brunori Sas: è un cantautore maturo e non nella sua versione migliore, ma basta per emergere nella piattezza generale.

Fedez: non sa cantare e si sa, ma la sua versione cupa e tormentata funziona. Liriche intense e sentite.

Simone Cristicchi: fa il suo con mestiere e dolente retorica. Un anziano malato di Alzheimer non torna ad essere un bambino però, la storia è molto più complessa di quanto la racconti lui.

Giorgia: come spesso succede, il brano non è così incisivo ma la sua voce è così ingombrante che si mangia tutto, anche le emozioni.

Achille Lauro: elegante e meno banale del previsto.

Coma_Cose: sanno quello che fanno e sono una delle poche novità con personalità.

Willie Peyote: l’unico testo sociale che è scappato dalle grinfie del buonista Conti, ma tra mille bombardamenti di “Tutta L’Italia”, forse rimane troppo nascosto ai più.

Francesca Michielin: si fa male e soffre in silenzio. Canta e suona senza aver bisogno di trucchi o vestiti all’ultima moda. Un talento che arriva in sordina nel festival del superficiale.

Joan Thiele: E’ talmente brava e personale che riesce a emergere con la sua immagine un po' anni Sessanta e una vocalità raffinata e calda.

Lucio Corsi: Così bravo che la sua poesia arriva a tutte le persone, senza sconti. Da amare e seguire come la stella polare. Per fortuna non vince, il secondo posto è perfetto.