Nell’anno del passaggio a miglior vita di Alain Delon nonché con il compimento di novant'anni da parte di Brigitte Bardot e, per rimanere rimanere nell'ambito della musica, ovvero ciò che più interessa il sottoscritto e i musicofili, di Francoise Hardy, cosa c'è di meglio della recensione del nuovo disco degli Juniore?
Sinceramente non mi ricordo di recensioni da parte della editoria musicale italica (e se ve ne fossero chiedo venia in via preliminare) di questa interessantissima band francese che calca le scende da circa dieci anni.
Anche chi vi scrive non ha alcuna remora a riconoscere che nulla sapeva (fino a poco tempo orsono) di questo gruppo composto per quasi interamente da donne ma, passando qualche giorno agostano in territorio francese, sono stato incuriosito dalle notizie di stampa relative alla pubblicazione del loro terzo album.
Il silenzio della nostra editoria è particolarmente strano posto che, pur non c’entrando nulla con il fare musicale, l’hype nei confronti di questo gruppo potrebbe essere semplicemente alimentato dal fatto che la cantante, Anna Jean, risulta essere la figlia dello scrittore e premio Nobel Le Clézio.
Ma questa circostanza poco c’entra con questa recensione, infatti, ciò che ha mosso lo scrivente è solamente la proposta musicale di questo gruppo.
Sì, perché nell’Anno Domini 2024, che passerà alla storia anche per la morte di Alain Delon e di Francoise Hardy, la band francese fa rivivere i fasti della cosiddetta Yé Yé music, ovvero quella tendenza musicale che si sviluppò sul finire degli anni Sessanta nei paesi latini che vennero a contatto con il fenomeno beat.
Così in Francia fiorirono delle grandi interpreti: Francoise Hardy, Sylvie Vartan, France Gall; il cosiddetto movimento yé-yé fu infatti un fenomeno musicale e culturale che ebbe origine in Francia negli anni '60 e si caratterizzava da melodie orecchiabili, testi semplici e un’energia giovanile e spensierata.
Il termine “yé-yé” derivava dall’espressione inglese “yeah, yeah”, spesso usata nei ritornelli delle canzoni di quel periodo.
Certo, i Juniore non sono dei semplici cloni di quello stile musicale (ultimamente anche rivalutato quale fenomeno proto-femminista) ma sicuramente nella loro aura musicale risentono anche di quelle influenze che vengono abilmente “mixate” con stilemi garage e surf.
Ciò che colpisce è la facilità di scrivere pezzi che hanno una immediatezza pop, come ad esempio l’opener track “Le silence”, dove una linea di basso groovy ci immette subitaneamente nell’immaginario retro-pop del gruppo.
Altro grande brano risulta essere “Monumental” dove una chitarra fuzz si amalgama con il ritornello che entra subitaneamente nelle orecchie per donarci un brano che potrebbe teletrasportarci negli anni Sessanta.
Gli Juniore sanno anche rallentare i ritmi per porgerci una quasi ballad dedicata al bowling di Diano Marina (!) per poi rialzare il beat nella trascinante “A quoi bon” caratterizzata dal suono di un organo elettrico.
Una menzione particolare merita “Meditarranée” che ci dondola nel ricordo dell’estate appena trascorsa; seguita da “En Fumée” che mi ha fatto tornare alla mente le soundtrack di alcune serie televisive vintage.
Potrei proseguire nel descrivere gli altri brani di questo bell’album ma lascio a voi la scoperta, chiudendo con “Voilà, Voilà” dove per l’ennesima volta mi rimane nella mente il particolare tono vocale di Anna.
In chiusura, pur essendo musicalmente molto distanti dagli Air, non posso non esimermi dal considerare che i Juniore possiedano nelle loro corde musicale quel french touch che mi ha sempre appassionato. Ascoltateli e mi direte.