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REVIEWSLE RECENSIONI
27/06/2024
Then Comes Silence
Trickery
Trickery è un'immersione profonda nella dark wave anni '80, un disco in equilibrio fra elettricità ed elettronica, il cui cuore batte, ansiogeno, da qualche parte la fuori, nel cuore della notte più buia.

E’ indubbio che gli svedesi Then Comes Silence non abbiano da noi lo stesso seguito che si sono conquistati altrove, soprattutto in patria. Ed è un vero peccato, perché quanti amano il post punk in purezza si innamorerebbero alla velocità della luce di una band che, nel corso degli anni, non ha sbagliato un colpo, e che dimostra di avere ancora tante frecce al proprio arco, come è evidente da questo splendido, settimo full length, intitolato Trickery.

Registrato in soli tre giorni al Kapsylen Studio di Stoccolma, Trickery è una profonda immersione nella dark wave anni ’80, decennio riproposto attraverso proprio “quel suono”, che ha fatto innamorare una generazione di appassionati, che da noi si chiamavano “dark”, giovani che sceglievano l’ombra e l’oscurità, abbandonandosi ai sogni gotici di Cure, Bahuaus, Joy Division, Sister Of Mercy, solo per citare alcune band dell’epoca.

Come i coevi e finlandesi Grave Pleasures, i Then Comes Silence, però, non cercano nuove forme espressive per declinare il loro goth rock: sono incredibilmente ortodossi, tanto da poter sembrare fuori dal tempo, non inseguono le nuove tendenze indie, e le loro canzoni, zeppe di richiami, più che citare, evocano, facendo vibrare la corda della nostalgia verso il cuore di tanti rocker che hanno vissuto in prima persona quel leggendario decennio.

Nessun copia-incolla, però: le dodici canzoni in scaletta sono ispirate e vibranti, immerse nella luce incerta del crepuscolo, eppure scintillanti, per soluzione melodiche e arrangiamenti.

Parte "Ride Or Die" ed è un colpo al cuore: linea di basso pazzesca, ritornello che spacca e, un suono di chitarra che farà sollevare il sopracciglio per la sorpresa ai fan dei Simple Minds.

Rispetto ai precedenti lavori, le tastiere hanno un ruolo preminente, circostanza che rende le composizioni più ariose e consente la band di muoversi in spazi più ampi.

Il singolo "Like An Hammer" è una vera bomba, la batteria metronomica traina una sequenza di accordi che crea dipendenza, mentre chitarre e synth ci spingono sul dancefloor di una notte senza stelle. Semplici, ma efficaci, le melodie e i ritornelli non lasciano scampo, il continuo tambureggiare della batteria accelera i battiti del cuore, gli inserti di elettronica soffiano aria gelida che collide con le sonorità cupe e bollenti di chitarre affilate.

Tutto funziona a meraviglia: la tambureggiante "Blind Eye", un brano che avrebbe fatto la fortuna dei Sister Of Mercy, l’elettronica ipnotica dell’inquietante "The Masquerade", l’aggressione punk alla Killing Joke di "Dead Friend", la cornice horror della cadenzata "Tears And Cries" (con quel ritornello molto Tears For Fears) e gli strattoni elettrici della malinconica "Runners".

Con "Ghost House" (mid tempo che evoca nuovamente i Simple Minds), l'album si conclude con una delle loro canzoni più accessibili dal punto di vista commerciale, degna di essere trasmessa in radio, se vivessimo in un mondo ideale.

Trickery è un gioiellino che brilla nella notte più cupa, un disco che, come una macchina del tempo, ci ripropone emozioni, solo in parte, restituiteci dai tanti gruppi in circolazione che rimasticano il genere, senza, però, la stessa consapevolezza. Fatevi questo viaggio a ritroso verso la vostra giovinezza: il tuffo al cuore è garantito.