“Le 13 canzoni urgenti, scritte cantate e musicate da Vinicio Capossela sono parte e sostanza di un’opera d’arte magnifica che vive al crocevia dei nostri spaesamenti, dei nostri turbamenti, dei nostri sentimenti, delle nostre paure invadenti, delle nostre speranze sorprendenti, dei nostri amori incandescenti e fluorescenti, delle nostre malinconie travolgenti, delle nostre allegrie impenitenti. Tutti noi, devoti viandanti di questa vitaccia, siamo diventati urgenti. Ci muoviamo come se avessimo un segnale di pericolo incorporato, come se avessimo perso il senso del fatato ingabbiati in un mondo decomposto e squilibrato. Ostinati fummo, siamo e saremo nel cercare di capire perché le nostre menti sono diventate urgenti, smarrite in una nebbia in cui le domande e le risposte ondeggiano inconcludenti. Tutto questo fino a quando la voce limpida e poetica di Vinicio Capossela ci attraversa ed entra nel nostro cuore come una goccia di acqua pura che cade nell’inferno.
Allora, in quel preciso momento, la sua voce allontana ogni scoramento e risveglia come in un ringraziamento la voglia di pensare, cantare, ballare, fantasticare, pacificare, musicare e poetare rivelando così finalmente la vera essenza di ogni esistenza. Quando canta Capossela lo fa orchestrando tutti i sentimenti, mescolando musica e letteratura, teatro e cinema, pittura e balletto e il risultato è necessariamente qualcosa di perfetto. Ascoltando più volte con godimento queste 13 canzoni urgenti ho pensato che Vinicio le lanciasse come salvagenti per mitigare il naufragar delle nostre menti. Il brano che amo di più di questo album si intitola: “Il tempo dei regali“. Su questa scia, con tutta la passione che mi è rimasta in corpo, voglio dire che considero questa nuova opera d’arte di Capossela un regalo splendido e vitale che al cuore porta ristoro perché profuma di capolavoro.”
Vincenzo Mollica
Anche nei tempi bui
Si canterà?
Anche si canterà.
Dei tempi bui.
Bertolt Brecht
Quando la propaganda crea ad arte le “emergenze” è necessario recuperare il rapporto con il reale e affrontare le “urgenze”, quelle vere, che affliggono la società umana. È quello che succede con Tredici canzoni urgenti, il nuovo album di Vinicio Capossela in uscita il 21 aprile su cd, vinile e in digitale.
Tredici canzoni urgenti è un disco musicalmente polimorfo, che contiene molti strumenti musicali, musicisti e ospiti, e che alterna diverse forme, dalla folìa cinquecentesca al reggae and dub anni ‘90. Ballate, waltz, jive e un cha cha cha costituiscono l’universo musicale di canzoni che nascono dall’urgenza di interpretare e dare voce ai problemi più stringenti del momento storico che stiamo vivendo: la violenza di genere, la cattiva educazione alle emozioni, l’abbandono scolastico, la delega da parte degli adulti all’intrattenimento digitale in cui versa l’infanzia, la cultura usata come mezzo di separazione sociale, il carcere inteso come reclusione senza rieducazione, il parossismo consumistico generato dal capitalismo predatorio. Un campionario di mali che abbiamo quotidianamente davanti ai nostri occhi ma che – schiacciati dall’incessante berciare della società dello spettacolo (che è sempre più la società dell’algoritmo) – non riusciamo più a vedere, a sentire, a capire.
Tredici nuove canzoni scritte fra febbraio e giugno del 2022 e registrate nei mesi seguenti che sono dunque la diretta conseguenza del momento storico che stiamo vivendo. Canzoni che, nascono dalla necessità di affrontare e confrontarsi con le problematiche che affollano un mondo ormai supino, sprofondato sul divano di fronte alla continua spettacolarizzazione della realtà. Un mondo in cui ogni cosa, compresa l’emozione, è stata domiciliarizzata e disincarnata sotto un velo che ha nascosto alla coscienza la preparazione della peggiore delle catastrofi: la guerra, con tutto il corollario della violenza, dell’avvelenamento, della semplificazione e della vanificazione di ogni sforzo “culturale” volto a costruire una comunità di uomini liberi e uguali (argomento ben anticipato da La crociata dei bambini, un brano contro tutte le guerre, ispirato al poema di Bertolt Brecht La crociata dei ragazzi).
Da qui l’urgenza di testimoniare, di affrontare, di ricordare e urlare che riempie le canzoni di questo disco: si parla di urgenza etica, urgenza educativa, urgenza esistenziale, urgenza di un nuovo umanesimo egualitario, urgenza di verità oltre le mistificazioni correnti (“In guerra, la verità è la prima vittima”, scriveva Eschilo). E al tempo stesso Tredici canzoni urgenti, pur cosciente di non aver altro da offrire che umili parole, è un forte e appassionato appello al cuore dell’umanità e alla sua dimensione più alta, affinché ritrovi nella parola Crisi quella Scelta che è sempre sottesa ad ogni grande cambiamento collettivo, e torni a convincersi che la vera essenza dell’esistenza è nelle cose che non hanno prezzo.
Al fianco degli ospiti reali il disco è popolato da ospiti ideali, a partire proprio da quel “lucido decodificatore della Storia” che risponde al nome di Bertold Brecht, citato anche nel brano La parte del torto, quella che lo scrittore e drammaturgo tedesco affermava essere “di chi doveva lottare per la giustizia e la libertà sovvertendo il sistema borghese”, in contrapposizione ai “posti buoni occupati dai ricchi che detengono capitale e potere”. Nell’aria da duello western che permea la canzone di Capossela, questa contrapposizione oggi non esiste più perché i bisogni degli ultimi sono stati trasformati in paura dell’altro, legittimando “gli istinti più bassi, la legge del più forte, il razzismo e ogni forma di discriminazione nel nome della maggioranza e della Nazione”.
Insieme a Brecht l’ideale ospite d’onore di Tredici canzoni urgenti è Ludovico Ariosto, evocato in due brani. Il primo è Ariosto Governatore, una ballata ispirata alle lettere scritte durante l’esercizio del suo ruolo di governatore in Garfagnana, lettere che esprimono la frustrazione di non potere incidere su una realtà in cui il potente è sempre intoccabile e l’umile è oggetto di ogni vessazione. Il secondo, tornando sul tema della guerra, è invece Gloria all’Archibugio, una marcia di tono rinascimentale che rievoca l’Orlando furioso e le guerre d’Italia, laddove Ariosto individua l’inizio di nuove e più terribili forme di devastazione nella rivoluzione operata dalle armi da fuoco, che secoli più tardi porterà agli ordigni di distruzione di massa.
La guerra alla guerra è l’unica guerra che bisogna combattere. E così, in forma di filastrocca circondata dal suono degli archi e dal pianoforte, in Staffette in bicicletta - con la partecipazione di Mara Redeghieri - Capossela celebra il lato più umano della Resistenza, la componente femminile fatta di quelle donne che tenevano in vita la linea del fronte fornendo cibo, vestiti, assistenza logistica ma soprattutto calore umano: “quel loro farsi madri, figlie, sorelle e compagne dell’umanità ci sia d’esempio e ci sorregga ora che sentiamo il mostro risorgere sotto i nostri piedi”.
Il più celebre dei canti partigiani viene parafrasato da Margherita Vicario nell’incipit del brano La cattiva educazione, canzone che ci riporta a un’altra guerra di sopraffazione, compiuta spesso fra le mura domestiche e generata da una cultura tossica, patriarcale, misogina che ha trasformato l’Amore in uso e abuso della sessualità, del corpo, della violenza e del possesso. E probabilmente a una cattiva educazione contribuisce anche quella delega all’intrattenimento digitale che gli adulti operano verso i bambini: così come, nella solarità dei ritmi caraibici di Cha cha chaf della pozzanghera, quasi un gioioso inno di protesta in lode del bambino che è in noi, irrompe la malinconia per la perdita della fisicità che accompagna l’infanzia delle ultime generazioni, chiamate a conoscere il mondo più per interposizione tecnologica che per esperienza diretta.
A ritmo di swing invece viene inchiodata la struttura che sorregge questo mondo alla deriva, quel capitalismo predatorio di cui si canta in All you can eat, formula diffusa globalmente che privilegia l’idea del consumo a quantità nel nome del risparmio, il consumare fine a sé stesso – che diventa anche consumo di socialità – secondo un modello economico che sta disseccando il Pianeta. In questa omologazione individualistica c’è anche quella incapacità di essere padroni della propria volontà, di usare la propria intelligenza senza la guida di un altro, che è la condizione appositamente coltivata da ogni Potere, in tutti i tempi: la condizione di Minorità, una canzone che affronta un’altra drammatica urgenza dei nostri tempi, ovvero la situazione delle carceri, specchio fedele delle disparità sociali, istituzione che ha rimosso la rieducazione per collassare nella sola forma utile al sistema: la reclusione.
Di fronte a tutto questo, rimaniamo seduti Sul divano occidentale illusi di essere parte della Storia in diretta, emotivamente coinvolti dalle pressioni create dal sistema dell’informazione, bombardati di “emergenze” fino a cadere esanimi aspettando la consegna del cibo ordinato a domicilio.
E invece dovremmo riscoprire il potere dell’immaginazione e fare ogni cosa Con i tasti che ci abbiamo, titolo della canzone che chiude il disco: da quello che c’è in cucina al pianeta che abbiamo a disposizione, fare con ciò che si ha e non con quello che si desidererebbe avere, confrontandosi con la finitezza delle cose e intravedendo una possibilità in ogni limite. Dovremmo individuare Il bene rifugio vero, come canta Capossela in questa “ninna nanna romantico-finanziaria”, non nei beni economici ma nell’amore, che è rifugio ma anche rivoluzione perché trasforma la fragilità in forza e oppone l’unione alla disgregazione generata dalla guerra. “Nella convinzione che le sole cose che contano sono quelle che non hanno prezzo, quelle che vengono donate” è necessario infine comprendere qual è stato, nelle nostre vite, Il tempo dei regali, titolo di un brano ispirato dal libro di Patrick Leigh Fermor, che in ultima analisi individua nella vita stessa il regalo più grande, soprattutto dopo due anni di confinamento pandemico.
Tredici canzoni urgenti è così un modo per il cantautore di condividere, attraverso la musica e le parole, l’unica cosa che ha da offrire, la propria urgenza di guardare insieme a un presente sempre più spaventoso e difficile da afferrare, di vincere la tentazione all’indifferenza e ritrovare lo spazio per l’impegno e il confronto, per non lasciare che la legge del più forte si imponga sulla Terra e il fatalismo ci travolga.
Tracklist Tredici canzoni urgenti
1. Il bene rifugio
2. All you can eat
3. La parte del torto
4. Staffette in bicicletta (feat. Mara Redeghieri)
5. Sul divano occidentale (feat. Bunna, Sir Oliver Skardy, Raiz)
6. Gloria all’archibugio
7. Ariosto Governatore
8. La crociata dei bambini
9. La cattiva educazione (feat. Margherita Vicario)
10. Minorità
11. Cha cha chaf della pozzanghera
12. Il tempo dei regali
13. Con i tasti che ci abbiamo
Crediti
TREDICI CANZONI URGENTI
Produzione artistica di Vinicio Capossela, tranne All you can eat e La parte del torto (prodotto con Don Antonio Gramentieri), La cattiva educazione (prodotto con Cesare Malfatti), Sul divano occidentale (prodotto con FiloQ e Andrea Lamacchia), Ariosto Governatore e Con i tasti che ci abbiamo (prodotto con Alessandro “Asso” Stefana).
Edizioni: La Cùpa srl
Missato da Taketo Gohara con il Mobilis in Mobili, tranne All you can eat missato da Ivano Giovedì e Don Antonio Gramentieri al Waveroof Studio (Castel Bolognese - RA), Sul divano occidentale, missato da FiloQ al Balena Studio (Genova)
Masterizzato da Giovanni Versari presso La Maestà Studio (Tredozio - FC)
Produzione esecutiva: La Cùpa srl
Parole e musica di Vinicio Capossela, tranne Gloria all'Archibugio e Cha cha chaf della pozzanghera: musica di Vinicio Capossela e Raffaele Tiseo; La crociata dei bambini: testo liberamente tratto dal poema di Bertolt Brecht La crociata dei ragazzi (Kinderkreuzzug 1939)
Artwork, direzione creativa, illustrazioni, frasi tratte a cura di Jacopo Leone (Aussi Etc.)
Impaginazioni esecutive a cura di Federica Italiano (Yuki Creative Studio)