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Tre date in Italia il 20, 21 e 22 giugno
Arab Strap
2024  (Via Audio)
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12/06/2024
Arab Strap
Tre date in Italia il 20, 21 e 22 giugno
Gli Arab Strap approdano in Italia per ben tre date per presentare il nuovo " I’m Totally Fine With It Don’t Give A Fuck Anymore": il 20 giugno al LARS Rock Fest di Castiglione del Lago (PG), il 21 giugno al BOtanique di Bologna e il 22 giugno 2024 alla Triennale di Milano.
di La Redazione

I'm totally fine with it don't give a fuck anymore potrebbe sembrare il titolo di un album di una band che sta “rinunciando” a qualcosa (si tratta di un messaggio del batterista live della band che Moffat ha trovato molto divertente) ma in realtà è il titolo di un album che punta chiaramente a inaugurare un nuovo periodo di libertà creativa per gli Arab Strap.

Il nuovo album è carico dal desiderio di andare avanti ed esplorare nuovi territori sonori. "È stato divertente [il tour del 25ennale] ma sono felice che sia finito, possiamo andare avanti" ride Middleton, con Moffat che fa eco. "Fare il tour di Philophobia è stato un modo per dire addio a quelle vecchie canzoni" dice. "È un disco molto tranquillo quindi mi aspetto che l'anno prossimo, quando suoneremo dal vivo, sarà un successo dopo l'altro. Abbiamo guadagnato il diritto di fare un po' di rumore".

 

E il rumore lo faranno eccome con ben tre date italiane:

 

20 giugno 2024 - Castiglione del Lago (PG) Rocca Medievale - LARS Rock Fest

21 giugno 2024 - Bologna - BOtanique

22 giugno 2024 - Milano - Triennale Milano

 

Biglietti in vendita su www.dnaconcerti.com

 

 

 

Il duo scozzese, in attività da quasi vent’anni, non sembra affatto preoccuparsi di rimanere fedele all’identità sonora che, seppur evolvendo di volta in volta, li ha resi unici e distinguibili nel tempo.

"Inizialmente, il piano era di pubblicare una serie di singoli piuttosto che un album" spiega Middleton. "Quindi, abbiamo iniziato a creare brani piuttosto ritmati, orecchiabili e dinamici. Ma poi abbiamo iniziato a comporre anche brani diversi e ne è nato un nuovo album. Ci abbiamo lavorato per più di dueanni - probabilmente il tempo più lungo che ci sia mai voluto per realizzare un disco.Il risultato è un album che cattura quella scintilla iniziale di scrivere canzoni come singoli, che ha avuto poi un periodo di gestazione evolvendo in un disco originale, equilibrato e ponderato. È un album carico di tracce potenti e incisive, sia nella natura upbeat di alcuni dei momenti musicali più propulsivi, sia nel morso dei testi di Moffat. C'è più rabbia e aggressività nelle parole rispetto all'ultimo" dice. "Non è apertamente politico ma è certamente un disco un po' arrabbiato con il mondo".

 

Questo si manifesta in tracce come "Bliss", che si concentra su "come le donne vengono terrorizzate online dai peggiori vigliacchi" ed è stato mentre scriveva "Summer Season" (un brano che unisce battiti elettronici sparsi, piano tenero, esplosioni di rumore ambient e archi ampi) che Moffat si è reso conto che forse stava emergendo un tema sottostante. "Nessuno vuole più sentire parlare della pandemia, ma ha cambiato completamente la mia vita sociale" ricorda. "Mi sono reso conto che era di questo che stavo scrivendo e che la maggior parte delle canzoni riguardava o la connessione o la mancanza di connessione. Non mi sentivo davvero connesso a un mondo fisico e passavo troppo tempo online".

Moffat esplora la disconnessione umana che può verificarsi anche in un mondo infinitamente connesso e in modi che sono talvolta teneri, appassionati o, altre volte, profondamente strazianti. "Safe and Well", una canzone bellissima e commovente, è stata ispirata da una storia letta da Moffat su una donna che era stata lasciata sola durante la pandemia, poi morta e ritrovata tempo dopo in avanzato stato di decomposizione. "Nessuno ha fatto nulla al riguardo" riflette, "I vicini si sonolamentati e c'erano larve dappertutto, ma nessuno ha fatto nulla. Questo mi ha colpito molto ed è quello di cui parla l'album: l’ironia di vivere in un mondo presumibilmente connesso, ma che non lo è".

"Sociometer Blues" è guidata da una raffica di batteria e colpi di piano che sono sia melodici che malinconici, insieme alle linee di chitarra serpeggianti di Middleton che si amalgamano per creare una canzone che prende ulteriormente vita grazie a esplosioni contagiose di elettronica e voci stratificate. Parla della relazione tossica che noi, e anche Moffat, abbiamo con i social media. La stessa composizione del brano ha avuto un impatto sul suo personale rapporto con il mondo online. "Mi sono totalmente reso conto che non ho bisogno di queste cose" dice Moffat. "Non mi impegno più con Twitter come facevo una volta, e mi sono ritrovato a cercare di riconnettermi fisicamente con le persone in un modo che non facevo da molto tempo." In definitiva, è un disco che "parla della differenza tra un mondo tangibilee un mondo intangibile, e in quale scegli di credere e in cui impegnarti" secondo Moffat.