The Inner Mounting Flame (1971), Between Nothingness & Eternity (1973), Birds Of Fire (1973): uno meglio dell'altro. Una tripletta di rara bellezza (ricordiamoli: John McLaughlin, chitarra; Jan Hammer, tastiere; Jerry Goodman, violino; Rick Laird, basso, Billy Cobham, batteria) che culmina nel tripartito live del 1973, in cui spicca la monumentale “The Dream” (davvero, credete, è così: monumentale).
Della Mahavishnu si è parlato versando fiumi di inchiostro e mettendone in risalto le radici jazz, poi sublimate in jazz-rock. In effetti McLaughlin compare in due album meravigliosi di Miles Davis e allora ... di lui potremmo mettere in risalto pure le radici blues, dato che cominciò a undici anni suonando blues, ma, già che ci siamo, perché non mettere nella pentola della strega critica pure le radici swing? Ammetto di non replicare a chi cita le radici swing: lo swing, o la parola swing, non fa nascere nella mia mente alcuna associazione d'idee: radici swing ...
Perché, invece, non ammettere che questo disco, completamente libero, suonato, allo stesso tempo, con forza fiammeggiante e fluidità strumentale, deve il fascino proprio ai tempi in cui fu concepito?
Chi riesce oggi a imitare queste sonorità? Nessuno. Ogni tempo possiede i propri timbri: le chitarre, le tastiere, i bassi, le grancasse, l'afflato ideologico, la libertà, le influenze culturali (orientali in questo caso) si miscelano con il talento (a volte smisurato) e rendono frutti succosi e caldi di jazz progressivo come questo; un frutto che la storia successiva non riuscirà a replicare in questi termini poiché tutto il terreno umano e ideologico a venire sarà inquinato dalla serialità e ogni spontaneità sostituita dalla fredda professionalità.
Il che non significa che non nascano altri capolavori, ma suonano in maniera irrevocabilmente diversa. Maledetti Settanta!