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REVIEWSLE RECENSIONI
23/04/2020
Testament
Titans Of Creation
Giunti al quarto decennio di carriera, i Testament pubblicano “Titans of Creation”, un nuovo – ennesimo – grande album. Forse troppo prolisso, forse non all’altezza dei vecchi capolavori, ma composto e suonato divinamente da quella che è senza dubbio una delle migliori band Thrash metal del pianeta. Di che lamentarsi, quindi?

Dopo il lungo silenzio discografico intercorso tra The Gathering (1999) e The Formation of Damnation (2008), i Testament – puntuali come impiegati del catasto – ogni quattro anni pubblicano un nuovo album. Un appuntamento ormai diventato fisso, che alcuni detrattori interpretano come una pura e semplice scusa per andare in tour (come se ci fosse qualcosa di male), ma che invece nasconde una forte esigenza artistica: affermare che i Testament sono pronti per raccogliere dagli Slayer lo scettro di migliore band Thrash metal del pianeta.

Registrato ai Trident Studios di Pacheco (California), in piena Bay Area, Titans of Creation è il primo album della band di Berkeley a essere co-prodotto da Juan Urteaga (Machine Head) ed è anche il primo dai tempi di The Ritual (1992) dove i Testament utilizzano per due volte di fila la stessa formazione. Dopo tanti anni assieme, Chuck Billy, Eric Peterson, Alex Skolnick, Gene Hoglan e Steve DiGiorgio (una delle sezioni ritmiche più devastanti di tutti i tempi) sono un gruppo di musicisti ormai affiatato e ambizioso al punto giusto, tanto da non sedersi sugli allori ma anzi, produrre un lavoro monolitico, quasi titanico – come suggerisce il titolo –, nel quale aggressività e precisione sono le parole d’ordine.

Ma attenzione, è inutile pretendere che una band con 37 anni di carriera e un’età media di 53 anni possa pubblicare un nuovo The Legacy, un nuovo The New Order e tantomeno un nuovo The Gathering. Lo scenario è cambiato, così come i musicisti che hanno contribuito a realizzare quei dischi tanto amati e celebrati ormai non sono più le stesse persone di un tempo (anzi, alcuni non ci sono proprio più) e i loro interessi sono orientati anche verso altri generi, come dimostrato dal grande amore per il Jazz da parte di Alex Skolnick.

I primi a essere consapevoli di ciò sono i Testament stessi, che da anni puntano tutto sul lavoro di squadra, facendo in modo che ogni componente della band tiri fuori le sue migliori qualità, indirizzi il proprio talento verso un obiettivo comune e sia soddisfatto del risultato ottenuto. In questo senso, Titans of Creation ne è la perfetta dimostrazione: riff schiacciasassi a opera di Eric Peterson (che ha composto la gran parte delle musiche), assoli pieni di grazia e tecnica firmati da Alex Skolnick (senza dubbio il miglior chitarrista solista Thrash Metal di tutti i tempi), una sezione ritmica che corre a rotta di collo e Chuck Billy che offre la solita straordinaria performance vocale, oltre a un intrigante concept dal tema mitologico.

A volergli trovare un difetto, l’album soffre forse di una certa prolissità (è inutile, il formato perfetto di un album Metal coincide con il minutaggio massimo concesso a un LP, ovvero 46 minuti), ma tra sfuriate da headbanging e pezzi dal sapore più Progressive, i Testament con Titans of Creation hanno sfornato l’ennesimo grande album. È vero, magari da The Formation of Damnation in poi la band di Berkeley non ha più rinnovato la propria formula – come aveva fatto invece nel corso degli anni Novanta – e ha pubblicato quattro album tutto sommato molto simili tra loro. Ma è altrettanto vero che è difficile trovare una band con la stessa storia dei Testament in grado di produrre una serie di album così convincente durante la seconda parte della propria carriera. Per cui, sì, magari Chuck Billy & Co. saranno pure diventati degli impiegati del catasto, ma, con impiegati così, il divertimento è assicurato.


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