Non c’è stata sicuramente l’attesa esasperata che ha accompagnato l’uscita del disco dei Tool, ma di sicuro i numerosi fan degli Hold Steady non stavano più nella pelle dalla voglia di ascoltare una nuova fatica della band originaria di Brooklyn. Non che in questi cinque anni (l’ultimo full lenght, Teeth Dreams, risale al 2014) il gruppo capitano da Craig Finn sia rimasto con le mani in mano: hanno continuato a suonare dal vivo, hanno pubblicato alcuni singoli in digitale, che sono confluiti nella scaletta di questo nuovo lavoro, e Finn ha dato alle stampe, proprio questo aprile il suo quarto album solista, I Need A New War.
Ciò nonostante, la voglia di tornare a riascoltare l’inconfondibile sound del quintetto (nelle cui fila ha fatto ritorno il tastierista Franz Nicolay) era davvero tanta. Non delude la pazienza e l’attesa Thrashing Thru The Passion, una sorta di ibrido, metà greatest hits dei singoli pubblicati nell’ultimo lustro e metà disco di canzoni originali scritte per l’occasione. Chiamatelo come volete, il risultato è comunque prezioso, soprattutto nella seconda parte del disco, che alza il livello qualitativo di un’opera davvero centrata.
La scaletta inizia subito alla grande con Denver Haircut, classico pezzo Hold Steady, tiro diretto, le chitarre ruspanti di Tad Kubler e Steve Selvidge in bella evidenza, la ritmica quadrata e la voce calda di Finn, sempre in bilico sul confine fra spoken e cantato. Ottime sensazioni anche per la successiva Epaulets, canzone che alza l’asticella dell’adrenalina e per la splendida Blackout Sam, un brano decisamente più morbido, levigato dalla bella voce di Finn, che intride la melodia di passione e sentimento.
Entitlement Crew mette in risalto la tastiera di Franz Nicolay che dispensa colori vivaci e un retrogusto spingsteeniano su una ritmica arrembante e il ruggito delle chitarre, T-Shirt Tux è costruita su un riff hard rock sbilenco e originalissimo, Star 18 coglie tutta la potenza della band ed è tagliata in due da un assolo breve e infuocato di Kubler, The Stove & The Toaster scorre rapida su uno splendido interplay di chitarre e un grande arrangiamento di ottoni, mentre la conclusiva Confusion In The Marketplace chiude le danze con un riff quasi punk, una melodia tra le più accessibili della band e una ventata di energico ottimismo.
Thrashing Thru The Passion è il ritorno che ci aspettavamo da una band attesa per troppo tempo, che continua a suonare la propria musica senza girarsi troppo intorno a guardare mode e movimenti, ma capace di coagulare in un rock solido e sanguigno, e mai banale, potenza di suono e piccoli quadri poetici su personaggi che vivono “piccoli trionfi ed enormi fallimenti sanguinosi”.
Grintosi e ancora incredibilmente freschi dopo quindici anni di carriera, gli Hold Steady aggiungono un nuovo tassello a una discografia senza sbavature, non inventando niente, certo, ma anteponendo a ogni alchimia la sincerità e la purezza. Sono dannatamente credibili, insomma, e ci fanno battere ancora il cuore. E può bastare così.