Ci sono band che restano perennemente uguali a loro stesse, e altre, invece, che, disco dopo disco, evolvono, trasformandosi in qualcosa di diverso da ciò che erano a inizio carriera. Ed è indubbio che i Wake appartengono a questa seconda categoria. Formatasi nel 2009 come ferocissimo gruppo devoto al grindcore, i cinque ragazzi canadesi, ad ogni pubblicazione, hanno scartato dalle proprie origini, plasmando, per ciascuno dei sei album in studio usciti fino ad oggi, un suono diverso.
I prodromi di questo ultimo sforzo, Thought Form Descent, già si intravedevano nel precedente Devouring Ruin del 2020, che a sua volta sviluppava elementi da Misery Rites del 2018. In tal senso, il nuovo album, se mantiene viva la velocità e la brutalità dei dischi che lo hanno preceduto, palesa un approccio maggiormente “narrativo” alle composizioni, e le canzoni sono più lunghe e ricche di deviazioni dal tema portante. Un disco, quindi, che fa dell’ampiezza, della profondità e della furia, che in realtà non è mai mancata nei lavori dei Wake, le sue arme vincenti, trasformando la scaletta in un’opera potente e dal sapore cinematografico.
E’ evidente che la band, spostandosi dall’originario grind verso territori death e black, abbia plasmato nel tempo un approccio quasi progressive, sviluppando architetture sonore più complesse e inserendo, come in questo caso, numerose sezioni melodiche. Insomma, se molti degli elementi della brutalità di un tempo permangono in tutta la loro belluina potenza, i Wake hanno anche cercato esplicitamente di sfidare tutti gli stereotipi di quelle sonorità estreme. Ciò significa che a fianco dei ritmi esplosivi, dei riff incandescenti e del growl teatrale del cantante Kyle Ball, si sviluppano anche break dinamici, intermezzi più morbidi e, come dicevamo, un maggior tasso melodico.
Thought Form Descent è quindi un disco epico e maestoso, che spazia in lungo e in largo, seducendo per la sua imprevedibilità, un’opera fluida e coesa, che si apre con "Infinite Inward" e il singolo principale "Swallow The Light", due bordate tanto veloci da togliere il fiato, entrambe superiori ai sei minuti di lunghezza ed entrambe caratterizzate da brevi pause melodiche, che mitigano la loro ferocia altrimenti vorticosa. Ben cinque tracce delle otto in scaletta possiedono un minutaggio esteso, ma nonostante ciò Thought Form Descent non ne risente e risulta incredibilmente dinamico, ogni scelta compositiva ha un senso e ogni traccia funziona sia come pezzo singolo che all'interno del contesto del disco. Tra le cose migliori dell’album, giusto citare l’epica "Observer To Master", con un lavoro alle chitarre che evoca i Mastodont e due assoli splendidi, e i nove minuti della potente e ariosa "Bleeding Eyes Of The Watcher".
Thought Form Descent è, dunque, l’ennesimo passo in avanti nell’evoluzione dei Wake, tanto che, a questo punto, è davvero arduo indovinare quale direzione potrà prendere in futuro la band. Nel frattempo, gli amanti del genere, potranno godersi un disco magistrale, che, a parere di scrive, è il migliore pubblicato fino a oggi dai canadesi.