Di conseguenza anche questo terzo episodio dedicato al Dio del Tuono prende una strada diversa dai suoi predecessori, decisamente più cupi e molto, molto più noiosi, virando velocemente verso la commedia più scanzonata che si lascia alle spalle le sbrodolate amletiche di Branagh (che a onor del vero per il personaggio potevano avere un senso) e il tedio di Dark World. L'unico appunto che si potrebbe muovere alla scelta di far seguire al personaggio di Thor un corso decisamente più leggero, vicino al mood che ha decretato il successo dei Guardiani della Galassia, è il fatto di aprire a questo nuovo approccio utilizzando il Ragnarock che nella mitologia norrena è un evento di grande drammaticità che decreta la caduta degli dei, preludio alla fine del ciclo vitale del mondo, una narrazione, questa sì, che avrebbe meritato toni meno faceti. Ad ogni modo poco male, quest'ultimo Thor si rivela migliore e più divertente dei precedenti e tanto basta.
Il regista Taika Waititi realizza un miscuglio giocoso nel quale infila di tutto un po', dalla space opera in stile Guerre stellari a quello che è la mitologia asgardiana andando a pescare la dea dei morti Hela (Cate Blanchett), sorella di Thor (Chris Hemsworth) e Loki (Tom Hiddleston), inserisce molte sequenze d'azione ben supportate dalla presenza dell'incredibile Hulk (Mark Ruffalo) e dirige con mano sicura un parterre d'attori in ottima forma, con un Jeff Goldbum che interpreta il Gran Maestro un paio di spanne sopra gli altri. Ottima scelta quella di Cate Blanchett nella parte di Hela, l'attrice si diverte e dona fascino al personaggio adattandosi al tono ironico del film, così come ha fatto anche il bravissimo Tom Hiddleston nei panni di Loki. Si segnala un piccolo cameo di Matt Damon ai limiti dell'insensato, anche questo molto divertente, piccola stoccata ai toni shakespeariani del primo Thor forse? Molto interessanti inoltre tutte le strizzate d'occhio ai Marvel Fan dell'universo cartaceo, tutta la parte centrale ambientata sul pianeta Sakaar è infatti ispirata a una celebre sequenza di episodi a fumetti tratta non dalla serie di Thor bensì da quella di Hulk (il riferimento è a Planet Hulk), proprio qui compaiono alcuni comprimari tra i quali emerge Korg, un alieno qui interpretato dallo stesso regista. Inoltre gli sceneggiatori (Kyle e Yost in passato in forza alla Marvel) recuperano personaggi pressoché sconosciuti al grande pubblico ma noti ai fan dei fumetti della Casa delle idee, oltre a Korg anche Valchiria (Tessa Thompson), il Gran Maestro e l'Esecutore (Karl Urban), e fanno riferimento a situazioni delle quali in pochi coglieranno i retroscena come il torneo Contest of Champions o il look a la Celestiale di diverse comparse. Insomma, il materiale su cui lavorare è parecchio, in più si cala l'asso delle musiche ruffiane e arcinote (i Led Zeppelin in apertura) che seguono le orme tracciate dal lavoro fatto con Peter Quill dei Guardiani.
All'interno di quella che è ormai una vera e propria continuity del Marvel Cinematic Universe, anche se all'apparenza potrebbe sembrare il contrario, Thor: Ragnarok ricopre un ruolo importante per diversi motivi: cambi di status quo per i personaggi principali del film che ritroveremo in Infinity War, qui si compie il destino di Asgard e degli asgardiani e anche di Mjolnir, il martello incantato di Thor, tutte cose che faranno sentire il loro peso nei film seguenti. Tra i diversi tentativi fatti con questo personaggio, la via presa da Waititi sembra se non proprio quella giusta e definitiva almeno quella che finora ha portato i risultati migliori, offrendo ai fan un altro tassello divertente con cui baloccarsi all'interno dell'universo cinematografico Disney/Marvel. Si ride spesso, la vicenda la si segue con la giusta attenzione, si gode anche delle ottime prove d'attori, e qui ce ne sono diverse, e alla fine, spegnendo il televisore, ci troviamo inevitabilmente un poco più affezionati a questo strambo "Zio del tuono".