Nel vasto panorama della serialità televisiva, fatta di supereroi, di poteri speciali, di drammi, scandali e elezioni politiche, ci si dimentica da dove tutto è iniziato: dalla famiglia.
I primi telefilm -quando ancora li chiamavano telefilm- erano infatti sitcom o dramedy famigliari, in cui si entrava in quelle mura a cui mancava sempre una parete, in quei quartieri in cui mai si usciva, e ci si sistemava sul divano per vedere cosa combinavano i Cunningham, i Seaver, o i McGillis.
Ora, oggi, abbiamo i Pearson.
Una famiglia di quelle speciali, di cui si vorrebbe tanto far parte, e che fa piangere ad ogni singolo episodio.
E no, non c'è alcun alone di buonismo, di melenso, in tutto questo. Ma ci sono parole potenti, situazioni piene di pathos e sentimenti, che arrivano dritte dritte al cuore.
L'episodio pilota, già conquista.
Con quel twist finale che non ti aspetti, quel salto nel tempo che fa fare un salto al cuore.
This is us riprende l'ormai sfruttato espediente alla Lost, mostrando l'oggi e il passato, dedicandosi volta per volta a un personaggio, una situazione, un leitmotiv della puntata.
Un'espediente abusato, certo, ma sempre dannatamente efficace.
E così è anche qui, divisi come siamo nel vedere come se la cavano con i loro problemi lavorativi, affettivi, famigliari i tre gemelli Pearson: la sovrappeso Katey, che conosce l'amore, il workaholic Randall che conosce il suo vero padre, il bello e apparentemente superficiale Kevin, che lascia il ruolo da sogno per buttarsi in nuove avventure. Allo stesso tempo, vediamo i loro genitori alle prese con una gravidanza così sorprendente, e con i più tipici problemi dell'essere genitore, compreso quello di perdersi, nell'amore, nella passione.
Ed è lui, Jack Pearson, a fare breccia, ad incantare in ogni gesto, ogni monologo, capace di mettere radici e fondamenta, di fare da pilastro e da amico.
Sì, Milo Ventimiglia azzecca un altro personaggio che fa dimenticare lo scapestrato Jesse, e lo consegna all'età adulta.
Non da meno è una rediviva Mandy Moore, che ci concede anche la voce, migliorata decisamente dai tempi più pop.
Ma parliamo delle lacrime, che scendono copiose, di quella scrittura solidissima che Dan Fogelman, John Requa e Glenn Ficarra si portano dietro dal divertente Crazy Stupid Love. Parliamo dell'intensità delle parole, dei momenti, delle lezioni di vita che ti fanno uscire ogni volta migliorato dopo la visione.
Parliamo di una famiglia che torna ad essere al centro della scena, di una famiglia allargata e colorata, che si sostiene e in cui anche quei ruoli solo apparentemente secondari -Tobey, ma soprattutto Beth e l'intenso, meraviglioso William- regalano attimi di pura magia.
Ed è normale, allora, vedere in scena per piccoli cammei chi in famiglia, in TV, ai tempi dei telefilm c'è stato: dal compianto Alan Thicke a Ron Howard, passando per il commovente Gerald McRaney.
La famiglia, si diceva, tutto ruoto attorno al suo complicato e bellissimo mondo.
La forza di This is us, la sua bellezza e la sua perfezione, sta quindi in un equilibrio sempre attento tra dramma e profondità, nel suo parlare a tutte le famiglie, rappresentandole, mostrandoci l'amore, il dolore, le risate.
Mostrandosi, semplicemente, così come sono.