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SPEAKER'S CORNERA RUOTA LIBERA
14/12/2017
This is brainstorming!
This ain’t a TV series
È mia opinione che la televisione sia diventata quantitativamente più stupida, in ragione di un aumento vertiginoso di canali di intrattenimento ...
di Stefano Galli steg-speakerscorner.blogspot.com

Una volta esistevano (o meglio qualcuno si era inventato) le vacanze intelligenti; quindi si arrivò alle letture intelligenti (per le quali bastavano, essenzialmente, libri pubblicati da editori di sinistra) mentre la televisione (il medium) non era ancora quel numero infinito di emittenti e canali odierno, quindi il problema non si poneva.

È mia opinione che la televisione sia diventata quantitativamente più stupida, in ragione di un aumento vertiginoso di canali di intrattenimento (sportivo e non) e, contemporaneamente, si sono ridotte nel numero e nella durata le trasmissioni (latamente) culturali: pensate alla mancanza di un programma come il Maurizio Costanzo Show[1] in seconda/terza serata.

Sono comparsi, invece, programmi molto eruditi travestiti da intrattenimento, addirittura infantile.

Cito con funzione di esemplificazione tre serie di qualche anno fa: The Simpson, The Big Bang Theory e The Penguins of Madagascar.

Vi sembrano programmi da bambini o da ragazzi? All’apparenza o ad una loro visione superficiale.

La prima di queste serie, infatti, è trasmessa negli USA in fascia serale (per noi pre-serale). I riferimenti soprattutto alla cultura popolare nordamericana nei suoi episodi si sprecano, e quindi non mi ci soffermo.

The Big Bang Theory richiede una conoscenza almeno discreta dei supereroi DC Comics e Marvel (ma se non avete mai letto una storia di Flash degli scorsi anni sessanta farete fatica senza assistenza qualificata)[2] e anche di Star Trek, sapere cosa sia Battelstar Galactica aiuta[3].

Per ultimo mi tengo il meglio: i Pinguini. Hanno una storia analoga (non uguale) a quella di The Pink Panther (il cartone animato): da meri comprimari a serie autonoma e con abbondanza di particolari.

Secondo voi a quanti anni un telespettatore scorge una citazione pedissequa di Doctor Strangelove di Stanley Kubrik?

E per i menzionati (almeno in 4 episodi) POW Manfredi e Johnson, di cui fatico a trovare anche nei siti dedicati alla serie in questione che dire?

Conclusione? Che ci sono persone brillanti e piene di fantasia che creano delle serie televisive molto argute, strutturate su due piani di fruizione: quella banale (ad usum cretini[4]) e quella più elevata e qualche volta colta.

Cosi noi “non stupidi” sappiamo di esserlo e già tiriamo un modesto sospiro di sollievo[5]; purtroppo, però, rimaniamo confinati per sempre nella riserva indiana culturale. Gli altri, ovviamente, basta che paghino per i loro spettacoli più o meno gladiatori e molto oppiacei (vedi Karl Marx).

 

[1] Basti ricordare i due “Uno contro tutti” che videro protagonista Carmelo Bene.

[2] Se vi sembrano argomenti idioti, come mai in “The Dark Knight Returns” si parla di Corto Maltese? Lo dico a quelli che leggono solo i fumetti benedetti in non più giovane età da Umberto Eco.

[3] A tacer di un seppur blando “retrogusto a contrario” Hanif Kureshi (The Buddah of Suburbia) di certe vicende che coinvolgono Rai Koothrappali e – per me – un brivido molto philspectoriano rispetto a quasi tutte le tenute d’abbigliamento Howard Wolowitz.

[4] Come per i telefoni a batteria cellulare, che devono essere utilizzabili da chiunque purché alfabetizzato a sufficienza.

[5] No, non abbiamo solo libri “di sinistra” in biblioteca. Abbiamo anche molti libri che per decenni sono sembrati solo di genere (cito i miei due pallini emarginati nella sci-fi Philip K. Dick e James G. Ballard) agli stupidi e, certo, anche fumetti non certificati come corretti (vedi Lobo lo czarniano).