E allora mangiamoci a colazione questi nostri amici chicani; con quella mascolinità sfacciata e tatuata manco fossero i Los Mags per le strade di Farmington. E farebbero paura a chiunque, poi certo se voi siete degli scafati Vic Mackey del Rock riconoscerete la naturale e tutto sommato innocua evoluzione dell’album d’esordio.
Due anni sono passati; dall’Atlantic alla Polydor, un nuovo percussionista. Scrollatisi di dosso ogni orpello caleidoscopico da psichedelia femminea, si dedicano ad un latin rock fatto e finito, santaneggianti come dei Blues Image della costa est. Lontanissimi da casa, ma il suono è sempre pregevole, la carica elettrica prepotente, l’ispirazione… bè quella un pochino latita. In compenso arriva una super copertina che in Inghilterra avrebbe spopolato tra i bravi ragazzi del rock progressivo, e qui invece pare un - bellissimo, certo - pesce fuor d’acqua. Ma va bene così. Godetevi John Doe (e dimenticate il testo…), gli intrecci cafoneggianti di Alongi & Dejesus, la miagolante ed obbligata ballatona di Iceberg, il frammento hard-Byrds di Thinkin'.
E poi, sorpresa sorpresa… nemmeno questa volta manca il mostro, ed è anche meglio della vecchia Tom's Island! 38, cioè nove minuti di pretenziosità southern in salsa chili e chitarre alla Quicksilver (cioè alla Cipollina…) che certo non fanno prigionieri.
Peter Alongi: Lead Guitar, Vocals
Jose Miguel Dejesus: Guitar, Vocals
Victor William Digilio: Drums
Michael Gregory Marino: Bass, Vocals
Fernando Luis Roman: Percussion, Vocals